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Venerdì 05 GENNAIO 2018
Lorenzin: “La famiglia sia al primo punto. Anche con larghe intese”

Così la ministra della Salute in un'intervista ad Avvenire si è detta pronta a firmare il Patto proposto dal Forum delle associazioni familiari e rilancia: "Qualsiasi sarà il prossimo governo, e anche se dovessero rendersi necessarie le larghe intese, non c'è dubbio alcuno che l'intervento sulla natalità sarà la priorità assoluta della nuova legislatura, la prima misura in agenda".

"I pilastri sono due. II primo è che le misure per la natalità debbono essere universali, non legate al reddito e all'Isee che stringe in fasce troppo strette la popolazione trascurando il fatto che a mostrarci i segnali demografi più inquietanti è il ceto medio. II secondo pilastro è che un vero e proprio Piano per la natalità inizia molto prima del parto, quando matura il sogno di un bambino, e deve arrivare almeno ai cinque anni di vita, comprendendo una serie di interventi organici di tipo fiscale ma anche legati alla casa, al lavoro femminile, alla paternità, alle esenzioni sanitarie, al nido, a una rete di servizi per la famiglia".
 
Così Beatrice Lorenzin, ministro della Salute e leader di Civica popolare, in un'intevista ad Avvenire. Lorenzin si è detta pronta a firmare il Patto proposto dal Forum delle associazioni familiari e rilancia: "Qualsiasi sarà il prossimo governo, e anche se dovessero rendersi necessarie le larghe intese, non c'è dubbio alcuno che l'intervento sulla natalità sarà la priorità assoluta della nuova legislatura, la prima misura in agenda. Le dico di più: questo è il tema dei temi dei prossimi 25 anni, dei prossimi cinque governi, perché senza bambini e quindi senza giovani viene meno la sostenibilità sociale, culturale ed economica dell'intero Paese".
 
Quanto alle misure messe in campo in questi anni, incentrate sui bonus: "Ho sempre detto che erano un primo passo e che devono seguire politiche strutturali. È stato rilevante, nell'ultima legislatura, inserire delle voci di bilancio consistenti dedicate specificamente al tema della natalità. So bene quanto ho faticato a trovare quei soldi e quanto ho faticato per far capire che il tema non è solo sostenere la famiglia, ma parlare di natalità e demografia. Pochi anni fa ero sola. E le cose le abbiamo fatto in anni in cui si è lottato contro gli 'zero virgola' di deficit. È un risultato che francamente rivendico. Anche da un punto di vista più ampio, abbiamo obbligato il Pd etutti gli altri partiti a parlare di questi temi, quasi a scoprirli e a metterli in agenda sino a considerarli prioritari per la prossima legislatura".
 
Il bonus bebè inserito nella manovra "è finanziato per intero per tutto il 2018 e abbiamo inserito il quoziente familiare con il raddoppio della deducibilità. Questa era una manovra con molti vincoli, il bilancio positivo del 2019 ci permetterà di mettere in campo misure strutturali. Consentitemi però un chiarimento sul bonus-bebè: per come lo pensavo io, non c'entrava niente l'Isee. Non è che 100 euro di più o di meno di stipendio possono comportare l'esclusione o l'inclusione in un beneficio. Allo stesso tempo invito a valutare le politiche degli ultimi anni nel contesto politico ed economico in cui sono maturate. Gli altri possono promettere la luna, possono dire che inseriranno senza colpo ferire il quoziente familiare o dare mille euro al mese per ogni figlio. Ma poi governare è un'altra cosa. Attenti a chi mette nel programma cose mirabolanti e poi finirà per cancellare ciò che si è fatto in questi anni", ha sottolineato la ministra.
 
"Ciò che mi preme dire però è che l'azione fiscale va insieme a una serie di interventi più ampi, partendo dal prestigio della maternità per una donna lavoratrice, dalle tutele alle professioniste con partita Iva. L'idea di misure slegate dal reddito non piace alla sinistra. Con due gemelli, io spendo sino a 600 euro al mese solo per pannolini, più il cibo e le medicine da banco che costano per i miei come per gli altri bambini. Parlo di spese essenziali, non sfizi. Mi pare che la politica abbia superato gli steccati ideologici di un tempo e sia ormai consapevole che o si affronta subito questo tema o ci autocondanniamo come Paese", conclude Lorenzin.  

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