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Sabato 09 DICEMBRE 2017
La sanità e il programma di Parisi. Alcune dovute precisazioni



Gentile Direttore,
nell’appurare con piacere che la nostra proposta di riforma sanitaria è stata oggetto di vostra attenta analisi, come coordinatrice del gruppo di lavoro che l’ha elaborata ci tengo ad effettuare alcune integrazioni, partendo dalle vostre obiezioni, considerando che il testo del programma, essendo riassuntivo dell’intera proposta, non è sufficientemente dettagliato.   
 
Un elemento essenziale del programma è l’attenzione alla spesa privata dei cittadini, spesa che è stimata in oltre 35 miliardi nel 2016 (rapporto RBM-Censis), e corrisponde al 23% della spesa sanitaria totale, contro una media europea del 15% (rapporto OECED 2017). Tale spesa rappresenta già oggi, e lo sarà ancora di più nel futuro, la discriminante di non universalità del sistema, se per universale non intendiamo gratuito ma accessibile a tutti nei tempi appropriati che una malattia impone. Se i nuovi LEA aggiornano l’elenco e il livello dei servizi che teoricamente vanno garantiti dal SSN, nella realtà l’accesso è negato a molti, cioè ai cittadini con reddito più basso e ai cittadini delle regioni del sud, costantemente in piano di rientro. Le compartecipazioni alla spesa (i cosiddetti “ticket”) si sono trasformate nel tempo in meccanismi per fare cassa senza un reale impatto sull’appropriatezza delle prestazioni e divenendo oggi una barriera all’accesso ai servizi per le classi più deboli.
 
Riconoscere la necessità di avere diversi livelli di contribuzione privata, associata a forme incentivanti di sgravi fiscali e meccanismi assicurativi o mutualistici, consentirà di liberare risorse per affrontare le reali urgenze: cronicità, invecchiamento, disabilità.
 
La seconda integrazione riguarda la necessità di un nuovo management, necessità che parte dalla constatazione che i sistemi manageriali della sanità pubblica sono di fatto dei sistemi chiusi e autoreferenziali. Chiusi perché privilegiano gli approcci e le esperienze interne al sistema pubblico, autoreferenziali a causa della reticenza a misurare le performance delle aziende e del management.
 
La pseudo-meritocrazia proposta dall’attuale governo con la legge Madia cui facevate riferimento, che introduce l’elenco nazionale dei manager, accentua in realtà queste caratteristiche, come già rilevato da diversi commentatori ed esperti, impedendo l’accesso a esterni (è criterio di accesso la frequenza di un corso regionale manageriale), e selezionando su criteri legati all’anzianità o a titoli di studio, piuttosto che a competenze manageriali.
 
Noi siamo invece convinti che occorra che i manager vengano scelti sulla base di criteri e requisiti nazionali che tengano conto della differenza intrinseca alle varie tipologie d’azienda (è diverso dirigere una ASST che un IRCCS), lasciando all’autonomia dei sistemi regionali la scelta dei nomi. La valutazione del management poi dovrebbe fondarsi non solo su dati meramente economici, ma sui risultati prodotti in termine di salute per i cittadini.
 
L’ultima annotazione riguarda il tema del Nomenclatore tariffario per gli ausili e la l. 13/89 per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Il primo è stato sì rivisto, come da voi giustamente sottolineato, ma non è mai entrato in vigore e comunque non risolve il problema della mancanza di controllo centrale sulla congruità tra qualità e prezzo degli ausili forniti. Inoltre l’avere inserito all’interno del nomenclatore ausili come montascale e ascensori, per cui è previsto il finanziamento tramite l.13/89, ingenera ulteriore confusione e sovrapposizione di strumenti.
 
E’ da rilevare tuttavia, che le risorse di cui alla legge 13/89 esulano dai conti sulla sanità analizzati dalla Corte dei Conti; ci sono quasi 200 milioni di euro di domande di contributi ancora inevasi spese sostenute da privati, mentre i piani di abbattimento barriere architettoniche (PEBA) sul patrimonio pubblico non sono mai stati attuati e i fondi derivanti dagli oneri di urbanizzazione utilizzati ad altri fini.
 
A tal proposito si rimanda alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa di presentazione di PEBA onlus dal presidente Andrea Ferretti, con cui da mesi collaboriamo alla stesura di una proposta di riforma del nomenclatore e dell’impianto normativo per l’abbattimento delle barriere architettoniche, nonché a progetti che aiutino le pubbliche amministrazioni nell’adempimento dei PEBA mediante una partnership pubblico-privato. Partnership che auspichiamo tanto a livello sanitario che socio-sanitario, convinti come siamo che si debba abbandonare il vecchio modello di welfare assistenziale per passare ad un welfare generativo. La grande sfida infatti è trasformare il sistema dei servizi alla persona, progettati per dare risposta ai cittadini, in un sistema che moltiplica la capacità produttiva della società civile, valorizzando il contributo del privato sociale e delle società intermedie.
 
Nel complesso mi piacerebbe fosse in evidenza il cambiamento radicale di paradigma che è alla base della nostra idea di Sistema Sanitario: non più voce di spesa da tagliare ma volano di sviluppo sociale ed economico del Paese. Per questo motivo la sanità è al centro della proposta politica di Stefano Parisi e di Energie per l’Italia, perché siamo convinti che investire in sanità, e in particolare nel capitale umano e nei settori dell’innovazione e della ricerca, potrà generare quel turismo sanitario in entrata (di pazienti ma anche di ricercatori e fondi) in grado di produrre non solo salute, ma anche PIL.
 
Investire in sanità è per noi un dovere civile, ma anche un investimento intelligente. In questo senso auspichiamo che sanità pubblica e privata (un privato con funzione pubblica) si integrino e cooperino nell’aumentare l’offerta e garantire libertà di scelta ai cittadini. A tal proposito non tragga in inganno il titolo dell’articolo da Lei scelto.
 
La competizione che noi auspichiamo tra pubblico e privato è virtuosa, ovvero tesa all’efficienza del sistema e a vantaggio del cittadino, perché servizio pubblico vuol dire servizio offerto al pubblico, non necessariamente gestito dal pubblico.
 
Nunzia Decembrino
Responsabile Sanità di Energie per l'Italia
Specialista in Pediatria Oncoematologia Pediatrica, IRCCS Fondazione Policlinico San Matteo, Pavia

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