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Lunedì 06 NOVEMBRE 2017
Cittadinanzattiva o “passiva”? I miei dubbi sul ruolo e il modus operandi di questa associazione

Se dovessi definire il ruolo di “Cittadinanzattiva” rispetto non solo ai suoi report sulla sanità ma alla sua presenza nel dibattito sanitario, direi che essa è una specie di ausiliario del traffico “vigilino” quello che, soprattutto rispetto allo status quo di un sistema complesso, accerta le piccole violazioni

Un paio di settimane fa è stato presentato da Cittadinanzattiva/Tribunale per i diritti del malato il report sulla sanità 2016 (Osservatorio civico sul federalismo in sanità, edizione 2016), (Qs 20 ottobre 2017).
 
Diciannove, se non sbaglio, sono stati i report di questo genere, presentati sino ad ora.
 
I più vecchi non li ricordo, ma quelli più recenti sì e comunque me li sono andati a riguardare, scoprendo che:
· più o meno dicono sempre le stesse cose,
· descrivono la micro disfunzionalità in alcuni settori della sanità, ecc,
· ripropongono uno schema di problemi abbastanza fisso: tempi di attesa, ticket, diseguaglianze, finanziamenti, farmaci, screening, assistenza territoriale, ospedaliera, ecc.
 
Le proposte che chiudono questi report, rispetto ai tanti problemi in essi elencati ma anche a quelli taciuti, alla fine si riducono al risibile, come quando la soluzione è meno del problema da risolvere quindi sotto-determinata.
 
Ecco quanto dichiara il responsabile della sanità a proposito del recente report:
 
Se da una parte si potrebbe pensare ad una eventuale nuova riforma Costituzionale che parta dal basso, dall’altra è doveroso capire subito se e cosa si può mettere in campo oggi, a normativa vigente, per intervenire su situazioni di iniquità che esistono nel Ssn. In altre parole serve subito un programma di azione”.
 
In attesa di una “riforma costituzionale dal basso” (sic!) cosa propone il programma di azione? Monitoraggi, rappresentanti di cittadini nella Commissione Lea; aggiornamento degli indicatori, norme sui ticket, ecc.
 
Cioè nei confronti delle grandi batoste che si prende la sanità, praticamente niente, bagatelle nulla di più.
 
Ausiliari del traffico  
Se dovessi definire il ruolo di “Cittadinanzattiva” rispetto non solo ai suoi report ma alla sua presenza nel dibattito, direi che essa è una specie di ausiliario del traffico o “vigilino” quello che, soprattutto rispetto allo status quo di un sistema complesso, accerta le piccole violazioni.
In una situazione quasi entropica nella quale i diritti sono sempre più dissipati eil sistema sanitario peggiora tutti i giorni, la vocazione di Cittadinanzattiva, è evidente, non è riformare niente, meno che mai contrastare i processi contro-riformatori in corso, ma, come vedremo, è quella di implementare il proprio statuto assicurando, a chiunque ne abbia bisogno, la biblica “foglia di fico” per coprire, diceva mia nonna, le “vergogne”.
 
La foglia di fico serve a chiunque (istituzioni, sindacati, ecc.) voglia dare, ai propri interessi, una parvenza di democraticità, quanto basta da poter dire di aver coinvolto i cittadini ma dove i cittadini non sono quelli che incontriamo per strada ma solo una loro astrazione giuridica.
Tanto Cittadinanzattiva non mette in imbarazzo nessuno.
 
Vi chiederete come mai questa tirata proprio ora e non prima.
 
A un certo punto succede, come è accaduto a me, che ci si accorge che, “Cittadinanzattiva” con i suoi report annuali:
· ci racconta alcune storie ma non tutte,
· ci offre tanti dati ma non quelli davvero utili a capire lo stato reale delle cose,
· tace sulle grandi questioni,
· ci parla di problemi che  per quanto importanti siano, risultano  sempre molto secondari.
 
Si entra così in crisi, e si comincia a guardare a “Cittadinanzattiva” in un modo diverso scoprendo con delusione che i suoi rapporti, le sue attività pubbliche, le sue dichiarazioni, i suoi documenti alla fine sono null’altro che confabulazione.
 
Oggi la sanità “a condizioni non impedite” rischia di morire, di trasformarsi in altro, di essere per gran parte privatizzata, di immiserirsi per favorire la grande speculazione finanziaria.
 
Coloro che dicono di rappresentare i cittadini, quindi non solo Cittadinanzattiva, ma anche i sindacati dei pensionati, (secondo me rispetto a “Cittadinanzattiva” i veri rappresentanti dei cittadini), le associazioni dei consumatori, e altri generi di associazioni, ci devono dire da che parte stanno. Cioè chiarirci se vogliono concorrere alla formazione di un movimento di opinione contro la grande resezione chirurgica tesa a ridurre, come se fosse un cancro, il diritto all’universalismo.
Il chiarimento si rende necessario perché oggi chi asseconda consapevolmente fini anti-sociali tradisce la socialità che dice di voler rappresentare.
 
Appelli andati a vuoto
Da parte mia, proprio sul terreno della denuncia, in questi anni, ho cercato aiuto e sostegno presso Cittadinanzattiva, sollecitandola anche su questo giornale, in diverse circostanze:
· sulla necessità di mettere mano ad una progetto di riforma  per riformare quello che non abbiamo mai riformato partendo proprio dai cittadini,
· sulla legge per la responsabilità professionale cioè sull’urgenza etica di proteggere il cittadino dalle manovre previste per ridurre il contenzioso legale,
· sul ritorno delle mutue e delle assicurazioni  a danno soprattutto dei cittadini più deboli,
· sulla legge dei vaccini (non sui vaccini in quanto tali) quindi sui rischi di compromettere  un’alleanza terapeutica tra medici e cittadini,
· sulla necessità di ripensare la medicina  partendo proprio dai mutamenti ontologici e sociali dei cittadini.
 
Sono tutte questioni che chiamano in causa i vincoli di appartenenza dei cittadini a uno Stato in ragione dei diritti di cui godono, quindi la condizione di cittadinanza che Cittadinanzattiva dice di rappresentare.
 
Ma tutti i miei appelli sono andati a vuoto e con l’aiuto di qualche sms e di qualche chiacchierata informale con qualche amico, mi è stato fatto capire che per inseguire le mie smanie di riforma, per quanto affascinanti, Cittadinanzattiva non intende mettere a rischio, in ragione dei propri legittimi interessi, un sistema di relazioni con la politica, con le istituzioni, con le imprese farmaceutiche.
 
Cittadinanzattiva costa, le persone da pagare sono molte e le sedi di cui pagare l’affitto pure.
 
Vorrei ricordare che Cittadinanzattiva è giuridicamente una onlus e che l’art. 29 del suo statuto (patrimonio ed entrate) prevede la legittimità di contributi pubblici e privati e di introiti relativi alla sua attività.
 
Cittadinanza passiva
Ma nel momento in cui Cittadinanzattiva tace sui processi contro-riformatori in atto essa tradisce il suo mandato statutario diventando “cittadinanza passiva”.
 
Vorrei ricordare anche che nel suo statuto, aggiornato con l’ultimo congresso (2016), all’art. 1 si parla di “potere di tutela” finalizzato alla difesa dei diritti e che oggi il diritto alla salute è morente.
 
Cittadinanzattivaè nata per tutelare i diritti delle persone ma la tutela reale che essa esprime, per quel che si vede, è rivolta agli interessi diversi che ruotano intorno ai diritti e che essa crede di presidiare con qualche report.
 
Il problema di Cittadinanzattiva che vedo è quindi la forte asimmetria tra i suoi scopi e i mezzi dei quali ha bisogno per esistere.
 
Se la sua strategia, da statuto, vale come una configurazione ebbene secondo me in essa c’è:
· una mancanza di corrispondenza tra obiettivi dichiarati e prassi agite,
· una sproporzione fra le dimensioni formali e quelle sostanziali del suo agire pubblico.
 
La questione, nella più ampia legalità sia chiaro, è soprattutto politica e morale.
 
Essa per prima cosa riguarda tutti quei cittadini che sono impegnati come tali in questo “movimento” e che rischiano di diventare, loro malgrado, una garanzia strumentale.
 
Conosco tante persone per bene diCittadinanzattiva, che lavorano in modo disinteressato nei territori, e con alcune di esse ho importanti rapporti di stima di amicizia e di complicità. Conosco tante esperienze importanti a livello regionale e poi non bisogna dimenticare che migliaia di cittadini si rivolgono a Cittadinanzattiva come ad uno sportello in cerca di aiuto. Per cui mi è chiaro il suo grande valore sociale.
 
Tuttavia va detto che tutta questa gente, in realtà, non aderisce al movimento per sfornare report con lo stampino, ma per adempiere pienamente all’art. 1 del loro statuto altrimenti la loro militanza risulterebbe svuotata di senso.
 
Cosa è la confabulazione?
Ho detto prima che i report di Cittadinanzattiva sono forme di confabulazione. Ma che cosa è la confabulazione?
 
E’ quando:
· non ci raccontano le cose che veramente accadono,
· ci raccontano di quello che accade solo ciò che fa comodo raccontare.
 
La confabulazione, per gli psichiatri, è un sintomo che rientra in quelle malattie che colpiscono la memoria e producono amnesie (sindrome di Korsakoff).
 
In queste malattie i malati sono convinti di raccontare storie vere anche se inventate, nel loro caso infatti mancano i due elementi costitutivi della menzogna vale a dire:
· l’intenzione di ingannare,
· il sapere come stanno veramente le cose.
 
Per i tanti e diversi confabulatori della sanità in genere le cose sono diverse:
· sanno di ingannare,
· perché sanno come stanno le cose.
 
Il loro inganno non è quindi:
· l’autoinganno (come lo chiamano i cognitivisti) cioè irrazionalità motivata,come quando ad esempio, ci si illude di qualcosa (il sindacato pensa di riuscire a rinnovare i contratti, i medici convinti che la loro crisi sia passeggera, o gli infermieri che sognano di diventare davvero delle figure intellettuali),
· è inganno e basta cioè il ricorso ad una razionalità motivata ma dagli interessi  che informalmente i confabulatori  perseguono.
 
Dubbi
I dubbi come si può immaginare nel caso delle attività di Cittadinanzattiva in sanità in questi anni non sono mai mancati e questo è anche testimoniato da numerose defezioni che nel tempo sono avvenute da parte di alcuni suoi militanti, alcuni dei quali hanno persino messo in piedi associazioni, soprattutto locali, addirittura concorrenti.
 
Ad avanzare dubbi sulle attività di Cittadinanzattiva, in occasione di una controversia legata al suo inserimento tra le associazioni facenti parte del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (che non ci interessa trattare), è stato addirittura il Tar del Lazio che, nel 2007, si interrogò sul confine che passa tra attività di informazione e attività di promozione.
 
In quella circostanza il Tar nella sua sentenza parlò di “sostanziosi contributi” che Cittadinanzattiva avrebbe preso, dalle case farmaceutiche, al punto da rendere “non avventato il dubbio” che più che di campagne informative si trattasse di vere e proprie campagne promozionali.
 
Il principio, “in punta di diritto”, sul quale in quella occasione il Tar si soffermò fu il seguente: “è inibito alle associazioni, che assumono di agire a tutela del consumatore, di accettare somme di denaro, a qualsiasi titolo e in via diretta o indiretta da parte di imprese che dalle campagne asseritamente informative da esse svolte, concordate o non, ricevono un vantaggio economico per effetto della credibilità e della pubblicità che, normalmente, accompagnano i messaggi delle suddette associazioni”.
 
Se dovessimo prendere per buona la sentenza del Tar (che all’epoca accolse il ricorso presentato dal Codacons e da Adusbef che chiedevano la cancellazione di Cittadinanzattiva dal Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti  per l’anno 2002 – 2003), l’art. 29 dello statuto di Cittadinanzattiva sarebbe da riscrivere e la onlus da reinterpretare.
 
Il dubbio alla fine, a parte il Tar (in proposito è bene sottolineare che attualmente Cittadinanzattiva è regolarmente compresa nell'elenco delle associazioni del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti stabilito dal Dpcm del 10 luglio 2015), è che chi rappresenta i cittadini dovrebbe essere vincolato al disinteresse alla autonomia e al rispetto scrupoloso del conflitto di interesse anche se nello stesso tempo non può permetterselo, a meno di autofinanziarsi con i contributi degli stessi cittadini.
Esattamente come un sindacato.
 
La raccolta differenziata della realtà sanitaria
L’idea secondo la quale allo struzzo basterebbe nascondere la testa nella sabbia per non essere visti dai suoi nemici, è un paradosso logico. Chiudere gli occhi non esclude che gli altri possano vederti.
 
E’ talmente un paradosso logico che essa è null’altro che una diceria tanto infondata quanto offensiva, nei confronti dell’intelligenza mimetica dello struzzo che, secondo gli ornitologi, sarebbe notevole.
 
Ma il paradosso, passando dalla savana alla sanità, in realtà è del tutto apparente nel senso che “non vedere per non far vedere” è addirittura una strategia con lo scopo preciso di nasconderci la conoscenza della realtà ed ingannarci.
 
In sanità vi sono rispettabili e accreditati soggetti di ricerca, sociali, accademici, professionali il cui vero lavoro è non far vedere quello che tutti dovrebbero vedere. Costoro hanno il compito di distinguere, dietro compenso e quindi per conto di un committente, le realtà ammissibili da quelle inammissibili.
 
In questo ambito rientrano tutti coloro che fanno ricerche finanziate dalle assicurazioni per dimostrare che milioni di cittadini sono abbandonati, che vi è una incredibile spesa privata, che le liste di attesa sono delle ingiustizie insopportabili, ma con lo scopo non di migliorare la sanità pubblica ma solo per spingere il pedale della sua privatizzazione.
 
Tutti costoro non vanno confusi con i “persuasori occulti” di Packard, o con quelli che vengono a casa per venderci l’aspirapolvere e neanche con i mercenari, anche se quando penso a certi economisti che conosco, alcuni di essi, lo sono.
 
Essi, più simili ai netturbini, sono specializzati nella raccolta differenziata della realtà cioè nel decidere rispetto alla conoscenza pubblica come raccoglierla e come riciclarla.
 
Vorrei ricordare che la raccolta differenziata è un sistema di raccolta dei rifiuti che consente di raggrupparli in base alla loro tipologia materiale, compresa la frazione organica umida, e di destinarli al riciclaggio, e quindi al riutilizzo di materia prima.
 
Oltre l’oscurantismo
L’uso della raccolta differenziata della realtà sanitaria serve soprattutto alla politica per far vedere e nello stesso tempo nascondere. Essa a mio parere, è qualcosa di più terribile dell’oscurantismo cioè del tenere all’oscuro per mantenere l’ignoranza.
 
La raccolta differenziata della realtà ha lo scopo di:
· impedire che nei cittadini  il loro giudizio sia tale,
· di ingannarne l’autonomia,
· impedire gli effetti sociali soprattutto del dissenso.
 
L’uso della raccolta differenziata in sanità è molto diffuso.
 
Essa è usata da chi:
· assoldato dalla grande speculazione finanziaria, vuole convincerci che 35 miliardi di out of pocket sono una libera scelta dei cittadini, cioè un  opzione sociale, e non un super ticket che  paghiamo a causa della regressività scientemente indotta su un sistema de-finanziato,
· da coloro che con fiumi di denaro hanno finanziato convegni, ricerche, media, società scientifiche  per far passare l’idea del sistema multi-pilastro,
· ci propone  il de-finanziamento come un obbligo morale alla sostenibilità  in luogo di ben altri obblighi morali,
· con la scusa della responsabilità professionale non si sono curati di salvaguardare la relazione con il cittadino,
· tratta i nostri medici come “lavori in pelle” cioè come i replicanti della loro professione  (omaggio al film Blade Runner).
 
Conclusioni
Altri, e non nelle savane, sono quindi coloro che in malafede nascondono la testa nella sabbia.
 
Incaricati sempre da qualcuno costoro attendono con diligenza sia ai problemi del traffico denunciando piccole infrazioni sia a quelli della raccolta differenziata ricevendo lauti compensi che servono a finanziare quindi a perpetuare le loro sempre più pesanti organizzazioni.
 
Da costoro mi dissocio. Allo struzzo ingiustamente calunniato, la mia solidarietà
 
Ivan Cavicchi

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