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Giovedì 12 APRILE 2018
E-CIG e riscaldamento tabacco. Non privi di rischi, ma meno tossici delle sigarette

“Demonizzarli è sbagliato perché sono l’unica alternativa soft per chi non riesce a smettere di fumare”. Questa la “diagnosi” della Società Italiana di Tossicologia riunita a Bologna in occasione del suo 18° Congresso Nazionale: “Al momento, e in assenza di studi che provino una tossicità uguale o superiore, non fanno ammalare come il fumo”

“E-CIG e sistemi di riscaldamento del tabacco non sono privi di rischi e non fanno necessariamente smettere di fumare, ma se spegnerla una volta per tutte è impossibile, la chance deve essere quella di ragionare in termini di riduzione del danno”.
 
È questa la posizione degli esperti della Società Italiana di Tossicologia riuniti a Bologna in occasione del loro 18° Congresso Nazionale che “aprono” alle alternative alle sigarette, o per lo meno invitano a non demonizzarle perché “al momento, e in assenza di studi che provino che la tossicità sia uguale o superiore, non fanno ammalare come il fumo”.
 
Di fronte al dato che milioni di persone non riescono a smettere con le sigarette, sottolineano in una nota, “le scienze che si occupano di salute non hanno solo il compito di promuovere campagne contro il fumo, ma devono trovare soluzioni emergenziali per contenere il più possibile il danno. E-CIG e sistemi di riscaldamento del tabacco non sono privi di rischi, perché contengono la nicotina, tossica tra l’altro per il sistema cardiovascolare, ma hanno una quantità estremamente bassa di prodotti della combustione. Il fumo di sigaretta produce e veicola nei polmoni (e quindi nel sangue) decine di sostanze cancerogene e particelle solide: le prime risultano ridotte del 90% in E-CIG e sistemi di riscaldamento del tabacco, assenti le altre. La tossicità è quindi ridotta di molto”.
 
I numeri. Ogni anno sono circa 6 milioni i decessi dovuti al fumo, di cui 600mila per fumo passivo. Se il trend prosegue nel XXI secolo avremo 1 miliardo di morti legate al tabacco. Tossico anche il fumo “di terza mano”, ovvero il residuo che rimane sui vestiti, sulle tende e sulle superfici in generale. Tre fumatori su quattro, tra quelli consapevoli dei pericoli del tabacco hanno intenzione di smettere, ma purtroppo il fai-da-te è inefficacie: solo l’1-3% dei fumatori che ci provano, in un anno, riesce a effettivamente a smettere.
 
“Di fronte a questi numeri strategie contenitive, per quanto non risolutive e non prive di rischi - proseguono gli esperti della società scientifica – come le alternative alle sigarette normali non possono essere demonizzate. La situazione suggerisce quindi ai tossicologi una posizione di moderata apertura ai nuovi sistemi a vapore meno rischiosi. Le sigarette elettroniche, in particolare, è vero che sembrano essere molto meno capaci di indurre danni all’apparato respiratorio e ad altri organi negli studi a breve termine. La stessa cosa sembra emergere dai pochi (non indipendenti) studi tossicologici pubblicati sul tabacco non combusto. Queste ancora lacunose conoscenze certo non risolvono il problema della dipendenza da nicotina e di un approccio sistemico all’uso del tabacco. Tuttavia – hanno concluso – le sigarette elettroniche sembrano indurre meno danni sull’organismo, almeno nel breve termine, rispetto alle sigarette tradizionali. Pur constatando che ciò non equivale all’assenza di danni e non permette di fornire rassicurazioni nel lungo termine”.
 
Federico Ruggieri

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