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Martedì 10 OTTOBRE 2017
Urologia. Giuseppe Vespasiani è il nuovo presidente della Siu

Dal 2004 è direttore della Scuola di Specializzazione in Urologia dell’Università Tor Vergata. Vespasiani: “Negli USA esiste una legislazione che vieta al chirurgo di operare se non ha eseguito diverse ore di simulazione. Questo vale soprattutto per la robotica, ma io voglio estendere questa tecnica anche alla endurologia, alla laparoscopia e alla chirurgia del basso tratto urinario".

Giuseppe Vespasiani è il nuovo presidente della Società italiana di urologia. Classe 1948, aquilano, direttore della scuola di specializzazione di urologia all’Università Tor Vergata di Roma, da 2003 membro del consiglio direttivo e da otto anni nel comitato esecutivo Siu, con una conoscenza profonda della società scientifica e del mondo urologico, Vespasiani è un ‘veterano’ degli urologi italiani.
 
Proprio per questo l’obiettivo principale del neopresidente per questo suo anno di presidenza è quello di alzare l’asticella sul lato tecnologico della professione. Puntando tutto sullo sviluppo delle procedure di simulazione, tipiche del modello statunitense, soprattutto in questa fase di grandi cambiamenti, in cui le tecnologie laser soppianteranno quasi completamente l’utilizzo del bisturi, pur lasciando la vecchia ‘manualità’ pronta in caso di necessità o emergenza. Vespasiani raccoglie l’eredità di Roberto Carone, che dirige l’urologia delle Molinette a Torino e che ha visto la SIU aumentare il numero degli iscritti. Un processo che sembra non fermarsi, almeno a giudicare dal grande successo di iscrizioni (oltre 2000) del congresso che si sta concludendo a Napoli.
 
“Il mio progetto si chiama SIMULA – spiega Vespasiani – e riguarda lo sviluppo dei simulatori nei centri che fanno parte della rete urologica. Poiché la nostra specializzazione va sempre più verso la tecnologia, il training sui simulatori diventa fondamentale per la formazione dei chirurghi anche in campo urologico. Negli USA, per esempio, esiste una legislazione che vieta al chirurgo di operare il malato se non ha eseguito diverse ore di simulazione. Questo vale soprattutto per la robotica, ma io voglio estendere questa tecnica anche alla endurologia, alla laparoscopia e alla chirurgia del basso tratto urinario. In che modo? Innanzitutto – continua il neo presidente – interagendo con le aziende perché possano aiutarci innanzitutto con l’acquisto di simulatori da parte della SIU, da distribuire poi nei reparti. Oggi la simulazione avviene soprattutto durante i congressi, che – almeno nel nostro caso – sono molto frequentati dai giovani che desiderano imparare. Per cui se per un mese un simulatore viene inserito in un reparto, i giovani urologi e gli specializzandi possono dedicarsi per molte ore a questo tipo di applicazione".
 
"È un progetto che ha bisogno di risorse ma la squadra SIU che si va formando è formidabile, una specie di caterpillar. Siamo agli albori per quanto riguarda queste tecnologie, le tecnologie laser sono in evoluzione galoppante, e quindi ci si aspetta molti passi in avanti. Passi in avanti attesi anche nel campo della genetica e della scoperta di nuove cure", conclude.

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