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Mercoledì 21 GIUGNO 2017
Decreto vaccini. “Ecco perché siamo convinti che l’obbligo sia necessario per tutte e 12 le vaccinazioni”. Intervista ad Alberto Villani (Sip)

Per il presidente della Società italiana di pediatria il ricorso all'obbligo è inevitabile "nell'attuale contesto di cultura sanitaria del nostro Paese". L'obiettivo è quello di "mappare lo stato vaccinale dei bambini su tutto il territorio nazionale, per poi confrontarsi con le famiglie in modo da favorire una loro adesione consapevole a quello che è a tutti gli effetti un diritto dei più piccoli: essere vaccinati e protetti". Quanto al numero di vaccinazioni: "Servono tutte. Quando non sono più necessarie vengono tolte, come accaduto per il vaiolo. Nessuno vuol fare vaccinazioni non necessarie".

Dopo l’intervista al presidente dell'Istituto superiore di sanità, Walter Ricciardi, a commento delle iniziative legislative presentate e delle polemiche sul decreto vaccini ora all'attenzione della Commissione Sanità del Senato, oggi abbiamo sentito il presidente Società italiana di pediatria (Sip), Alberto Villani, che, in quest'intervista, ha espresso il suo apprezzamento per il contenuto della proposta governativa, spiegandoci perché ritiene necessaria la reintroduzione dell'obbligo.
 
Presidente Villani, innanzitutto, che idea si è fatto sul decreto che punta ad introdurre l’obbligo per altre 8 vaccinazioni?
Guardi, noi come Società italiana di pediatria ne avevamo proposte addirittura 13 prevedendo anche l'antipneumococcico. Nei nuovi livelli essenziali di assistenza sono previste anche più delle 12 vaccinazioni ora contemplate, e viene indicata chiaramente la loro importanza fondamentale come strumento di prevenzione per la salute collettiva. Detto questo, penso che il ricorso all'obbligo sia necessario in questo periodo storico, nell'attuale contesto di cultura sanitaria del nostro Paese. La stessa Oms si è esposta più volte, prima con la Direttrice per l'Europa Suzanna Jakab e poi attraverso le dichiarazioni di Robb Butler dell'ufficio regionale per l'Europa. Entrambi hanno chiramente promosso le iniziative messe in campo dal Governo italiano su questo tema alla luce della preoccupazione per l'attuale situazione e l’espansione dei casi di morbillo e di altre mattie prevenibili.
 
Perché sono necessarie queste vaccinazioni?
Semplicemente perché sono i dati a dircelo. Il calo delle vaccinazioni nelle diverse regioni è stato progressivo e costante. E questo è avvenuto anche in realtà evolute ed efficienti come il Veneto, dove da anni si era scelta la via della semplice raccomandazione. Questa strada non ha funzionato. Tra l'altro, al di là dell'introduzione dell'obbligo, con il decreto si formalizza l'identificazione dello stato vaccinale dei bambini. Questo è un passaggio fondamentale. Si permette così di avere una mappatura dello stato vaccinale su tutto il territorio nazionale. In questo modo si potrà conoscere la reale situazione vaccinale per poi confrontarsi con le famiglie in modo da favorire una loro adesione piena e consapevole a quello che è a tutti gli effetti un diritto dei più piccoli, quello di essere vaccinati e protetti. Il coinvolgimento delle famiglie è un argomento che sta a cuore a tutti, e  non viene certo meno con l'introduzione dell'obbligo.
 
Oggi la senatrice Nerina Dirindin, tra le promotrici con Art. 1 - Mdp di una proposta di legge che punta a togliere ogni obbligo sulle vaccinazioni in favore di un nuovo Piano di prevenzione vaccinale, ha scritto al nostro giornale sostenendo che la soglia del 95% non corrisponde al livello critico di copertura vaccinale necessario per instaurare l’”immunità di gregge”, e che vi sono soglie diverse a seconda delle infezioni. Cosa ne pensa?
Scusi, ma che senso ha questa affermazione? Quindi cosa dovremmo fare, giocare al ribasso? Quando si portano avanti queste disquisizioni numeriche riguardo le vaccinazioni probabilmente non si tiene conto di come sia cambiata la situazione in questi anni. Non viene cioè presa adeguatamente in considerazioni tutta quella popolazione fragile, molto numerosa, che non potendo ricorrere alle vaccinazioni si trova esposta a rischi sempre più alti. Puntare ad avere alte soglie di copertura vaccinale vuol dire mettere in sicurezza tutti quei bambini immunodepressi o che per vari motivi di salute non possono vaccinarsi e che, con un basso livello di copertura vaccinale, rischiano di contrarre malattie per loro fino a 4 o 5 volte più rischiose di avere un esito fatale. Io mi domando da quale cultura medico-scientifica provengano queste affermazioni.
 
Dirindin inoltre sostiene che per il morbillo, la sola vaccinazione dei nuovi nati e dei non vaccinati con meno di 16 anni sia una misura insufficiente per ottenere risultati in tempi brevi consigliandone l'estensione agli operatori sanitari e ad età successive a quelle della scuola dell’obbligo. Concorda su questo punto?
Su questo punto direi che l'ottimo è nemico del bene. Sembra discordante però sostenere prima che non è necessario garantire per tutte le vaccinazioni la soglia di sicurezza al 95%, mentre qui sembra si voglia vaccinare tutti. Detto questo, anche io non posso che concordare sull'importanza di estendere le vaccinazioni agli operatori sanitari, su questo ci si è già espressi nella Carta di Pisa. Dirò di più, a questo punto si potrebbe allargare le vaccinazioni anche al personale scolastico, a chi cioè è quotidianamente a contatto con i bambini. Riuscire poi a vaccinare il più alto numero di bambini nella fasce d'età già segnalate nei Lea sarebbe importante. È vero che spesso il morbillo si contrae in età avanzata ma lo è altrettanto che la stragrande maggioranza di chi lo contrae sono persone non vaccinate.
 
Infine, viene contestato il concetto di soglia critica per le infezioni non contagiose, come il tetano, oltre che per quelle infezioni che per rarità e condizioni di diffusione sono difficili da eliminare e verso le quali si ricorre alla vaccinazione protettiva dei soli soggetti più vulnerabili, come nel caso delle meningiti batteriche. Cosa risponde su questo punto?
In Italia si muore ancora oggi di tetano. È fondamentale continuare a vaccinare e difendere i risultati fino ad oggi ottenuti senza dover aspettare che aumentino i casi. Per quanto riguarda le meningiti batteriche posso dire che vi è una sottostima dei casi. Ma già quelli segnalati legittimerebbero il ricorso alle vaccinazioni. Ricordiamo che la meningite non porta solo alla morte, ma dà anche esiti importanti che si trascinano dietro per tutta la vita: su questo punto penso sia emblematica la testimonianza resa più volte dalla nostra campionessa paraolimpica Bebe Vio. La vaccinazione antimeningoccocica, quindi, non salva solo la vita, ma fa anche risparmiare risorse economiche al Servizio sanitario nazionale. Inoltre, come dimostra ad esempio il caso Toscana, un alto livello di copertura per queste malattie ha permesso che le persone che l'hanno contratta siano in larga parte sopravvissute. Comunque il discorso della senatrice, in termini di sanità pubblica, non ha, a mio avviso, molto senso. Dobbiamo sempre tenere a mente che si sta parlando di strumenti di prevenzione che servono proprio per evitare che la gente si ammali o, peggio ancora, che possa morire quando abbiamo a disposizione, tra l'altro gratuitamente, gli strumenti per permettere che ciò non accada.
 
Un'ultima domanda. Nelle scorse settimana anche il M5S ha presentato una sua proposta di legge su questo tema, in cui si parla dell’obbligo di un quadrivalente (e non più esavalente) e di lasciare le altre vaccinazioni come raccomandate e disponibili in formato monodose. Cosa ne pensa?
Non ha nessun senso. La cosomministrazione è un enorme vantaggio, si tratta di una delle più grandi conquiste. Altro che quadrivalente, si dovrebbe trovare anzi il modo di somministrare magari in un'unica soluzione tutte le vaccinazioni necessarie. Inoltre va chiarito che, se i vaccini obbligatori sono 12, le punture sono solo 4 , nessun sovraccarico per il sistema immunitario perché è scientificamente dimostrato che il sistema immunitario del bambino sarebbe in grado di sostenere la somministrazione di tutti i vaccini contemporaneamente. Quando poi il vaccino non serve più viene tolto, come già accaduto per il vaiolo. Lei conosce qualcuno che negli ultimi anni ha dovuto vaccinarsi per il vaiolo? Ecco, lo stesso potrà avvenire prossimamente anche per altre malattie. Deve essere molto chiaro questo punto: nessuno ha interesse a fare vaccinazioni non ritenute necessarie. 
 
Giovanni Rodriquez

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