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Giovedì 14 SETTEMBRE 2017
Anche mangiare con troppo sale aumenta il rischio di diabete

Non sono tanto o solo i dolci e i grassi a non andare d’accordo con il diabete. Anche mangiare troppo salato aumenta il rischio di sviluppare questa condizione, sia nella forma del classico diabete di tipo 2 che di una forma autoimmune dell’adulto più rara, il cosiddetto LADA. I risultati di una ricerca svedese presentati al congresso annuale del’EASD aprono così la porta a nuove indicazioni per la prevenzione prima del diabete dell’adulto: limitare il consumo di sale.

Consumare troppo sale, oltre a rappresentare un problema per i soggetti ipertesi o con scompenso cardiaco, può anche aumentare il rischio di sviluppare sia un diabete di tipo 2 che una forma autoimmune di diabete a comparsa in età adulta (LADA, Latent Autoimmune Diabetes in Adults).

A rivelarlo è uno studio svedese (primo nome Bahareh Rasouli, Institute of Environmental Medicine del Karolinska Institutet, Stoccolma) presentato in questi giorni al congresso europeo di diabetologia (EASD), in corso a Lisbona. Studi condotti in passato avevano già suggerito una possibile associazione tra consumo di sale e diabete, che potrebbe essere dovuta a un effetto diretto del sodio sull’insulino-resistenza o essere mediata dal fatto che consumare troppo salato facilita la comparsa di ipertensione e aumento di peso. La principale fonte di sodio della dieta è naturalmente il sale da cucina: ogni 2,5 grammi di sale contengono 1 grammo di sodio.

La ricerca ha utilizzato i dati relativi a 355 pazienti con LADA e a 1.136 con diabete di tipo 2, confrontandoli con quelli di un gruppo di controllo (1.379 persone). L’apporto giornaliero di sale è stato registrato attraverso un questionario alimentare; è stata considerata anche la possibile influenza della genetica sul rischio di diabete autoimmune, dividendo i pazienti in alto rischio o ‘altri’ sulla base del loro genotipo HLA.

I risultati dello studio dimostrano che l’assunzione di sodio si associa ad un aumento del 65% del rischio di sviluppare diabete di tipo 2 per ogni grammo di sodio in più consumato al giorno. Confrontando tre gruppi di pazienti, divisi in base al loro consumo giornaliero di sodio (basso: < 2,3 grammi; medio 2,3-2,9 grammi; elevato: > 2,9 grammi) si evidenzia che il gruppo a maggior consumo di sodio presenta, rispetto a quello a minor consumo, un aumento del rischio di diabete del 72%.

L’effetto di una dieta ‘saporita’ sul rischio di sviluppare LADA risulta ancora più marcato: il rischio aumenta dell’82% per ogni grammo di sodio in più consumato. E in presenza di un pabulum genetico di rischio per il LADA, i pazienti più amanti del ‘salato’ (> 2,9 grammi di sodio al giorno, equivalenti a oltre 7,3 grammi di sale da cucina) presentano un rischio triplicato di sviluppare LADA, rispetto a quelli che limitano il consumo a meno di 2,3 grammi di sodio (< 6 grammi di sale) al giorno.

“Questo studio – commentano gli autori – conferma la presenza di un’associazione tra apporto alimentare di sodio e diabete di tipo 2. Un elevato consumo di sodio si configura inoltre come un fattore di rischio per LADA, soprattutto nei soggetti ad alto rischio. Si tratta di risultati che potranno avere importanti ripercussioni nella prevenzione primaria del diabete ad esordio in età adulta”.

Maria Rita Montebelli

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