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Lunedì 26 FEBBRAIO 2018
Curare il cuore e la psiche con la dieta. Uno studio italiano e uno americano dimostrano che si può

La salute del cuore migliora se a tavola si mangia vegetariano o mediterraneo. Entrambe queste diete possono far perdere peso e massa grassa, ma la vegetariana fa ridurre di più le LDL, mentre la mediterranea è più efficace nel ridurre trigliceridi e interleukina-17. La dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) invece, oltre a giovare al peso e all’assetto lipidico, sembra ridurre anche il rischio di depressione tra gli anziani. La salute si conquista dunque sempre più a tavola.

Riviste scientifiche e congressi in questo ultimo scorcio d’inverno parlano ancora di diete. Questa volta alla ricerca delle migliori per la salute cardiovascolare e psichica.
 
Circulation pubblica uno studio italiano (primo nome Francesco Sofi, dell’Università di Firenze) che ha messo a confronto dieta vegetariana (per la precisione una latto-ovo-vegetariana) e dieta mediterranea nell’intento di vedere quale fosse la migliore per contenere il peso corporeo (endpoint primari erano differenza nel peso corporeo, nell’indice di massa corporea e nel volume di massa grassa) e migliorare il profilo di rischio cardiovascolare (endpoint secondari erano le modifiche e le differenze tra i due gruppi nei fattori di rischio cardiovascolari).
 
Lo studio CARDIVEG (Cardiovascular Prevention with Vegetarian Diet)ha assegnato in maniera randomizzata 118 soggetti (età media 51 anni, 78% femmine) ‘onnivori’ in sovrappeso con un profilo di rischio cardiovascolare di grado basso-moderato alla dieta vegetariano o a quella mediterranea per 3 mesi, con un disegno crossover.
 
Per quanto riguarda l’effetto sul peso corporeo, non sono state registrate differenze tra  le due diete (alla fine dello studio, i vegetariani avevano perso in media 1,88 Kg, mentre il gruppo dieta mediterranea 1,77 Kg); stessa cosa per indice di massa corporea e massa grassa.
 
Per contro, sono emerse differenze significative tra i due interventi dietetici per quanto riguarda livelli di colesterolo LDL, trigliceridi, vitamina B12; a fine studio i vegetariani, rispetto al gruppo dieta mediterranea, presentavano una saldo negativo per LDL (-9,10 mg/dl), mentre il gruppo dieta vegetariana aveva ridotto con maggior efficacia i trigliceridi (-12,70 mg/dl).
 
Non sono emerse infine differenze significative nei marcatori di stress ossidativi tra i due gruppi in studio, con la sola eccezione dell’interleuchina-17, migliorata nel gruppo dieta mediterranea.
46 partecipanti nel periodo ‘dieta vegetariana’ e 35 nel periodo ‘dieta mediterranea’ hanno  raggiunto i valori target per almeno un fattore di rischio cardiovascolare.
 
Gli autori concludono che entrambi le diete sono risultate efficaci nel ridurre peso, indice di massa corporea e massa grassa, senza differenze significative. La dieta vegetariana tuttavia è risultata più efficace nel ridurre le LDL, mentre la dieta mediterranea ha vinto sul fronte trigliceridi.
 
Un secondo studio, che sarà presentato al 70° congresso dell’American Academy of Neurology (Los Angeles 21-27 aprile), ha evidenziato che le persone che consumano frutta, vegetali e cereali integrali, vanno incontro a minor rischio di depressione.  In questo caso la dieta apportatrice di benefici è la DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) che oltre a frutta e vegetali raccomanda di consumare latticini a basso contenuto di grassi e di limitare invece cibi ricchi di grassi saturi e zuccheri.
 
Studi condotti in passato avevano attribuito alla dieta DASH benefici quali la perdita di peso, la riduzione della pressione arteriosa e del colesterolo LDL. Quest’ultimo studio, come visto, aggiunge tra i possibili benefici di questo regime dietetico anche un minor rischio di depressione.
 
Lo studio, condotto da Laurel Cherian, del Rush University Medical Center di Chicago, ha coinvolto 964 soggetti di età media 81 anni, che sono stati in seguito valutati annualmente per evidenziare l’eventuale comparsa di sintomi di depressione nell’arco di circa 6,5 anni; veniva inoltre chiesto ai partecipanti di compilare questionari alimentari per valutare quanto strettamente seguissero uno tra tre pattern dietetici: dieta DASH, mediterranea e occidentale.
 
Dai risultati è emerso che i soggetti che seguivano strettamente i dettami della dieta DASH erano quelli a minor rischio di sviluppare depressione (-11% rispetto ai meno ligi alla dieta DASH). Per contro, chi indulgeva in una dieta di tipo ‘occidentale’ era a più alto rischio di sviluppare depressione.
 
Lo studio evidenzia solo un’associazione. Per scoprire quali alimenti della DASH siano i più efficaci a tenere alla larga la depressione tra gli anziani, saranno necessarie altre ricerche. Ma la prospettiva di proteggersi dalla depressione al tramonto della vita, cambiando stile di vita, cioè modificando la dieta, anziché prendere farmaci anti-depressivi è di certo allettante.
 
Maria Rita Montebelli

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