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Lunedì 05 SETTEMBRE 2011
Anche i defibrillatori fanno cilecca

In 15 anni l’Fda ha ricevuto più di 1.000 segnalazioni di decessi avvenuti a seguito del malfunzionamento di defibrillatore automatici esterni. Lo rivela uno studio pubblicato sugli Annals of Emergency Medicine.

Milleduecentoottantaquattro. Questo è il numero di volte che negli Usa, tra il 1993 e il 2008 hanno fallito i defibrillatori automatici esterni (Dae), quegli strumenti salvavita che dovrebbero essere impiegati in soccorso delle persone che stanno subendo un arresto cardiaco e di cui si auspica la massima diffusione nei luoghi pubblici.
È questo il risultato di uno studio pubblicato sugli Annals of Emergency Medicine e che ha passato in rassegna le segnalazioni pervenute alla Food and Drug Administration. I ricercatori hanno inoltre censito le cause del mancato intervento del Dae: in 37 casi il defibrillatore non si è acceso, in 252 non è stato in grado di completare l’analisi del ritmo cardiaco (il riconoscimento di una fibrillazione ventricolare è il segnale che consente al dispositivo di rilasciare la scarica), mentre in 149 l’operatore ha ritenuta errata la lettura del ritmo compiuta dal dispositivo. In 524 casi il defibrillatore non è stato in grado di rilasciare la scarica. Infine, in 54 casi dava segnale di batteria scarica e in 149 si è spento inaspettatamente.
Il mancato intervento del defibrillatore, in 1150 casi ha comportato il decesso della vittima di arresto.
"Abbiamo dimostrato che il dispositivo può fallire in un qualunque punto della sequenza che porta al rilascio dello shock elettrico”, hanno commentato i ricercatori che, forti dei dati rilevati, puntano il dito sulla manutenzione dei dispositivi. 

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