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Mercoledì 21 FEBBRAIO 2018
Canitano (Potere al popolo). “Sanità: i soldi pubblici vanno a privati”

Ieri la candidata alla presidenza della Regione Lazio ha visitato le strutture sanitarie della provincia di Latina. “Dal 2000 a oggi chiusi 7 ospedali: oggi metà della rete ospedaliera provinciale è gestita da privati. Nel pubblico mancano un quinto dei posti letto per rispettare gli standard ministeriali”.

“Viaggiando nel disastrato sistema sanitario laziale emerge che la sanità pubblica è stata soffocata e depauperata oltre quanto richiedeva il bilancio: i soldi pubblici vanno a privati e convenzionati e i cittadini, se possono, devono (ri)pagare per accedere ad un diritto costituzionale universale”.

È quanto ha affermato la candidata di Potere al popolo alla presidenza della Regione Lazio Elisabetta Canitano che ieri ha visitato ieri il Ppi di Cori (LT) e l’Ospedale Goretti di Latina prima di prendere parte a conferenza presso il Comune di Cisterna di Latina dove sono stati illustrati i dati sulla sanità pontina.

I numeri, illustrati da Franco Brugnola, un passato nelle istituzioni sanitarie nazionali e del Lazio (tra gli ultimi ruoli quello di direttore amministrativo della ASL Latina) mostrano che dal 2000 in poi, in provincia di Latina si è assistito a un progressivo arretramento del servizio sanitario nazionale.

La chiusura di numerosi ospedali (a Cori, Latina, Sezze, Priverno, Gaeta, Formia, Minturno) ha fatto sì che la metà della rete ospedaliera provinciale (case di cura e riabilitazione) sia gestita oggi da privati (+7%), ha illustrato Brugnola. Ai complessivi 1.630 posti letto (2.643 nel 2000) ne mancano ancora 500 per rispettare lo standard di quantità ministeriale (3,7 p.l. x 1000 ab.). A ciò si aggiunge il mancato potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale.

Ancora, i presidi di prossimità e di emergenza-urgenza funzionano con personale ridotto, quasi il 10% in meno (da 3.765 a 3.426 unità), di cui 654 precari.

La spesa sanitaria pubblica destinata dalle Asl pontine ai 42 privati accreditati per prestazioni specialistiche ambulatoriali, supera i 50 milioni di euro l’anno.
E infine, delle 5 case della salute previste ne è stata inaugurata soltanto una (a Sezze); mentre i 6 punti di primo intervento rischiano di essere trasformati in postazioni del 118 medicalizzate.

“Bisogna invertire la tendenza alla privatizzazione del sistema sanitario e alla mercificazione della salute”, ha detto Canitano. “Ripristinando la gestione pubblica della sanità per garantire al cittadino il diritto universale alle cure".
 

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