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Martedì 03 OTTOBRE 2017
Insufficienza cardiaca. Per misurarne la mortalità oggi c’è lo “Spanish Core”
Un nuovo punteggio, lo Spanish Score, basato su 13 variabili indipendenti, sarebbe in grado di predire la mortalità a 30 giorni nei pazienti con insufficienza cardiaca acuta trattati direttamente in pronto soccorso. A metterlo a punto è stato un gruppo di ricercatori dell’Uniiversità di Barcellona, Il punteggio è stato presentato su Annals of Internal Medicine.
(Reuters Health) – I punteggi sul rischio di mortalità legati all’insufficienza cardiaca nella loro maggior parte - sarebbero basati su pazienti ricoverati, ma in alcuni Paesi, più di un terzo dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca acuta vengono gestiti direttamente in pronto soccorso e rimandati a casa. Partendo da questo presupposto Oscar Miro e colleghi, dell’Università di Barcellona hanno messo a punto il loro MEESSI-AHF, lo Spanish Score, partendo da 88 possibili variabili predittive in una coorte di quasi 4.900 pazienti che si sono rivolti al pronto soccorso per insufficienza cardiaca acuta.
Lo score è stato quindi validato su una coorte di 3.229 pazienti. I ricercatori spagnoli hanno così individuato 13 fattori predittivi indipendenti per valutare la mortalità. Il modello avrebbe consentito di raggiungere una buona capacità di discriminazione e avrebbe fornito la possibilità di valutare la mortalità a 30 giorni tra diversi gruppi di rischio, con il 45% della mortalità per il decile superiore e circa lo 0,7% per il quintile inferiore. I ricercatori suggeriscono, nell’utilizzare il punteggio, di classificare come a basso rischio i pazienti che ricadono nel primo o secondo quintile, a rischio intermedio coloro che rientrano nel terzo e quarto quintile, ad alto rischio i pazienti nel secondo decile più alto e a rischio molto alto quelli del decile più alto.
Immettendo i valori richiesti nel modulo presente su internet (http://meessi-ahf.risk.score-calculator-ica-semes.portalsemes.org/calc.html), i medici possono calcolare il rischio di mortalità a 30 giorni anche nei pazienti di cui non conoscono il Barthel index score, i livelli di troponina o della porzione N-terminale del peptide natriuretico di tipo B (NT-pro-BNP). “Il nostro punteggio potrebbe essere particolarmente utile nel 10% dei pazienti a rischio molto alto di mortalità a 30 giorni, circa il 45% dei casi – hanno sottolineato i ricercatori –. Così, i familiari possono essere prontamente avvisati della gravità e il paziente può essere trattato con terapie aggressive ed appropriate, prendendo anche in considerazione l’ipotesi di un ricovero in un’unità di terapia intensiva”.
Fonte: Annals of Internal Medicine
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
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