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Martedì 28 NOVEMBRE 2017
Telemedicina. Tra innovazione e paralisi decisionale



Gentile direttore,
telemedicina per l’acuto come per il cronico può dire equità, qualità ed efficacia. Oltre tutto potrebbe rappresentare una chance di risparmio e semplificazione nell’organizzazione, in particolare per alcune branche i cui specialisti non sono ubiquitari sul nostro territorio.
 
Siamo a dieci anni dalla Comunicazione della commissione Europea COM (2008) 689 recante titolo “Telemedicina a beneficio dei pazienti, dei sistemi sanitari e della società”, emanata dalla Commissione europea era il 4 novembre 2008.

Nel 2010 con Ministro della Salute Ferruccio Fazio si apriva il tavolo di lavoro sulla telemedicina, cui parteciparono Consiglio Superiore della Sanità Direttori e funzionari del ministero della Salute.

Nel 2014 venivano prodotto Le linee d’indirizzo nazionali (1) sulla telemedicina ove si offrivano inquadramento e classificazione delle prestazioni e codifica dei processi di attuazione delle stesse. Venivano quindi declinati i modelli organizzativi, con particolare riferimento agli aspetti formativi, integrativi con il SSN, a quelli remunerativi e agli indicatori di processo. Senza tralasciare gli aspetti etici, regolatori e i non meno cruciali aspetti di privacy.
 
Telemedicina è un pò di tutto: dalla tele refertazione di una radiografia, al “salva la nonna beghelli”, o lo stick glicemico mandato via internet al centro diabetologico. Ma c’è anche una telemedicina dell’acuto che considererei strategica, in quanto permette di portare il paziente giusto nell’ospedale giusto (dispatchment). Queste opzioni di teleconsulto hub-spoke sono molto utili per le malattie tempo dipendenti (traumatologia maggiore, neurologia, neurochirurgia) con necessità di solleciti consulti multidisciplinari e con ricadute positive in ambiti di grande sensibilità della cittadinanza (2).

Ad oggi qualcosa si sta iniziando a fare, alcuni milioni di euro (stima del redattore) sono stati investiti da Nord a Sud e frequentemente si menzionano queste stesse tecnologia nei piani sanitari. Ricadute sulla qualità della cura iniziano anche a farsi timidamente vedere con numeri che sembrano non essere più così marginali (3,4).
 
Purtroppo questo documento ministeriale del 2014 (1) non ci chiarisce se si debba ricorrere a dispositivi elettromedicali (come fanno in Germania o America) o a più banali apparati da teleconferenza posti nei pronto soccorso (come in est europa, che volendo, andrei subito all’euronics e con 50€ sarei a posto almeno per qualche mese). Anche volendo replicare le scelte delle nazioni più evolute, tra i dispositivi elettromedicali sono diverse le scuole di pensiero “industriale” che ci propongono device di diverse classi I-II con costi che vanno dai 100.000 al milione di euro per un sistema hub-spoke per 2-3- ospedali.
 
A dirla tutta, poi i pochi che oggi stanno provando a lavorarci veramente con la telemedicina per acuti, hanno già un pò d’amaro in bocca.
In effetti ci materializziamo magicamente in uno schermo di un presidio ospedaliero a 50-100 km di distanza dal nostro. Magari di notte. Si visita e si discute il caso, si decide un trattamento che non è scevro da rischi e magari si riesce a curare quell’ictus o quella brutta vertigine che sembrava proprio un ictus. Con grande soddisfazione personale, dell’equipe di PS che ha gestito il caso insieme a noi e con grande riconoscimento da parte del paziente e i familiari.

Non ci dispiacerebbe vedere riconosciuto questo servizio dato alla comunità (il documento ministeriale del 2014 diceva qualcosa in merito). In effetti non un euro viene versato in tasca ai medici che si ingegnano nell’implementazione di simili diavolerie (all’inizio ti prendono tutti per matto).
 
L’incertezza porta a paralisi decisionale. Figuriamoci se non viene neanche remunerato lo sforzo.
Con la presente vogliamo stimolare il dibattito tra società scientifiche (al momento occupate in una crisi di risorse ma forse anche d’idee), aziende sanitarie (contratte tra desiderio di rinnovamento e timore per un salto un pò nel buio) e magari anche dei sindacati (che avrebbero ancora qualcosa da dire in tema di organizzazione del lavoro) per dipanare la matassa del mancato decollo di questa che è una edificante pagina di progresso medico in realtà a noi anche vicine (Germania, Spagna) (5).

Francesco Corea
Medico Neurologo

European Stroke Organization
Telestroke Committee

Usl Umbria 2

1: http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2129_allegato.pdf
2http://roma.repubblica.it/cronaca/2017/11/21/news/roma_muore_a_14_anni_per_aneurisma_ma_per_i_medici_era_stressata_si_indaga_per_omicidio_colposo-181703319/
3: http://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/ospedale-magenta-tecnologie-1.2863249
4: http://www.umbria24.it/attualita/primo-intervento-chirurgico-telemedicina
5: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28465459
 

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