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Lunedì 22 GENNAIO 2018
Da un batterio antartico una cura per il tumore al polmone

La ricerca è stata condotta da ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn e dell'Università Federico II di Napoli. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

Da un batterio dell’Antartico giunge una possibile cura per il tumore al polmone: una molecola prodotta dal microrganismo che vive nelle profondità marine del polo Sud ha dimostrato di provocare la morte delle cellule del cancro del polmone non a piccole cellule.
Lo studio, tutto campano, è stato condotto da ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn e dell'Università Federico II di Napoli, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Nature Scientific Reports.

Il progetto, coordinato da Maria Luisa Tutino, docente presso il Dipartimento di Scienze chimiche dell’Ateneo Federico II e da Giovanna Romano ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, ha portato all'identificazione di una molecola, prodotta dal batterio marino antartico chiamato Pseudoalteromonas haloplanktis Tac 125, in grado di selezionare e uccidere cellule tumorali senza intaccare le cellule sane.

La sostanza agirebbe come un inibitore specifico delle cellule di una forma molto aggressiva di tumore del polmone. La ricerca ha dimostrato che la molecola antartica sarebbe in grado di indurre la morte delle cellule malate e mutate senza danneggiare le cellule sane.
Un meccanismo di azione dunque profondamente diverso da quello delle classiche chemioterapie che invece sparano grandi proiettili che non fanno distinzione e che colpiscono tutte le cellule in fase di replicazione, siano esse sane o malate. Un meccanismo così selettivo è invece proprio delle nuove terapie biologiche, basate su anticorpi monoclonali che come una chiave si legano solo e soltanto a una determinata serratura espressa sulla superficie cellulare del tumore limitando al massimo gli effetti collaterali. Così come agiscono in maniera specifica i nuovi farmaci immunologici in grado di abbassare il freno ai mezzi di difesa di cui disponiamo liberandoli dai muri eretti dal tumore per garantirsi campo libero.

Il gruppo di lavoro che ha individuato la nuova molecola è formato dalle giovani ricercatrici Filomena Sannino e Clementina Sansone che hanno dimostrato come la proteina presente nel batterio sia in grado di provocare la morte cellulare con un meccanismo chiamato piroptosi.

Il risultato viene da lontano, in quando nel dipartimento di Scienze Chimiche della Federico II sono da tempo in corso studi di eco-biologia molecolare di batteri isolati nelle regioni marine dell'Antartide che hanno portato alla caratterizzazione di alcuni metaboliti (vale a dire le molecole prodotto intermedio o finale del processo di metabolismo) di notevole interesse in applicazioni terapeutiche.

La convinzione, dopo questo progetto di ricerca italo-danese, è di non fermarsi qui. La scoperta delle funzionalità antitumorali questa molecola (che tra l'altro è composta da acido 4-idrossibenzoico, già impiegato nell'alimentazione umana) apre infatti nuovi scenari allo sviluppo di terapie innovative, più efficaci e minimamente tossiche per il paziente, per poter debellare anche altre tipologie di cancro.

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