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07 GENNAIO 2018
Vaccini obbligatori per gli operatori sanitari. Se ne discute in Lazio e Lombardia. E l’Emilia Romagna propone trasferimento per chi rifiuta

L'assessore alla sanità dell'Emilia Romagna Sergio Venturi ne aveva già parlato mesi fa, ora la proposta è stata messa nero su bianco. Nessun obbligo ma, in caso di rifiuto, gli operatori non potranno prestare servizio in reparti ad "alto rischio" come pronto soccorso e oncologia. Intanto Lazio e Lombardia hanno fatto raccomandazione alle Asl affinché invitino gli operatori a sottoporsi alle vaccinazioni gratuite.

Le Regioni tornano in campo in tema di vaccinazioni. Come si ricorderà, il Parlamento con la recente legge sull'obbligo vaccinale per i ragazzi da 0 a 16 anni, per motivi fondamentalmente economici, non era riuscito ad estendere tale obbligo anche ad operatori sanitari e scolastici. La prima a muoversi in questa direzione è stata l'Emilia Romagna. Già nei mesi scorsi l'assessore alla Salute, Sergio Venturi, aveva rilasciato dichiarazioni sulla necessità di sottoporre a vaccinazioni gli operatori sanitari.
 
Ora, la proposta della Regione è stata messa nero su bianco. Senza vaccinazioni gli operatori non potranno lavorare in reparti ad "alto rischio" come ematologia, trapianti, neonatologia, ostetricia, pediatria, malattie infettive, pronto soccorso e rianimazione. Nessun obbligo né licenziamento, ma questi verranno spostati ad altre mansioni "equivalenti o, in difetto, inferiori".
 
Ma anche altre Regioni si stanno muovendo in questa direzione. Lazio e Lombardia hanno fatto raccomandazione alle Asl affinché invitino gli operatori a sottoporsi alle vaccinazioni gratuite.
 
Dal Piemonte, l'assessore alla Salute Antonino Saitta, pur apprezzando la scelta fatta dall'Emilia Romagna, auspica su questo tema un intervento nazionale.

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