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Giovedì 26 APRILE 2018
Gli Ordini degli infermieri ai mass media: “Non confondeteci più con altre figure o altri operatori”

La Fnopi ha decisio di intervenire con una lettera aperta alla stampa italiana perché, nonostante il netto miglioramento della percezione della professione infermieristica tra i mass media negli ultimi tempi, esistono ancora sacche di resistenza che non distinguono gli infermieri da chi infermiere non è, con grave danno per la professione e, soprattutto, per il rapporto tra questa e i cittadini assistiti. LA LETTERA.

L’ultimo caso è di pochi giorni fa. In una casa di riposo in provincia di Arezzo anziani picchiati e insultati. Nessun infermiere tra i sei arrestati, anche secondo le dichiarazioni del titolare della Coop che gestisce la struttura e dei Carabinieri, ma i titoli di alcuni giornali e di programmi TV confondono le acque: “Arezzo, picchiavano gli anziani: indagati sette infermieri“, o anche il titolo di una trasmissione TV molto seguita sui fatti di Arezzo: “Tra poco la versione degli infermieri”, con interviste a operatori del settore sociosanitario (per loro ammissione e del responsabile della struttura) definiti tuttavia ancora una volta infermieri.

Nonostante il netto miglioramento della percezione della professione infermieristica tra i mass media con una riduzione rispetto al periodo precedente il 2015 di almeno il 70% degli errori nella classificazione del personale e nell'utilizzo dei titoli in fatti di cronaca, esistono ancora sacche di resistenza che non distinguono gli infermieri da chi infermiere non è, con grave danno per la professione e, soprattutto, per il rapporto tra questa e i cittadini assistiti.

Gli infermieri quindi ripartono all’attacco dopo la lettera già inviata nel 2015 e chiedono collaborazione ai mass media per evitare il ripetersi di una pratica ancora frequente negli ultimi tempi: il termine “infermiere” è utilizzato a vario titolo per indicare operatori di altre professionalità che compiono atti e, spesso, illeciti o reati di varia natura. 

In sostanza negli ospedali (ma anche nei servizi sanitari sul territorio), sembrano esistere solo due categorie professionali da citare: medici e infermieri.

Indubbiamente, scrive la presidente Fnopi nella lettera  inviata a oltre 2mila giornalisti di tutte le testate (giornali, radio, Tv, web ecc.), dopo la prima richiesta di collaborazione agli organi di stampa si è molto ridotto l’utilizzo improprio del termine “infermiere” che tra l’altro con la Legge n. 3/2018, che ha istituito l’Ordine professionale degli infermieri, ha visto inasprire le pene per chi abusivamente si attribuisce questo tipo di professionalità.

Ma serve ancora più chiarezza, che eviterebbe tra l’altro, aggiunge Mangiacavalli, lo spiacevole, quanto inutile seppure necessario ricorso a richieste di rettifica a mezzo stampa.

La Federazione su questo argomento ha anche messo in allerta i Collegi provinciali perché vigilino sull’utilizzo della qualifica di infermiere da parte dei media e ha inviato loro un modello, anche in questo caso a scopo “preventivo”, di richiesta di rettifica a mezzo stampa secondo le regole dettate dalla legge. Una reazione tuttavia che proprio con la lettera ai media si vorrebbe evitare.   

Gli errori maggiori a cui si riferisce la Federazione degli infermieri nella lettera sono avvenuti quando si utilizza la qualifica di infermiere attribuendola a personale ausiliario, a operatori sociosanitari o a operatori tecnici dell’assistenza.

“Noi infermieri – spiega Mangiacavalli - siamo professionisti laureati responsabili dell'assistenza infermieristica che esplichiamo attraverso valutazioni, interventi e certificazioni competenti e autonome in ambito assistenziale, curativo, riabilitativo, preventivo. Abbiamo l’obbligo già in base a leggi precedenti, ma soprattutto per la legge 3/2018, di iscrizione all’Albo professionale tenuto dall’Ordine, per poter esercitare la professione. Le altre figure con cui ci confondono no, niente di tutto questo, sono a oggi figure non professioniste, non iscritte ad Ordini, che lavorano su attribuzione dell’infermiere che rimane il responsabile di riferimento diretto”.

“Sono certa  conclude la presidente Fnopi rivolta ai responsabili dei mass media - che comprenderà la necessità di questo chiarimento e Le chiedo di nuovo collaborazione per fare il ‘passo finale’ visto il trend positivo registrato e per evitare il ripetersi di tali situazioni, lasciando così a noi infermieri la necessaria serenità nell’attività quotidiana in cui ci prendono cura dei pazienti e la certezza che questi ci riconoscano per quel che siamo e non ci guardino con un sospetto legato in realtà all’agire di altre figure non controllate, non responsabili e che noi, come Ordini professionali, non possiamo neppure sanzionare”.
 

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