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Giovedì 05 APRILE 2018
Diagnostica. Nuovo dispositivo traduce attività cerebrale in suono
Alcuni ricercatori dell’Università di Standford hanno messo a punto un dispositivo portatile in grado di “tradurre” l’attività cerebrale in una serie di suoni differenti, le cui caratteristiche indicano la presenza o meno di patologie o crisi
(Reuters Health) – Un nuovo dispositivo portatile riesce a tradurre l’attività cerebrale in un suono, scovando in tempo reale le cosiddette “crisi silenziose”, situazioni patologiche in cui la tempestività del trattamento è cruciale.”Vai al letto del malato, lo colleghi, e immediatamente sai se il paziente ha una crisi”, dice Josef Parvizi del Centro medico dell’Università di Stanford, che ha contribuito alla realizzazione dell’apparecchiatura. “Non devi aspettare il referto di un neurologo che sarà disponibile solo dopo diverse ore”. Il nome del dispositivo è Ceribell Eeg.
La messa a punto
Josef Parvizi e Chris Chafe, dello Stanford’s Center for Computer Research in Music and Acoustics, hanno messo a punto Ceribell Eeg con l’obiettivo di ridurre i tempi di diagnosi delle crisi cerebrali. Approvato l’anno scorso dalla Food and Drug Administration, l’apparecchio consiste in una fascia monouso con elettrodi incorporati e un dispositivo delle dimensioni di uno smartphone che registra l’attività Eeg e la converte in un suono simile alla voce. Mentre la normale attività cerebrale produce un rumore costante simile a un ronzio, le crisi producono un suono fluttuante simile al vibrato. Dopo aver visto un video esplicativo di quattro minuti, i non esperti che ascoltano il suono dell’Eeg registrato potrebbero identificare le convulsioni con “notevole precisione”, come affermano Parvizi e il suo team in uno studio pubblicato online il 21 marzo su Epilepsia.
Il test
Per provare l’efficacia di Ceribell Eeg, il team di ricerca ha scelto 84 tracciati Eeg: 7 registravano convulsioni, 25 attività simil-convulsive e 52 attività non-periodica, non ritmica, convertita in registrazioni audio di 15 secondi. Dopo aver visto un video di addestramento di quattro minuti, 34 studenti di medicina e 30 infermieri hanno ascoltato gli Eeg sonori e li hanno classificati come “crisi” o “non-crisi”. La sensibilità di identificazione delle crisi si è attestata al 98% per gli studenti di medicina e del 95% per gli infermieri, mentre la specificità era rispettivamente del 66% e del 65%. Dodici neurologi formati per la lettura degli Eeg e 29 studenti di medicina hanno interpretato gli stessi Eeg su un display visivo, rilevando convulsioni con una sensibilità dell’86% e una specificità dell’87%.
“Sebbene questa apparecchiatura non possa sostituire gli approcci tradizionali all’interpretazione Eeg, fornisce tuttavia uno strumento di triage significativo per una rapida valutazione dei pazienti con sospette convulsioni subcliniche”, concludono i ricercatori.
Fonte: Epilepsia
Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
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