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Mercoledì 20 LUGLIO 2011
IAS 2011. Atazanavir: nelle donne stessa efficacia che negli uomini

Dal congresso del International Aids Society una prima valutazione di genere ai farmaci antriretrovirali. L’inibitore della proteasi di Bristol-Myers Squibb dimostra nelle donne la stessa efficacia già evidenziata negli uomini.

Atazanavir, un inibitore della proteasi siluppato da Bristol-Myers Squibb, garantisce nelle donne la stessa efficacia già dimostrata negli uomini. È il risultato di uno studio europeo di coorte di lungo termine che ha coinvolto 1294 pazienti (336 donne e 958 uomini) precedentemente trattati con farmaci antiretrovirali e che per la prima volta fornisce una valutazione di genere al profilo di sicurezza ed efficacia del farmaco.
Lo studio è stato presentato nel corso dello IAS 2011. “Dopo 30 anni dall’inizio dell’epidemia, sono quasi 16 milioni le donne affette da Hiv, la maggior parte in età fertile. Per queste ultime il virus è diventato la principale causa di malattia e morte”, ha spiegato Cristina Mussini del Policlinico di Modena. “In Europa è in costante aumento il numero di donne con Hiv: il 35% delle nuove diagnosi riguarda la popolazione femminile. Ciononostante, i dati su efficacia, sicurezza e tollerabilità relativi agli antiretrovirali nelle donne sono scarsi, perché sono sottorappresentate negli studi clinici. Questa esclusione può essere determinata da diversi fattori: dalla gravidanza, alla presenza di altre malattie, alla contemporanea assunzione di altri farmaci come la pillola anticoncezionale. I risultati presentati oggi forniscono informazioni utili e preziose”. Inoltre, ha aggiunto Mussini, “non va dimenticata una vulnerabilità fisica più accentuata, perché biologicamente le donne corrono un rischio doppio rispetto all’uomo di contrarre il virus Hiv attraverso rapporti sessuali non protetti. La struttura degli organi riproduttivi femminili infatti le lascia più esposte. E le donne più giovani sono ancora più a rischio”.
Nel dettaglio, lo studio, non comparativo, retrospettivo e osservazionale, ha raccolto i dati provenienti da tre database europei (Francia, Germania, Svezia). Tutti i pazienti avevano ricevuto un precedente trattamento antiretrovirale. Non sono emerse diversità di genere nel tempo alla soppressione virale, mentre dopo tre anni di follow up, la probabilità di non ottenere la soppressione virale era del 59% per le donne e del 63% per gli uomini. Come evidenziato in molti altri studi recenti, al sesso femminile era associato un incremento del rischio di interruzione del trattamento e non una più alta soppressione virale. I risultati dello studio di coorte hanno anche mostrato che atazanavir associato a ritonavir è un’opzione terapeutica ben tollerata per pazienti già trattati di entrambi i sessi. Il profilo di sicurezza è comparabile tra gli uomini e le donne e simile a quello descritto in precedenti trial clinici. Tra le donne, sono riportati episodi di diarrea nel 2% dei casi, nausea e ittero in percentuali inferiori all’1%, lipodistrofia nel 5% dei casi e anormalità nella densità ossea in meno dell’1% dei casi. 

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