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Martedì 23 GENNAIO 2018
Non siamo grandi consumatori di farmaci. Ne assumiamo molto meno della media europea 

L'Istat, insieme agli altri istituti di statistica europei, ha rilevato i consumi medi in due settimane campione di medicinali soggetti a prescrizione e da banco e di quelli di integratori e prodotti di erboristeria. Ebbene in tutte le categorie risultiamo tra i più "parchi", con consumi molto al di sotto delle medie europee. I paesi a forte consumo sono il Belgio e il Portogallo per i farmaci con ricetta e la Finlandia e la Lituania per quelli da banco. Ecco tutti i dati.

L’Italia è fanalino di coda in Europa nel consumo di farmaci: terzultima sia per quelli prescritti che per quelli non prescritti nella Ue a 28.

Non si parla di spesa o di tipologia dei medicinali, ma di consumo di prodotti utilizzati nelle due settimane precedenti l’intervista condotta dall’Istat nell’ambito del rapporto sulle condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell'Unione europea per alleviare sintomi, prevenire patologie, migliorare lo stato di salute. Prodotti  di solito acquistati in farmacia che sono stati prescritti o meno da un medico.

Sono inclusi anche i prodotti di erboristeria, medicine omeopatiche, integratori alimentari (ad esempio vitamine, minerali), ed escluse pillole contraccettive e ormoni assunti per scopi contraccettivi.

Su Quotidiano Sanità dell’indagine Istat sono state pubblicate finora le analisi relative alle malattie croniche e l’assistenza domiciliare,  alle cure dentali , al ricorso a medici di famiglia e specialisti,quella sui motivi delle rinunce alle cure,  l’analisi di quanti italiani soffrono di dolore fisico , quella di chi ha la percezione di un sostengo sociale debole, intermedio o forte da parte delle persone che lo circondano, quella degli incidenti domestici e stradalie l’analisi della presenza e della numerosità dei caregivers.

Nel nostro Paese la media dei farmaci prescritti si ferma al 38,4% (dopo di noi solo Cipro con il 36,3% e la Romania con il 22,8%, sempre in media tra tutte le età). Quella dei non prescritti è al 19,7% (in coda stavolta il Belgio col 19,1% e ancora la Romania con il 15,3%).
Classifiche che vedono primo per farmaci prescritti il Belgio con un consumo del 60,2% e per farmaci non prescritti la Finlandia con il 70,4%: l’Italia si ferma quindi a meno di un terzo.

Il consumo poi cambia a seconda delle fasce di età.

In Italia ad esempio gli ultrasettantacinquenni sono quelli che consumano più farmaci prescritti (70,3%) mentre la quota maggiore dei non prescritti (21%) è tra 15 e 64 anni. Ma questa suddivisione per età si riscontra pressappoco quasi in tutti gli Stati e nella media Ue-28 che per i farmaci prescritti è di 48,6% e per quelli non prescritti del 34,6 per cento.

Scendendo poi nel particolare del nostro Paese, il dato rilevato dall’Istat mostra per il 2015 che in assoluto (le fasce di età considerate sono dai 15 anni in su), oltre 26 milioni di italiani non hanno consumato farmaci nelle due settimane campione della rilevazione, contro poco più di 19,7 milioni che hanno consumato quelli prescritti e 9,8 milioni quelli non prescritti. Per circa la metà quindi niente medicine.

Differente il consumo per fasce di età. I farmaci prescritti li hanno utilizzati di più gli over 75 (come nel dato europeo) con il 71,3% di consumi; di meno la fascia di età tra 15 e 24 anni che si è fermata al 13,4 per cento.

Per quelli non prescritti invece è in testa la fascia di età 35-44 anni con un consumo del 22,8% e in coda gli over 75, fermi al 14,5 per cento.

Al top per il “non consumo” c’è ancora la fascia 15-24 anni in cui il 74% non ha utilizzato farmaci, in coda stavolta gli over 75 con 25,6%: a quanto pare più si va avanti con l’età, più si ha bisogno di farmaci, siano essi prescritti che non prescritti.

C’è anche una differenza di genere nel consumo di farmaci e sono in testa le donne con una media generale del 42,1% per quelli prescritti e del 21,6% non prescritti contro rispettivamente il 33,5% e il 15,9% dei maschi. Che come controprova hanno il 55,3% di media di “nessuna assunzione” di farmaci contro il 45,6% delle donne.

A livello regionale e nella fascia di età dai 15 anni in su, chi ha consumato più farmaci prescritti nel periodo di rilevazione Istat è stata l’Emilia Romagna con il 44,8%, contro - in coda alle Regioni - il Molise con il 30,5 per cento.

Per quanto riguarda quelli non prescritti è in testa ai consumi la Valle d’Aosta (27,6%), mentre in coda c’è l’Abruzzo  (10,5%).
Nel “non consumo” prima è la Puglia con il 60,1% di persone da 15 anni in su che non hanno utilizzato farmaci e ultima invece è la valle d’Aosta, dove ne hanno fatto a meno “solo” il 40,3% dei cittadini.

Per la fascia di età degli over 65 invece, il maggior consumo di farmaci prescritti è a Bolzano con il 75,1%, quello minore in Molise con il 51,7 per cento. Per i non prescritti è in testa la Valle d’Aosta col 25,1% e in coda l’Abruzzo con il 4,6 per cento. Infine, tra gli over 65, non hanno consumato farmaci il 41,3% degli abruzzesi mentre la Valle d’Aosta si ferma per questa rilevazione al 13 per cento.

Secondo il titolo di studio, in media nazionale chi consuma più farmaci prescritti (48,5%) è chi ha un basso livello di istruzione, mentre per quelli non prescritti è in testa il livello di studi più alto (25%).

Leader del “non consumo” il livello medio, con il 51,2 per cento. Nelle diverse fasce di età comunque si ripete il leit motiv delle altre rilevazioni, con gli over 65 quasi sempre sopra il 65% di consumi per i farmaci prescritti e la fascia di età 25-44 anni, al contrario,  tra il 57 e il 64% per “nessun farmaco”.

Infine le fasce di reddito. Sia per la fascia di età oltre 15 anni che per quella oltre 65 anni, il consumo maggiore di farmaci prescritti è a metà strada, al terzo quintile, mentre per quelli non prescritti le percentuali più alte, ancora una volta in entrambi le fasce (dai 15 in su e dai 65 in su), sono al quarto quintile. Per la voce “nessun consumo” di farmaci invece, da 15 anni in su la maggior parte (56,2%) si trova al livello più basso, al primo quintile di reddito, mentre per gli over 65 al livello più alto, il quinto quintile con il 31,4 per cento.
 
 

 
 

 

 

 
 

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