quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Lunedì 24 LUGLIO 2017
Vita da medico. Prendersi un pugno in faccia e non dire nulla



Gentile Direttore,
nella provincia del mio Ordine (Venezia)  un collega è stato aggredito con calci e pugni nel  suo luogo di lavoro la Medicina Integrata di Cavarzere e Cona. Le pesanti lesioni riportate, frattura dello zigomo e delle ossa nasali , sono emblematiche del livello di violenza fisica che si somma a quella psicologica. E’ stato ricoverato in ospedale.
 
E' immaginabile lo sgomento dei colleghi e del personale di fronte a questo episodio che turba un ambiente formato da persone che hanno dedicato una vita a donare salute e serenità ai pazienti ed ai loro famigliari. La nostra categoria è fatta da persone miti, proprio per questo la violenza sui medici è quanto mai esecrabile.
 
A Verona i medici della Continuità Assistenziale sono stati aggrediti e picchiati con arroganza da stranieri che volevano prestazioni impossibili ma che al ragionamento hanno preferito la violenza. 
 
Sono solo  gli ultimi esempi di un periodo di pestaggi per la  nostra categoria,  che è tenuta per definizione al massimo riserbo per l'utenza , a noi è proibito infatti anche perdere la calma.
 
“Non vogliamo targhe o cerimonie di commemorazione, a fine turno vogliamo tornare a casa vive dalle nostre famiglie”: ha denunciato  Ombretta Silecchia, giovane dottoressa vittima di un’aggressione mentre era al lavoro nella sua postazione di guardia medica e  sei Ordini dei medici pugliesi hanno recentemente  protestato  nei confronti delle Asl e della Regione per la mancanza di sicurezza negli ospedali, nei pronto soccorso e nelle guardie mediche.
 
E’ reale la possibilità che si possa ripetere la tragedia di cui è stata vittima nel 2013 la psichiatra barese Paola Labriola, uccisa da un suo paziente nel Centro di salute mentale del rione Libertà di Bari.
 
Ad inizio carriera  come tantissimi di noi ho fatto la Guardia Medica ed il Pronto Soccorso in provincia  per alcuni anni e so di cosa parlo.
 
Se esci solo sei esposto a tutto, una donna poi, le lascio immaginare. In PS devi sempre controllare la situazione e guidare il personale, dare l’esempio, con i tossici in astinenza, con gli ubriachi che diventano improvvisamente aggressivi mentre nell’altra  stanza c’è una anziana con l’edema polmonare che avrebbe molto più bisogno di te , ma devi controllare tutte le situazioni .
 
Nei turni di notte tanti PS hanno un solo medico che deve tenere il campo, ed a volte il tempo necessario per l’arrivo della forza pubblica non passa mai, nel frattempo ti devi arrangiare.
 
Quasi nessuno   va più in giro con la classica borsa da medico, quella che ti regalano per la laurea.
Troppo identificabile, meglio una borsa più anonima, quei tempi sono passati  da un  pezzo, e poi  chissà  cosa pensano  che ci sia dentro.
 
A Venezia centro storico  ai miei tempi vi erano vari punti guardia ognuno con un medico solo e si andava in giro di notte con la pila per vedere i numeri di casa.
 
Per strada anni 80 alle 3 del mattino non c’era nessuno, né amici né nemici solo un indirizzo da trovare con lo stradario,  eravamo anni luce dal navigatore.  Adesso i colleghi girano con  la  barca  dell’ULSS. A Mestre le auto  già da allora giravano tutta la notte come in un rally cittadino. Al Cavallino  ti venivano incontro  in macchina in mezzo ai campi per guidarti ad un casolare.
 
Storie comuni che tutti i miei colleghi possono raccontare. Ma non ho mai pensato di rischiare la pelle facendo questo particolare servizio, francamente in origine non l’avevo messo in conto, non così,  comunque non sarebbe cambiato niente ma la mia attuale preoccupazione per i colleghi che fanno questi servizi è reale.
 
Questo post è per avere la solidarietà della gente per i medici che  in un periodo in cui la Tempesta Vaccinale sta mettendo a  dura prova un  sistema ed in cui chi lotta  per la supremazia della verità scientifica  viene descritto come colluso a chissà quali poteri con pediatri  dediti ai bonus aziendali  per incrementare i tassi vaccinali.
 
I medici non sono gente aggressiva né dedita a pratiche contro l’interesse del paziente.
 
Non saremo proprio tutti così, purtroppo è possibile, e gli esempi negativi non sono tanti per fortuna pur facendo tanto male,  ma un minimo di rispetto è doveroso.
 
Già,  noi  dobbiamo prenderci anche i pugni, quando va bene,  senza poter reagire adeguatamente, per ruolo ricoperto, per età, per condizioni fisiche, perché il tutto non ha senso.  
 
Dott. Giovanni Leoni
Presidente OMCeO Provincia di Venezia

© RIPRODUZIONE RISERVATA