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Martedì 04 LUGLIO 2017
Nuovi Lea e vaccini. Si può davvero già parlare di bluff?

Oggi Il Fatto Quotidiano pubblica un articolo che mette sotto accusa il Dpcm con l'aggiornamento dei nuovi livelli essenziali di assistenza e il decreto vaccini. Ha senso parlare di bluff a meno di 4 mesi dalla pubblicazione di un provvedimento in GU? Ancora una volta i conti non tornano: il fondo Lea da 800 mln non viene mai menzionato e per i vaccini non si tiene conto del Piano nazionale già finanziato. 

I numeri sono importanti, e maneggiarli in maniera superficiale può creare pericolosi cortocircuiti. E, come denunciato di recente dalla stessa ministra della Salute Beatrice Lorenzin, in sanità troppo spesso si 'sparano' numeri con poco criterio.
 
Perché si torna a parlare di numeri? Perché oggi su Il Fatto Quotidiano la sanità torna al centro dell'attenzione. Si parla di "bluff" dei nuovi Livelli essenziali di assistenza e di mancate coperture per i vaccini
 
Ma le cose stanno davvero così? Nel testo si legge che la copertura dei servizi garantiti a carico del Servizio sanitario nazionale si allunga, "ma solo a parole, soprattutto se le risorse sono pari, se non in diminuzione, mentre la domanda cresce per effetti vari". E qui viene innanzitutto da chiedersi, perché si parla di risorse pari o addirittura in diminuzione? Nell'articolo non viene mai citato il Fondo vincolato di 800 milioni per il finanziamento dell'aggiornamento dei nuovi Lea. Una somma concordata insieme alle Regioni con l'intesa dello scorso anno.
 
Si tratta di uno stanziamento insufficiente? È possibile, lo si capirà già dal prossimo anno con la messa a regime delle nuove prestazioni. Sembra però quantomeno bizzarro parlare di bluff a meno di 4 mesi dalla pubblicazione di un provvedimento in Gazzetta Ufficiale.
 
Sempre nell'articolo de Il Fatto Quotidiano si spiega poi come, per il 2017, il Fondo sanitario nazionale sia aumentato a 113 miliardi, "di cui due però sono vincolati a farmaci innovativi, vaccini e assunzioni (circa 300 milioni). In questo contesto, risulta difficile se non impossibile trovare le coperture per finanziare l’allungamento delle prestazioni offerte a tutti dal Servizio sanitario nazionale".
 
In realtà, la legge di Bilancio 2017, ai commi 400 e 401, stanzia in tutto 1 miliardo di euro per i farmaci innovativi, di cui 500 per un nuovo fondo ad hoc per gli oncologici. Il Fondo per l'acquisto vaccini ricompresi nel Nuovo Piano Nazionale Vaccini (NPNV), al comma 408, fissa per il 2017 un finanziamento pari a 100 milioni sempre all’interno delle risorse del fondo sanitario nazionale. Infine, per le assunzioni e stabilizzazioni dei precari, il comma 409 istituisce un Fondo vincolato di 75 mln per il 2017. Insomma, ai 2 miliardi citati non solo non ci si arriva, ma neanche ci si avvicina. Tutto questo senza considerare il fatto che è stato già finanziato il citato Fondo ad hoc vincolato proprio all'erogazione dei nuovi Lea.
 
Proseguiamo con i vaccini, dove si spiega che "l'obbligatorietà introdotta dal ministro Lorenzin farà lievitare la cifra" riportata nel rapporto Osmed 2014. In realtà questo lievitare della spesa è tutt'altro che certo. Il decreto all'esame della Commissione Sanità del Senato fa riferimento al Nuovo Piano nazionale vaccini con il quale, oltre alle vecchie vaccinazioni (contro difterite, tetano, polio, epatite B, Hib, pertosse, pneumococco, morbillo, parotite, rosolia, meningococco C nei nuovi nati, HPV nelle ragazze undicenni e influenza nei soggetti di età ≥65 anni) sono state introdotte anche le vaccinazioni anti-meningococco B, anti-rotavirus e antivaricella nei nuovi nati, estesa la vaccinazione anti-HPV ai maschi undicenni, introdotta la vaccinazione antimeningococcica tetravalente ACWY135 e il richiamo anti-polio con IPV negli adolescenti, e previste le vaccinazioni anti-pneumococco e anti-Zoster nei sessantacinquenni.
 
Tutti i vaccini contenuti nel nuovo Calendario del PNPV sono stati inseriti nel Dpcm dei nuovi Lea, e sono stati tutti già finanziati in legge di Bilancio (comma 408). Dal punto di vista economico poco o nulla dovrebbe cambiare con l'inserimento dell'obbligo. Infatti, come già rilevato dal Servizio Bilancio del Senato nel dossier redatto sul decreto vaccini, l'aumento della spesa potrebbe essere previsto con il superamento della soglia del 95% delle coperture vaccinali. Obiettivo che, nella più rosea delle prospettive, come spiegato dallo stesso Istituto superiore di sanità, potrebbe essere raggiunto non prima di almeno 2 o 3 anni. È però vero che esiste un'incognita legata all'obbligo vaccinale per i minori stranieri non accompagnati che arrivano nel nostro Paese, dal momento che manca una loro stima precisa. Ma a questo bisogna ancora aggiungere, come sottolineato dagli stessi tecnici di Palazzo Madama, che si potrà anche contare su quei risparmi che "certamente si realizzeranno per la minore necessità di apportare cure a persone affette dalle malattie per le quali si prevede ora l'estensione della copertura vaccinale".
 
Quindi va tutto bene così? No, e non viviamo di certo nel 'migliore dei mondi possibili'. Il fatto che il Servizio sanitario nazionale sia sottofinanziato, e che si abbia in rapporto al Pil uno dei più bassi livelli di spesa è cosa nota e riconosciuta dalla stessa Lorenzin.
 
Come è vero che molti italiani hanno difficoltà a sostenere alcune spese sanitarie. Ma pensare che in tale condizione si trovi un italiano su quattro come scrive il Censis non è molto plausibile, primo perché il nostro Ssn garantisce un paniere di prestazioni (farmaci compresi) tra i più ricchi del mondo, ed in secondo luogo perché, in questo caso, un dato di riscontro esiste ed è quello dell’Istat che stima che gli italiani in difficoltà economica siano non più del 9,5% e cioè circa 5,7 milioni, meno della metà di quelli indicati dal Censis.
 
Le critiche vanno quindi circostanziate, con criterio e su dati reali. I numeri vanno usati con cura. Perché, altrimenti, possono anche essere mal interpretati e usati per giocare pericolosamente sul futuro del Ssn.
 
Giovanni Rodriquez

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