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Venerdì 04 NOVEMBRE 2016
Rischio radiazioni. Per limitarlo al massimo serve impegno di tutte le professioni coinvolte



Gentile direttore,
con un articolo di recente pubblicazione si ricorda come negli ultimi 30 anni sia aumentata in modo rilevante l’esposizione delle persone alle radiazioni mediche e che solo in Italia si effettuano ogni anno oltre 40 milioni di esami radiologici. Sarebbe interessante, a nostro avviso, limitarsi all’analisi dei dati relativi agli ultimi 16 anni, al fine di valutare la discutibile efficacia e il trascurabile impatto avuto dal D.Lgs. 187/2000, quale recepimento della direttiva 97/43/Euratom, in materia di protezione sanitaria delle persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti connesse ad esposizioni mediche.

E’, invece, nostra intenzione sottoscrivere segnatamente l’appello che l’Associazione Italiana di Fisica Medica (AIFM) ha lanciato in occasione della quarta Giornata Internazionale della Fisica Medica proclamata il 7 novembre dalla International Organization for Medical Physics: “Negli ospedali servono protocolli standard, ottimizzati e uniformi su tutto il territorio nazionale per l’utilizzo ottimale delle apparecchiature radiologiche”.
 
Condividiamo l’impostazione secondo la quale l’uniformità di trattamento dei cittadini che si sottopongono a indagini radiologiche o a trattamenti che espongono a radiazioni ionizzanti è un cardine sul quale deve essere incentrata l’azione delle professioni sanitarie coinvolte in questo processo.

Inoltre, alla predetta necessità va aggiunto l’obbligo, anche morale, di introdurre i necessari adattamenti della tecnica radiologica in funzione della particolare morfologia e condizione del persona esposta, nonché della tecnologia a disposizione, per rispondere in modo soddisfacente al quesito posto.
 
Se, semanticamente, standardizzare una procedura significa uniformarsi a un modello di riferimento che, auspicabilmente, deve riprodursi sempre allo stesso modo, in ogni luogo, la sua trasposizione in campo radiologico rende evidente che l'adozione di un modello standard potrebbe risultare non compatibile con il concetto di ottimizzazione, che prevede anche l’adattamento di una specifica tecnica a quella specifica persona, per quello specifico quesito clinico: non si possono standardizzare la fisionomia e le condizioni cliniche di un essere umano, nemmeno quando questo deve essere esposto a radiazioni ionizzanti.

L'ottimizzazione di un'indagine radiologica deve prevedere la possibilità e la capacità consapevole, sicura ed efficace di discostarsi dallo standard, apportando specifiche modifiche allo standard; ne consegue che un processo di ottimizzazione efficace necessita dell’incontro delle diverse professionalità che sono chiamate a garantire il rispetto di quanto utile a garantire la corretta esposizione.

Senza entrare nel merito di valutazioni, azioni e responsabilità che, per specifica e riconosciuta competenza, attengono al Fisico medico, al solo fine di rendere più comprensibile alcuni concetti anche a coloro che non appartengono all'area radiologica, riteniamo che tendere alla standardizzazione dei protocolli, nell’accezione dell’articolo succitato, significa mettere in campo tutte quelle azioni attraverso le quali si possono garantire livelli accettabili di ottimizzazione delle dosi di esposizione alle radiazioni ionizzanti, oltre alla possibilità di valutarle nello specifico e compararle a livello locale, regionale e nazionale.

Per massimizzare l’efficacia del principio di ottimizzazione occorre necessariamente che le diverse professionalità coinvolte (Medici specialisti, Fisici medici e Tecnici sanitari di radiologia medica) condividano preventivamente obiettivi e modalità, al fine di garantire alla persona assistita la migliore risposta iconografica o di trattamento, limitando al massimo il detrimento sanitario derivante dall'esposizione (principio A.L.A.R.A)
Se non si deve mettere in discussione il ruolo del Fisico medico, co-attore all’inizio del processo di ottimizzazione e operatore ultimo per la verifica del processo, non si può altrettanto mettere in discussione il ruolo del Medico specialista, indispensabile figura e validatore finale della procedura radiologica. Parimenti non si può mettere in discussione o sottacere il ruolo del Tecnico sanitario di radiologia medica, in quanto effettivo utilizzatore delle tecnologie radiologiche. La comprensione e il rispetto di funzioni e competenze viene, quindi, prima di quella dei numeri e delle procedure ed è il primo passo verso l’ottimizzazione efficace degli interventi che in ambito medico espongono le persone alle radiazioni ionizzanti.

E’ nostra convinzione che l’incontro produttivo delle diverse competenze specifiche sia necessario in un sistema multidisciplinare e multilivello che guarda alla persona esposta e non alle professione che concorrono alla sua esposizione; non si può prescindere da nessuno degli anelli della catena, essenziali allo stesso modo.
 
Comitato Centrale
Federazione nazionale Collegi professionali tecnici sanitari di radiologia medica

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