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Venerdì 22 SETTEMBRE 2017
Legge Concorrenza. Cao a Regioni: “Profili di incostituzionalità”

L’articolo 3, perché verrebbe meno l’uguaglianza dei cittadini; l’articolo 32, perché non sarebbe più garantita la tutela della loro salute; gli articoli 117, 118 e 119, perché la parte della Legge Concorrenza riguardante l’Odontoiatria inciderebbe indebitamente sulle determinazioni regionali in materia di tutela della salute e di organizzazione dei sistemi sanitari. Questi gli articoli della Costituzione che, per il presidente Giuseppe Renzo, verrebbero violati.

Il 3, il 32, il 117, il 118, il 119: sarebbero questi, secondo il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri della Fnomceo, Giuseppe Renzo, gli articoli della Costituzione violati dalla Legge annuale per il mercato e la concorrenza, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 14 agosto scorso.
 
L’articolo 3, perché verrebbe meno l’uguaglianza dei cittadini; l’articolo 32, perché non sarebbe più garantita la tutela della loro salute; gli articoli 117, 118 e 119, perché la parte della Legge Concorrenza riguardante l’Odontoiatria (i commi 153, 154, 155, 156 dell’articolo 1) inciderebbe indebitamente sulle determinazioni regionali in materia di tutela della salute e di organizzazione dei sistemi sanitari.
 
Ed è proprio l’ipotesi di violazione dell’articolo 117 sulla Legislazione concorrente nell’ambito della Salute il grimaldello che la Commissione Albo Odontoiatri (CAO) nazionale ha scelto di impugnare per smontare la Legge Concorrenza. Nei giorni scorsi il presidente Cao, Giuseppe Renzo, ha infatti lanciato un appello ai Presidenti delle Regioni, chiedendo il loro intervento per promuovere la questione di costituzionalità.
 
“Sappiamo bene – dichiara il presidente Renzo - che gli eventuali rilievi di incostituzionalità devono seguire procedure ben precise e chiare e tra queste non è previsto un diritto di intervento della Fnomceo” .
 
“Le strade sono due – prosegue Renzo: attendere che il presupposto di incostituzionalità venga sollevato durante un giudizio tramite la richiesta del magistrato, oppure una azione diretta da parte di una o più Regioni. La prima strada è più lunga, mentre ora il pericolo è immediato: anche se la Legge, al termine dell’iter, fosse dichiarata incostituzionale, questo avverrà tra molti anni. E allora chi farà chiudere le strutture fondate sul capitale, che ormai avranno fatto sistema? Invece noi abbiamo ottenuto dal Comitato Centrale della Fnomceo il mandato per agire, e agire in fretta. Da qui l’appello alle Regioni”.
 
“L’odontoiatria – si legge nella lettera, che alleghiamo integralmente - è ricompresa nelle attività sanitarie ed ha a cuore il bene primario dei cittadini, vale a dire la salute pubblica, che ha trovato ingresso nei principi della nostra Carta costituzionale, fonte legislativa primaria del nostro Stato. La recente riforma tende, in concreto, a favorire il mercato dei profitti a vantaggio delle corporazioni economiche, senza alcuna diretta salvaguardia degli operatori sanitari e dei destinatari delle cure che dovranno accontentarsi o soccombere, con palese subordinazione all’aspetto economico anziché al contrapposto interesse primario alla tutela della salute”.
 
“Si tratta di disposizioni – si legge ancora - introdotte nell’ambito della competenza concorrente in materia di tutela della salute, che non lasciano spazio significativo all’autorità regionale - e che interferirebbero - con l’autonomia delle Regioni e con l’esercizio delle rispettive competenze legislative ed amministrative, ma anche con l’effettiva capacità del sistema sanitario di assicurare un adeguato livello di tutela del fondamentale diritto alla salute presidiato dall’art. 32 della Costituzione”.
 
“Nessuno mi convincerà che questo sistema potrà sostituire in meglio la rete di assistenza libero professionale che responsabilmente garantisce da sempre la salute dei pazienti - commenta Renzo - Per questo portiamo avanti questa battaglia, e lo facciamo senza paura e “mettendoci la faccia”: perché non possiamo far finta di nulla, barattando la salute dei cittadini con il quieto vivere, con logiche politiche o con convenienze personali”.
 

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