quotidianosanità.it

stampa | chiudi


21 GENNAIO 2018
Campania. De Luca: “Ecco la rivoluzione della sanità”

Dieci decreti commissariali adottati in due giorni e un bando con cui chiedere ai creditori della sanità regionale di farsi avanti per certificare, entro febbraio, il debito certo di Asl e ospedali: sono questi i paletti su cui segnare la svolta nella sanità campana. "Stiamo proponendo una svolta radicale - ha detto il Governatore - e adesso possiamo concentrarci sui miglioramento dei Lea, i livelli di assistenza".

Il Piano ospedaliero approvato con le ultime limature e prescrizioni da ratificare ai tavoli romani entro febbraio, il provvedimento che pianifica 4 mila assunzioni di camici bianchi, il Piano per l’edilizia sanitaria sbloccato con i primi 170 milioni a valere sui fondi dell’articolo 20 della legge 67 del 1988 non ancora utilizzati (prima tranche di 1,2 miliardi che ancora spettano alla Campania).
 
E poi la cancellazione del ticket regionale da 10 euro sulle ricette per le prestazioni specialistiche entro il tetto di spesa di 56,15 euro, l’accordo con l’Aiop per la definizione e l’adeguamento dei contratti (biennali) con le Case di cura private accreditate per cui vengono messi nel piatto 25 milioni di euro in più (con l’aggiunta di altri 10 milioni per l’alta specialità come premio per il contrasto alla migrazione sanitaria).
 
E ancora i cinque ulteriori decreti approvati per la semplificazione amministrativa all’autorizzazione all’apertura e all’esercizio di nuove attività odontoiatriche e mediche private, la riconversione delle cliniche accreditate di neuropsichiatria, l’adeguamento delle tariffe per l’assistenza e il recupero dei tossicodipendenti (da parte di onlus e cooperative), il via alla riforma delle piante organiche delle farmacie con lo sblocco dell’iter (già avvenuto) per l’apertura di 64 nuove sedi cui saranno aggiunte altre 20 in programma da qui al 2019 (con centinaia di posti di lavoro qualificati da creare e salvaguardare).
 
E infine gli accordi con i centri accreditati (laboratori e strutture di riabilitazione) che saranno parametrati finalmente non più su un tetto di spesa economico ma sulla base del ricalcolo del fabbisogno dei volumi di attività e di assistenza e dunque nell’arco di un biennio per garantire qualità e investimenti.

“Mai come oggi possiamo parlare di vera e propria rivoluzione. Con una serie di decisioni assunte e di molti decreti già firmati, oggi presentiamo i dieci punti salienti di una svolta radicale nella sanità della Campania. Una svolta che siamo riusciti a imprimere grazie a una serie di incontri tenutisi a Roma, in particolare quello del 28 novembre scorso in cui siamo riusciti a recuperare 600 milioni di euro di premialità bloccati dal 2013 per inadempienze della Regione”. Così il presidente della Campania Vincenzo De Luca esordisce in conferenza stampa elencando tutti gli aspetti della svolta nel settore sanitario regionale (è lui stesso a ricoprire il ruolo di commissario da quattro mesi), svolta che, assicura, sarà completata entro il 2018.

Il Piano ospedaliero
L’architrave della rivoluzione è il nuovo piano ospedaliero della Campania adottato con documento finale sulla base del parere favorevole espresso dai tavoli ministeriali (Mef e Salute) e adattato alle prescrizioni impartite. Prevede di aggiornare la rete ospedaliera utilizzando tutti i posti letto concessi dai calcoli Ministeriali, basati sulla popolazione pesata della Campania, il riequilibrio dei posti letto sulle varie province per rimodulare lo squilibrio tra posti per acuti e post- acuti.
 
Poi la soluzione del nodo delle Case di cura con meno di 40 e meno di 60 posti letto che non siano monospecialistiche (che, come previsto dal DM 70/15, senza interventi di riprogrammazione avrebbero costretto 15 strutture a chiudere con conseguenti problemi occupazionali per circa 1.200 lavoratori). Infine il riequilibrio degli eccessi di discipline non esclusivamente a carico delle strutture pubbliche, in mantenimento di 7 punti nascita in deroga ai limiti di attività in quanto dislocati in zone disagiate.
 
E quindi l’apertura di un nuovo Pronto Soccorso presso una struttura pubblica (Cto per l’Azienda dei colli), la riforma delle reti di emergenza e urgenza secondo una visione integrata di livelli assistenziali (dalla Continuità Assistenziale ai Dea di II livello), la costituzione delle reti tempo/dipendenti con l’inserimento delle nuove reti cliniche e specialistiche (pediatria, gastroenterologia ecc). Poi i posti letto: rispetto agli attuali 18.204 posti ci sarà un incremento di 1.637 unità con un riequilibrio tra acuti e post acuti e la ridistribuzione su macro aree con uno standard di 3,6 per mille abitanti potenziando le attività di assistenza nelle unità spinali e neuro riabilitazione e realizzando una rete dell’emergenza fondata su 8 Dea di Ii livello, 9 Dea di I livello, 27 pronto soccorso di base e 4 punti di assistenza in emergenza in zone disagiate (tra cui Capri, Procida, Agropoli e Roccadaspide).
 
C’è poi il capitolo degli ospedali riuniti per salvare presidi in dismissione come Sant’Agata dei goti unito al rummo a Benevento, l’Ascalesi al Pascale per realizzare il Polo oncologico del Mediterraneo, Eboli con Battipaglia, Vallo con Agropoli, Torre annunziata con Boscotrecase per poi finire con il riordino del territorio e la pianificazione delle case della Salute, le unità complesse di cure primarie e gli ospedali di Comunità.
 
A fare da cornice la riforma del 118 da potenziare in uomini e mezzi conservando l’attuale assetto basta su una centrale operativa regionale e cinque centrali provinciali accantonando dunque l’idea di un’azienda unica regionale. Il tutto condito dal piano assunzioni per 4 mila unità da collegare alla stabilizzazione dei precari. Qui dopo l’immissione nei ruoli di 800 camici bianchi titolari di contrati a evidenza pubblica si è ancora a metà del guardo con la necessità di stabilizzare i cosiddetti atipici (comprese le partite ive) per i quali sarà possibile agire sulla disciplina prevista dalla Finanziaria del 2016 e sulla circolare applicativa recentemente emanata dal ministro per la Funzione pubblica Marianna Madia così da mitigare la perdita , in 10 anni di 13.500 unità lavorative nelle corsie di Asl e ospedali su cui si è avvitata l’abbassamento dei Lea a valori minimi nel paese.

A fare da contorno la risalita nel punteggio Lea da centrare con il consolidamento dei bilanci delle Asl, la riduzione già in essere dei pagamenti dei fornitori (entro 32 giorni dalla fatturazione per la spesa corrente), la riduzione della media dei cesarei (già passata dal 48% del 2014 a al 36% dello scorso anno) e l’incremento di quella per gli interventi da attuare entro 48 ore da una frattura del femore (dal 30 al 54% raggiunto nel 2017) da portare al 60% nel corso del 2018. E infine le azioni in corso sul fronte delle vaccinazioni per raggiungere i livelli raccomandati e la medicina Veterinaria che ha consentito di effettuare controlli a tappeto nell’ultimo anno su Tbc e Brucellosi agendo di concerto con le Asl, l’istituto zoo profilattico e l’Istituto superiore di Sanità.
 
Ettore Mautone

© RIPRODUZIONE RISERVATA