quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Mercoledì 29 NOVEMBRE 2017
Aggressioni ai medici. Smi e Donne Medico in audizione in commissione Igiene e Sanità. I senatori annunciano mozione

Soddisfatto il segretario generale Smi, Pina Onotri, per l’esito dell’audizione. “C’è stata grande attenzione e primi risultati: i senatori, accolte le proposte presentate, saranno promotori di una mozione in Senato. Consenso unanime affinché si prevedano capitoli ad hoc, sul nodo aggressioni nel documento ufficiale sugli indicatori di qualità e sostenibilità del Ssn e per le operatrici sanitarie, anche nella commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio”.

Dopo i ripetuti appelli del Sindacato dei Medici Italiani (Smi) contro l’emergenza aggressioni nella sanità pubblica, in particolare contro le donne, oggi audizione alla Commissione Igiene e Sanità del Senato. Per lo Smi era presente il segretario generale, Pina Onotri, e per il Coordinamento Nazionale donne Medico, Cristina Patrizi, consigliera dell’Ordine dei medici di Roma.

Alla fine dell’incontro, Pina Onotri, segretario generale Smi, ha evidenziato la gravità del problema: “Sembra quasi un bollettino di guerra, lungo questi ultimi anni, quello contro i professionisti che operano nella sanità pubblica, in prima linea sul territorio: nelle postazioni di guardia medica, nei pronto soccorso, nel 118, nei Sert, ma anche negli studi dei medici di famiglia e nelle corsie degli ospedali. È un susseguirsi drammatico di notizie di violenze, in alcuni casi mortali, subite dai medici e dagli operatori del Ssn”.

“Solo per fare un triste e doloroso esercizio di memoria - ha ricordato - a metà novembre ennesima violenza sessuale contro una guardia medica a Bari, con ancora vivo il ricordo tragico di quella di qualche mese fa a Trecastagni (Catania) contro Serafina Strano, quindi la scorsa settimana un’aggressione a mano armata a Foggia, e gli episodi registrati a Napoli contro i medici del 118, o sempre a Catania, il pestaggio criminale con una spedizione punitiva al Pronto Soccorso del Vittorio Emanuele, contro Rosario Puleo nel capodanno del 2016. Ma l’elenco dovrebbe includere anche quelle mortali del recente passato, solo per citarne alcune: Roberta Zedda nell’oristanese, Maria Monteduro a Gagliano del Capo, entrambe guardie mediche, e Paola Labriola, psichiatra in un Centro di Igiene Mentale a Bari”.

Sul piano delle dimensioni del problema, ricordando “la necessità che si istituisca una Commissione parlamentare di indagine”, la segreteria generale Smi, ha sottolineato: “La Puglia, pur non essendo un dato ufficiale, con il 26% detiene il primato delle aggressioni in sanità, verificatesi tra il 1984 ed il 2016.

Il sindacato riferisce ancora come, “secondo l’Inail, che prende in considerazione solo le violenze subite da chi denuncia e che ha ottenuto un rimborso, sono 1.100 i dipendenti del sistema sanitario (maschi e femmine) che hanno avuto risarcimenti per infortuni sul lavoro dovuti ad ‘aggressioni o violenza da parte di estranei’, nonostante sia un  numero sottostimato, è comunque significativo: ben 3 al giorno e in questi dati non rientrano i medici convenzionati che non vengono risarciti dall’Inail, ma godono di una copertura assicurativa ad hoc”.

Un situazione grave che conferma una indagine sulla guardia medicina, di qualche anno fa dello Smi, secondo la quale, “circa 9 medici su 10 sono a rischio di aggressioni e violenze nelle sedi di continuità assistenziale (ex guardia medica). Di questi, il 45% è donna. Il 60% subisce minacce verbali, il 20% percosse, il 10% atti di vandalismo e il 10% violenza a mano armata”.

“Sull’onda della rabbia e della preoccupazione, dal mondo sindacale, ordinistico e associativo - ha continuato Onotri - è nato il Coordinamento Nazionale Donne Medico, ‘contro la violenza e per la difesa della sanità pubblica’, una realtà trasversale che ha invocato l’intervento del governo, raccogliendo oltre 28.000 firme tra i cittadini.  Purtroppo, però, questi appelli ai ministri Minniti e Lorenzin sono rimasti senza risposta”.

“Oggi - ha aggiunto - grande attenzione della Commissione e i primi risultati: i senatori si faranno promotori di una mozione, consenso unanime affinché si prevedano capitoli ad hoc, sul nodo aggressioni, dentro le indagini parlamentari in corso, quella sugli indicatori di qualità e sostenibilità del ssn e quella sul femminicidio”.

“La situazione di disagio supera ormai i livelli di guardia - ha concluso Onotri - tra i medici prevale il disagio e la paura, anzi il senso di abbandono. Ebbene, sia chiaro di fronte alle violenze, respingiamo la richiesta di chiusura dei presidi di continuità assistenziale sul territorio, perché sarebbe un segnale sbagliato ed inaccettabile, che dimostrerebbe l’arretramento dello Stato. Servono risposte immediate: se non ora quando! Non vorremmo assistere ad altri morti, ad altre dottoresse vittime di violenze sessuali, ad altri pestaggi”.
Dichiarazione rafforzata da Cristina Patrizi, consigliera dell’Ordine dei medici di Roma,  che ha testimoniato l’impegno della Commissione Pari opportunità, di cui lei è componente.


Infine ecco alcune proposte concrete e urgenti dello Smi sintetizzate per punti:

• Commissione di indagine per analizzare e quantificare il fenomeno della violenza nella sanità pubblica. Si prevedano capitoli ad hoc, sul nodo aggressioni, dentro le indagini parlamentari in corso, quella sugli indicatori di qualità e sostenibilità del ssn e quella sul femminicidio

• Presentazione di una mozione in aula al Senato

• Legge a tutela del personale sanitario, inasprimento delle pene per chi aggredisce un professionista del Ssn sul posto di lavoro, nel corso della sua attività: visite domiciliari e interventi di emergenza

• Modernizzazione delle strutture, messa in sicurezza degli ambulatori, tele-sorveglianza, servizio di vigilanza, maggiore coordinamento con le forze dell’ordine

• Nessuna chiusura delle postazioni di guardia medica, migliore e più efficiente ubicazione delle sedi

• Riorganizzazione del servizio e previsione di mezzi e personale di supporto. Intervento contro i tagli delle indennità di rischio in corso in diverse regioni (Abruzzo e Basilicata)

• Campagna di informazione e sensibilizzazione con i cittadini, maggiore coinvolgimento degli enti locali

© RIPRODUZIONE RISERVATA