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Martedì 28 NOVEMBRE 2017
Fondi sanitari integrativi? “Una minaccia per la salute del Ssn (e dei cittadini)”. Appello e analisi della Rete Sostenibilità e Salute

La Rete Sostenibilità e Salute è formata da venticinque tra associazioni, onlus, movimenti e osservatori vari. L'appello spiega che "negli ultimi anni  accanto al Ssn si è assistito all'emergere di un 'servizio sanitario privato' in grado di erogare servizi e prestazioni fruite da una crescente quota di cittadini 'assicurati', che oggi si stima arrivino a 14 milioni. Organizzazioni e cittadini che ne hanno la possibilità assicurano se stessi e le proprie famiglie: questo “servizio sanitario privato” rappresenta una delle maggiori minacce attuali per il Ssn". L'APPELLO - L'ANALISI SUI FONDI INTEGRATIVI.

"Le cure vanno garantite, ma da un Servizio sanitario nazionale efficiente ed efficace che le eroghi per tutti in tempi rapidi e con medici interessati e attenti alla nostra salute: stop all’idea di un “servizio sanitario privato” che comprende un settore non profit, costituito da fondi sanitari, casse mutue e società di mutuo soccorso, previdenze sanitarie garantite dai datori di lavoro e da un settore profit, quello delle assicurazioni sanitarie commerciali".

A lanciare l’appello - che già numerosi personaggi del mondo della Sanità stanno sottoscrivendo - è la Rete Sostenibilità e Salute, formata da venticinque tra associazioni, onlus, movimenti e osservatori vari: Associazione Dedalo 97; Associazione Frantz Fanon; Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia; Associazione per la Decrescita; Associazione per la Medicina Centrata sulla Persona ONLUS-Ente Morale; Associazione Scientifica Andria; Centro Salute Internazionale-Università di Bologna; GDL Diritti Umani Psicologi del Piemonte; Federspecializzandi; Fondazione Allineare Sanità e Salute; Giù le Mani dai Bambini ONLUS; Italia che Cambia; Medicina Democratica ONLUS; Movimento per la Decrescita Felice; No Grazie Pago Io; Osservatorio e Metodi per la Salute, Università di Milano-Bicocca; People’s Health Movement; Psichiatria Democratica; Rete Arte e Medicina; Rete Mediterranea per l’Umanizzazione della Medicina; Segretariato Italiano Studenti in Medicina, SISM; Società Italiana Medicina Psicosomatica; Slow Food Italia; Slow Medicine; Vivere sostenibile.

La Rete sottolinea nell’appello che il “secondo pilastro è caldeggiato con l’intento dichiarato di ridurre le spesa sanitaria pubblica. Ma si può invece osservare che i paesi dotati di sistemi assicurativi (anche non profit, di tipo mutualistico) molto sviluppati, pur non avendo affatto migliori esiti di salute, hanno sia la spesa sanitaria totale, sia quella pubblica in media maggiori rispetto ai paesi in cui la presenza di fondi sanitari e assicurazioni commerciali è tuttora inferiore, come accade nei paesi con un Ssn”.

“Per l’aumento di transazioni amministrative improduttive e l’induzione di consumi sanitari anche futili – si legge ancora nell’appello - dove è più forte la componente privata del Servizio sanitario la spesa sanitaria totale è maggiore (sia in termini percentuali sul PIL che come spesa totale). Ma è maggiore anche la spesa sanitaria pubblica, in netto contrasto con l'obiettivo dichiarato di ridurla, ed è persino maggiore la spesa privata complessiva (se non si considera solo quella pagata in modo diretto dai cittadini, ma le si somma la spesa privata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni). Non si dimentichi, infine, che il Ssn italiano è nato anche perché le mutue erano andate in fallimento e sono state liquidate”.

Secondo i firmatari dell'appello i tagli alla spesa pubblica avviati negli ultimi decenni e aumentati a seguito della crisi economica stanno incidendo fortemente sulle scelte di politica sanitaria e sul finanziamento del Ssn sottraendo risorse importanti per lo stato di salute sia del Ssn che dei cittadini di cui dovrebbe tutelare il diritto alla salute. Negli ultimi anni inoltre, sull'onda di un trend internazionale intensificato in seguito alla crisi, accanto al Ssn si è assistito all'emergere di un “servizio sanitario privato” in grado di erogare servizi e prestazioni fruite da una crescente quota di cittadini “assicurati”, che oggi si stima arrivino a 14 milioni.

Su questa scia, di fronte all'arretramento del Ssn, - osservano ancora gli estensori del dpocumento - "le organizzazioni e i cittadini che ne hanno la possibilità assicurano se stessi e le proprie famiglie, senza essere consapevoli che questo “servizio sanitario privato” rappresenta una delle maggiori minacce attuali per il Servizio sanitario nazionale".

Secondo l’appello, accompagnato da una analisi sui fondi integrativi, le casse dello Stato finanziano tramite incentivi, detrazioni fiscali e oneri deducibili la crescita di questo “servizio sanitario privato” a scapito del buon funzionamento del Ssn.

“Non solo si sottraggono risorse preziose al principale pilastro a reale tutela della salute di tutti i cittadini, il Ssn, ma le fasce di popolazione più avvantaggiate dal punto di vista socioeconomico e da quello di salute che accedono a questo nuovo “pilastro” sanitario, grazie ai privilegi fiscali scaricano parte dei costi su chi non può accedervi e non ne usufruisce, pur versando in condizioni di salute in media peggiori. Inoltre, al contrario di quanto la legge istitutiva intendeva evitare, più che integrare l'offerta del Ssn verso bisogni di salute dei cittadini, questo servizio sanitario privato tende a sostituirvisi erogando, duplicandole, prestazioni nella maggior parte dei casi già disponibili”.

I fondi sanitari, casse mutue, previdenze sanitarie garantite dai datori di lavoro e assicurazioni sanitarie commerciali peggiorano, secondo l’appello,  la sostenibilità del Ssn anche per altri motivi.

Il primo, spiega l’analisi,  riguarda l'(in)efficienza: gestire milioni di transazioni connesse a questo servizio sanitario privato è molto dispendioso per i professionisti sanitari e le amministrazioni pubbliche, che devono sacrificare parte delle proprie risorse, anche di tempo, per negoziare, stipulare e rinnovare i contratti, documentare le prestazioni eseguite, tenere conto dei diversi regolamenti, eseguire i controlli delle centinaia di fondi che costituiscono questo servizio sanitario privato.

Un’ulteriore minaccia, prosegue, riguarda il modo con cui i cittadini si relazionano con la propria salute e con le prestazioni sanitarie. Tali servizi sanitari privati, per sopravvivere, hanno bisogno di vendere il maggior numero possibile di prestazioni. Per garantire la propria sopravvivenza e sviluppo, inducono i cittadini a consumare un numero di prestazioni che permetta loro di avere ricavi sufficienti. C’è però spesso molta differenza tra il numero di prestazioni di cui necessitano questi servizi sanitari privati per sopravvivere e svilupparsi e ciò di cui i cittadini hanno davvero bisogno per una buona salute.
 
Questi servizi sanitari privati finiscono così per aumentare il bisogno dei cittadini di consumare prestazioni anche non necessarie per la salute (quando non dannose), ma fondamentali per il mantenimento degli utili. All'aumento dell'offerta di prestazioni anche non necessarie fa così seguito un aumento della domanda.

“In considerazione della minaccia rappresentata per il Ssn da tale sanità sedicente ‘integrativa’ – si legge nell’appello - la Rete Sostenibilità e Salute chiede agli enti pubblici, ai sindacati, ai cittadini, ai partiti politici di invertire la rotta, prima che l'attuale politica finanziaria e sanitaria determini la completa insostenibilità per il Ssn e che molti cittadini siano esposti a un eccesso di prestazioni inutili e persino iatrogene, mentre tanti altri si trovino nell'impossibilità di potersi curare.

Pur riconoscendo i benefici che potrebbero derivare da servizi sanitari privati che si limitassero a offrire, a chi è libero di associarsi, prestazioni di efficacia provata e solo integrative all’attuale offerta del Ssn, la Rete Sostenibilità e Salute chiede che cessino i privilegi fiscali destinati ai fondi sanitari, che alcuni vorrebbero estendere anche alle assicurazioni.

Le risorse derivanti dalla cessazione di tali privilegi fiscali – conclude - sarebbero meglio destinate al potenziamento degli aspetti lamentati dai cittadini come inefficienze del Ssn, a partire dalla riduzione delle liste di attesa per le prestazioni di efficacia provata, e dall'erogazione di assistenza domiciliare e cure odontoiatriche”.
 

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