quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Venerdì 17 MARZO 2017
Antidepressivi SSRI. Nei primi 3 mesi di gravidanza possono danneggiare il cuore dei nascituri

Uno studio pubblicato dal British Medical Journal ha evidenziato una correlazione tra assunzione di farmaci inbitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) nei primi tre mesi di gravidanza e malformazioni cardiache nei nascituri.

(Reuters Health) – I bimbi nati da donne che nei primi tre mesi di gravidanza hanno fatto uso di antidepressivi SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina) possono presentare alcune anomalie congenite. L’evidenza emerge da uno studio che ha coinvolto quasi 1200 bambini affetti da difetti cardiaci congeniti. “I risultati indicano che alcune varianti genetiche materne o infantili che giocano un ruolo nel folati, nell’omocisteina o nei percorsi di transulfurazione aumentano il rischio di alcuni tipi di difetti cardiaci congeniti, in particolari quelli ostruttivi e troncoconali, nei figli di madri che hanno assunto SSRI durante il periodo periconcezionale”, dice Wendy N. Nembhard, prima autrice dello studio.
 
Lo studio
I ricercatori hanno utilizzato i dati e campioni di DNA di genitori e figli raccolti dall’ US National Prevention Study. Lo studio ha coinvolto 1.180 bambini con difetti cardiaci congeniti e 1.644 bambini sani di controllo, nati dal 1997 al 2008. I dati includevano informazioni circa l’uso delle madri di SSRI e integratori a base di folati da un mese prima del concepimento fino a tre mesi dopo. Nel corso dello studio, i ricercatori hanno genotipizzato campioni di DNA (da un campione analitico che comprende 5.840 individui), utilizzando un pannello personalizzato di varianti comuni di 62 geni coinvolti nella transulfurazione o altre vie metaboliche di folati, cisteina e glutatione o nella sintesi/riparazione del DNA.

Nel gruppo di donne che assumevano SSRI, alcune varianti nei geni materni coinvolti nella via metabolica dei folati erano associate ad un significativo aumento del rischio di difetti cardiaci congeniti nella prole (rapporti di rischio del 5,9 e del 2,4, rispetto al genotipo di riferimento). Quattro polimorfismi nei geni materni coinvolti nella via metabolica dell’omocisteina sono stati associati con un rischio doppio di problemi cardiaci congeniti. Due polimorfismi in un gene coinvolto nel percorso di transulfurazione sono stati associati con un rischio ancora più elevato (RR, 8.0 e 2.8 rispetto al genotipo di riferimento). I bambini con determinate varianti di geni coinvolti nei tre percorsi metabolici erano significativamente più a rischio di sviluppare un difetto cardiaco (RR che vanno 1,8-6,8, rispetto ai genotipi di riferimento).

I commenti
“I risultati di questo lavoro innovativo aprono la porta ad alcuni approcci molto promettenti che potrebbero contribuire a risolvere le contraddizioni degli studi precedenti – dice Allen A. Mitchell della Boston University Schools of Public Health and Medicine, esperto in sicurezza dei farmaci e vizi congeniti – Sollevano anche la questione se i rischi di difetti cardiaci possano essere ridotti se le donne che assumono SSRI fossero testate cercando le varianti genetiche prima di rimanere incinte. Come avviene per tutte le nuove scoperte, abbiamo bisogno di ulteriori ricerche prima che l’importanza clinica di questi risultati possa essere applicata”.
 
“Lo studio è il primo del suo genere a fornire una certa comprensione della farmacogenetica degli SSRI in gravidanza in relazione allo sviluppo cardiaco fetale. Sono necessarie ulteriori ricerche per affrontare questo gap di conoscenza e di aiuto nello sviluppo di decisioni terapeutiche e dosaggio individualizzato”, aggiunge Sura Alwan, della University of British Columbia’s Child and Family Research Institute in Vancouver, non coinvolto nello studio.

Fonte: BMJ 2017

Joan Stephenson

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

© RIPRODUZIONE RISERVATA