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Giovedì 28 DICEMBRE 2017
Croce Rossa. Cgil, Cisl e Uil: “Rischio mobilità per 30 lavoratori”

E tutto, denunciano i sindacati, per “inspiegabili ritardi nelle procedure, attribuibili all'inerzia dei vertici dell’ente Cri, del Dipartimento della Funzione Pubblica e delle Regioni”. E “a nessuno sembra interessare nulla della loro sorte: la questione è stata gestita in un rimpallo di responsabilità tra vertici con superficialità e insopportabile lentezza”. Chiesto l’intervengo della ministra della Pa, Marianna Madia, del presidente delle Regioni, Stefano Bonaccini, e dei vertici Cri.

“Rischio mobilità per circa 30 lavoratori dell’ente Croce rossa italiana (Cri) non ancora in altre amministrazioni o presso il servizio sanitario regionale per inspiegabili ritardi nelle procedure, attribuibili all'inerzia dei vertici dell'ente Cri, del Dipartimento della Funzione Pubblica e delle Regioni”. A denunciarlo sono Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa aggiungendo che: “Nonostante le nostre sollecitazioni, dal primo gennaio questi lavoratori potrebbero vedersi aprire la strada della mobilità, ovvero l’80% dello stipendio e dopo due anni il licenziamento, tra i primi casi nella Pa, in esito alla procedura di privatizzazione dell'ente che sino ad oggi ha visto la ricollocazione di migliaia di lavoratori”.

Cgil Cisl Uil di categoria denunciano inoltre che “a nessuno sembra interessare nulla della loro sorte: la questione è stata gestita in un rimpallo di responsabilità tra vertici con superficialità e insopportabile lentezza, come se non fossero in gioco posti di lavoro e come se si trattasse di lavoratori di serie ‘B’, visto che per tutti gli altri è stata evitata la procedura”.

Per queste ragioni Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Pa chiedono alla ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, al presidente della Conferenza delle regioni, Stefano Bonaccini, e ai vertici dell'ente Cri, “di farsi carico immediatamente del futuro di questi lavoratori. Se così non fosse la prima grande procedura di mobilità fatta dalla ministra si rivelerebbe un fallimento tale da lasciare per strada lavoratrici e lavoratori”.

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