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Venerdì 27 OTTOBRE 2017
Vaccini. Francia (Igienisti): “Morire oggi di morbillo non è accettabile”. Rizzo (Iss): “Italia lontanissima dal debellarlo entro il 2020”

“Vaccinarsi non è una sorta di “dovere religioso” ma una responsabilità che il cittadino ha nei confronti della società. Perché mai una persona dovrebbe vaccinarsi contro la propria volontà? Il vaccino è come l’assicurazione per l’automobile, necessaria a tutelare non solo se stessi ma anche a proteggere dai danni che si potrebbero involontariamente provocare ad altr”. Così gli ospiti del 38° Congresso della Società italiana di farmacologia

In Italia solo il vaccino influenzale ogni anno salva 25 mila persone, ottenendo una riduzione di 1,6 milioni di casi, di 45 mila ospedalizzazioni e di 701 mila visite specialistiche, il tutto per un risparmio complessivo di 248 milioni di euro che comprende anche la spesa per l’assistenza ai malati che si evitano. Stando ai dati avremmo dunque bisogno di vaccinarci contro l’influenza. Ma c’è un motivo più profondo. Stiamo entrando nella stagione autunno-invernale, momento ideale per il proliferare dei virus che causano malattie da raffreddamento come mal di gola, congestione e febbre.

Forse un adulto in buona salute potrebbe scegliere di non vaccinarsi, perché sufficientemente forte da sopportare un’influenza, ma se, una volta ammalatosi, la trasmettesse a sua volta a un neonato lo esporrebbe a un inutile rischio, dal momento che egli è un soggetto con un sistema immunitario non ancora maturo.
 
“Ecco perché – spiegano gli ospiti del 38° Congresso di Farmacologia (Sif) in corso a Rimini fino a domani – vaccinarsi non è una sorta di “dovere religioso” ma una responsabilità che il cittadino ha nei confronti della società. Se poi volessimo essere provocatori la stessa cosa potremmo argomentarla così: perché mai una persona dovrebbe vaccinarsi contro la propria volontà? Il vaccino è come l’assicurazione per l’automobile, necessaria a tutelare non solo se stessi ma anche a proteggere dai danni che si potrebbero involontariamente provocare ad altr”.

Insomma, se non lo si vuole fare per se stessi, responsabilmente, si dovrebbe farlo per tutelare gli altri. È questo il forte senso etico della vaccinazione per Giorgio Cantelli Forti, presidente uscente della Sif. “Inoltre oggi la vaccinazione – aggiunge il farmacologo – impegna solo lo 0,3% della spesa sanitaria italiana e costituisce uno degli interventi sanitari dal miglior profilo costo-beneficio”.
 
Benefici che tuttavia continuano a essere messi in discussione da campagne denigratorie, antiscientiste, talvolta anche molto violente, veicolate soprattutto da Internet e Social media.
Proprio il Web (anche nelle ricerche per post o per hashtag) è un "laboratorio" interessante per testare la fiducia degli italiani nei confronti della pratica della profilassi: digitando “vaccini” otteniamo risultati generici, talvolta legati anche alle famose campagne Anti-Vax,. Digitando invece “immunizzazione” otteniamo indirizzamenti a link istituzionali e a discussioni tra professionisti. Prova che a parlarsi sull’argomento sono sempre comunità simili, che vogliono confermare ciò che già pensano. Di conseguenza anche l’approccio dall’alto, nel racconto di cosa è e a cosa serve il vaccino, non funziona. Più delle argomentazioni sono convincenti sempre i dati.

“In funzione di questi attacchi mediatici – spiega Anna Rosa Marra (Agenzia Italiana del Farmaco - Aifa) – si è registrato negli ultimi anni un sensibile incremento di segnalazioni spontanee da parte di cittadini volte a screditare i vaccini ma prive di qualsiasi informazione di natura scientifica”. Negli ultimi anni si è così assistito a un progressivo calo delle coperture vaccinali, sia nazionali che regionali, tanto dal 2013 si è registrato un abbassamento annuale delle coperture vaccinali di un punto percentuale che equivale a 5.000 bambini in meno immunizzati ogni anno.

I dati di Fausto Francia – Presidente della Società Italiana di Igiene, Medicina preventiva e Sanità pubblica (SItI) – riportano che nel 2016 “è venuta meno l’immunità di gregge (soglia pari al 95% della popolazione immunizzata contro una malattia evitabile grazie a un vaccino) per i vaccini obbligatori e per quelli facoltativi”. Quindi la denuncia: "Morire oggi di morbillo non è accettabile tanto quanto non è più accettabile la morte per parto o per appendicite". E spiega: “La legge Lorenzin sull’obbligatorietà dei vaccini è stato un passo necessario perché le coperture nei confronti di malattie debellate erano scese sotto la soglia di guardia, purtuttavia la legge, che è stato uno strumento di necessità, non è l’unico, perché dialogo e confronto portano sempre a risultati maggiormente condivisi e efficaci”.Simpaticissimi gli Anti-Vax per lo scienziato, “perché ci hanno costretto a studiare e ad approfondire conoscenze sui vaccini, hanno costretto governo e Regioni a occuparsene di più. Sta a noi adesso raccogliere la sfida e continuare nel tempo a preservare il valore e l’importanza dei vaccini”.

Caterina Rizzo (Istituto Superiore di Sanità) rilancia l’allarme: “Secondo studi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità l’Italia è lontanissima dall’obiettivo di debellare il morbillo entro l’anno 2020”. Non solo il morbillo, che ha riempito le pagine di cronaca negli ultimi mesi, ma anche la rosolia torna a fare paura in Italia. “Dal 2005 in Italia abbiamo avuto 87 casi di rosolia – pericolosa soprattutto per le donne in stato interessante – che si sarebbero potuti evitare grazie all’esistenza di un vaccino sicuro ed efficacie. Le legge Lorenzin nasce, dunque, anche per sensibilizzare la popolazione adulta e in tutte le età della vita”.

Alberto Villani, presidente della Società Italiana Pediatria (Sip), cita un caso di cronaca avvenuto proprio in questi giorni: “Una bambina non vaccinata di sette anni a Torino ha contratto il tetano e sarà sottoposta a profilassi: questo significa che occuperà un letto di terapia intensiva per più di un mese. Voi avete idea dei costi che questo tipo di ospedalizzazione comporta? Si tratta di costi elevatissimi che possono variare da un minimo di 450 euro a un massimo di 1.200 euro al giorno”. Un prezzo molto alto in termini umani, sanitari, sociali ed anche economici: un prezzo che si sarebbe potuto evitare semplicemente con la somministrazione di un vaccino.

“I dati di incidenza del morbillo – ha aggiunto Villani – dall’inizio del 2017 a oggi parlano da soli: 4.689 nuovi casi che hanno portato a 4 decessi e che hanno riguardato nell’89% dei casi persone non vaccinate e nel 6% dei casi soggetti che si erano sottoposti solo a una delle due dosi previste dal vaccino contro morbillo-parotite-rosolia”. Dati che confermano la necessità di battere la strada della prevenzione e della diffusione dell’educazione vaccinale nell’opinione pubblica per evitare inutili e gravosi costi umani ed economici. Come spiega Massimo Visentin (Farmindustria): “Non è affatto esagerato affermare che, dopo la potabilizzazione dell’acqua, le vaccinazioni rappresentino la più importante invenzione fatta dall’uomo nella lotta per la riduzione della mortalità”.

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