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Mercoledì 26 APRILE 2017
BigPharma punta sulla steatoepatite non alcoolica
La NASH potrebbe diventare la principale causa di trapianto di fegato nel 2020. Ecco perché Big Pharma corteggia le piccole aziende che stanno sviluppando terapie per trattarla
(Reuters) – Con le pressioni sui prezzi che riducono le vendite di antidiabetici e farmaci per l'artrite reumatoide e con un campo oncologico molto affollato di terapie, le grandi aziende farmaceutiche starebbero guardando alla steatoepatite non alcoolica (NASH) come il prossimo settore su cui puntare per fare profitti. In particolare, Big Pharma starebbe valutando le opportunità sviluppate da aziende più piccole.
Un mercato da 35 miliardi di dollari nel 2020
Secondo le stime di mercato, il giro d'affari potrebbe arrivare a valere dai 20 ai 35 miliardi di dollari, mentre la NASH potrebbe diventare entro il 2020 la principale causa di trapianto di fegato. Le stime della prevalenza della steatoepatite in popolazioni con diete grasse variano dal 5 al 20 per cento con un massimo di 15 milioni di persone che potrebbero essere colpite, solo negli USA. Un enorme insieme di pazienti da trattare per decenni, compresi eventuali terapie per la fibrosi avanzata e cirrosi, due conseguenze della NASH.
Così, Morris Birnbaum, responsabile scientifico per la medicina interna di Pfizer ha dichiarato alla Reuters “stiamo studiando con attenzione tutte le possibilità esterne, come completamento del nostro programma interno”. L'azienda americana ha attualmente tre farmaci in fase iniziale di studio sull'uomo che invertirebbero o bloccherebbero l'accumulo di grasso a livello epatico. “Anche se siamo un po' indietro, crediamo di poter uscire ancora con le molecole migliori della classe”, ha aggiunto Birnbaum.
E anche Bristol-Myers Squibb avrebbe confermato che starebbe cercando altre risorse per migliorare i farmaci contro la NASH sviluppati internamente. La prima azienda a occuparsi di NASH solo pochi anni fa è stata Gilead. Dopo aver fallito con il candidato in fase più avanzata di sperimentazione nel trattamento della fibrosi, l'azienda biotech americana ha stretto accordi con due piccole società per acquisire altri programmi. E lo scorso anno sono arrivati i primi entusiasmanti risultati di un trial di fase II che avrebbe dimostrato una buona attività nel regredire la fibrosi dopo sei mesi. Anche Allergan è diventata una delle aziende in prima fila nello sviluppo di terapie contro la NASH con l'acquisizione di Tobira Therapeutics e un accordo con Akarna Therapeutics. Mentre altri produttori che si starebbero interessando alla NASH includono Novartis, Merck e Johnson & Johnson, in Italia Janssen.
Piccole aziende, possibili grandi obiettivi
Ma a fare i veri affari potrebbero essere le piccole aziende che stanno sviluppando farmaci e che non hanno partner, come Intercept Pharmaceuticals, Galectin Therapetucis, Genfit e Galmed Pharmaceuticals, tutti con una possibilità di essere tra i primi a mettere in commercio un medicinale, così come Enanta Pharmaceuticals, Durect Corp e la poco conosciuta società inglese Tiziana Life Sciences. Galectin, per esempio, è in attesa di dati chiave a dicembre e secondo quanto riferito dal suo direttore operativo, avrebbe avviato discussioni preliminari per stringere accordi. Secondo Len Yaffe, che gestisce il fondo sanitario StockDoc Partners, le aziende farebbero bene a comprare azioni di piccole case con farmaci contro la NASH in via di sviluppo, suggerendo di “scommettere su aziende che possono sopravvivere anche se non stringeranno accordi quest'anno o il prossimo”.
Diversi approcci
Per quel che riguarda gli approcci studiati per trattare la malattia, ci sono farmaci che mirano a contrastare l'infiammazione per prevenire o ridurre la cicatrizzazione fibrotica, altri che regolano i lipidi per ridurre il grasso epatico e altri ancora che tentano di fermare o invertire la fibrosi. Alcune aziende, invece, stanno testando gli antidiabetici per valutare la loro capacità nel trattare la NASH. Qualunque sia il meccanismo, comunque, l'obiettivo è ridurre la fibrosi e per farlo saranno probabilmente necessari più farmaci insieme. In alcuni casi si punta a trattare la NASH nelle ultime fasi, per evitare il trapianto. È il caso di Conatus Pharmaceuticals che ha siglato un accordo con Novartis. Ma ad essere incentivate nella ricerca dovrebbero essere anche le aziende che mirano a trattare la NASH nelle fasi precedenti.
Bill Berkrot
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Daily Health Industry)
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