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08 GENNAIO 2017
Quei mugugni fra professionisti della salute nella sanità territoriale



Gentile Direttore,
nella non ancora compiuta “ri-fondazione della Medicina Generale”, i medici di MG hanno qualche direttore di distretto, che tuttavia viene visto dalla maggior parte dei colleghi medici di MG, come estraneo, come “aziendalista”.
 
A questa diffidenza e sfiducia hanno fortemente contribuito resistenze, diffidenze, incomprensioni di gran parte dell’apparato burocratico amministrativo delle Regioni e delle AUSL, che per il nostro ruolo atipico di “parasubordinati”, risultavamo/risultiamo mal inquadrabili in logiche di affidabilità gestionali.
 
Insomma come negli anni 90 non abbiamo saputo creare, per diffidenze interne e disinteresse esterno, il luogo contesto contenitore nell’accademia, intendendosi un sano Dipartimento Universitario di Medicina Generale, così non abbiamo saputo fare una sana cultura su come avremmo dovuto appropriarsi allora dei presidi distrettuali per essere oggi, realmente al centro del sistema della assistenza primaria.
 

E’ chiaro ormai che potevano venti anni fa cominciare a mettere a norma una serie di faticosi passaggi culturali e sociali: l’integrazione nelle cronicità e nella domiciliarizzazione con il personale infermieristico, visto da molti come ostile, è prassi consolidata fuori dal nostro paese.

 

Ancora oggi, poiché allora non si aprì un dibattito nella categoria, si parla di difesa di un ruolo che è declinato in cento modi differenti dalla provincia di Bolzano a quella di Enna; ma quello che è peggio che è vissuto in modo diverso in due zone distretto di una stessa provincia.

 

I bei termini affascinano sempre l’amministratore e per venti anni siamo stati fermi, facendo finta che anche la società avesse bisogno dello stesso medico quasi della mutua di venti anni prima.
 
Oggi ci vengono a dire “agite sul miglioramento dei servizi attraverso la gestione globale del malato, creando percorsi assistenziali, soprattutto per le cronicità, nei quali partecipino in modo integrato tutte le componenti della sanità”, personale infermieristico laureato, in primis.
 
A fronte della solita “sancita centralità della medicina generale” rileviamo ormai da troppi anni,
una serie di debolezze della medicina generale a causa della varietà organizzativa del servizio sanitario, dei condizionamenti economici e per la stessa percezione che del proprio ruolo hanno i medici di MG.
 
A causa delle debolezze istituzionali della medicina generaleper scarso potere contrattuale con l’utente/paziente, per la pletora medica, per la revocabilità della scelta, per nessun controllo sui mass media, per lo scarso potere contrattuale con gli specialisti, per lo scarso rispetto delle note AIFA da parte degli specialisti, per gli scarsi incentivi al potenziamento del proprio ruolo professionale, per l’eccessivo carico di prestazioni di basso livello, per la strutturazione dello stipendio non idonea a promuovere meccanismi virtuosi.
 
Il cittadino sofferente e  il malato devono essere il vettore della nostra azione di professionisti della salute e la complessità dei pazienti cronici e la loro numerosità, deve unire, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, tutto il personale della sanità territoriale.
 
Saffi Giustini 
Medico di MG Coordinatore AFT
Commissione Terapeutica Reg. Toscana
SIMG settore Prescrizione Farmacologicae Consulente per Assistenza Primaria

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