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Lunedì 25 GIUGNO 2018
Ada 2018. Al congresso dei diabetologi americani la carica dei nuovi farmaci anti-diabete

Tanti sono i nuovi protagonisti che si affacciano sulla scena del diabete, dal GIP al glucagone. E alle terapie del terzo millennio, alchimie di complesse associazioni,  non si chiede più ‘soltanto’ di controllare e in maniera efficace la glicemia, ma anche di agire su tanti altri fattori di rischio che si accompagnano al diabete. Alcune sono anche in grado di contrastare la steatosi epatica, problema sempre più prevalente e foriero di una serie di complicanze.

L’edizione 2018 del congresso dei diabetologi americani (ADA 2018) rappresenta un po’ una ‘tappa di trasferimento’ nel panorama del diabete. Le novità sono poche e riguardano soprattutto il settore dei device, ma anche qui si parla di piccoli passi in avanti, non di notizie epocali.
Molti invece gli studi sui nuovi farmaci, che andranno verosimilmente a rinforzare l’armamentario terapeutico del diabetologo nei prossimi anni. Si tratta per lo più di associazioni di inedite e sofisticate terapie iniettive, ma anche di innovative terapie orali.
Ecco i risultati di alcuni studi.
 
Un doppio agonista recettoriale GLP-1/glucagone
Uno studio randomizzato in doppio cieco di fase I, italo-tedesco – vi hanno preso parte tra gli altri Michele Schiavon, Roberto Visentin, Michela Riz, Chiara Dalla Man e Claudio Cobelli dell’Università di Padova- ha valutato diversi dosaggi di un nuovo doppio agonista del recettore del GLP-1 e del recettore del glucagone (GLP-1R/GCGR). Il nuovo farmaco è stato testato su 27 soggetti in sovrappeso/obesi con diabete di tipo 2, inducendo un calo ponderale, con una buona safety. Dopo 28 giorni di trattamento il farmaco ha migliorato il controllo glicemico post-prandiale, riducendo in maniera significativa il tasso di assorbimento del glucosio, aumentando la sensibilità insulinica e migliorando la funzionalità della  beta-cellula. Si somministra per via sottocutanea.
 
Un antagonista del recettore del glucagone
Uno studio americano di fase 2 ha valutato invece le performance di un nuovo antagonista recettoriale del glucagone, a somministrazione orale.
Il razionale di questa nuova classe di farmaci è che livelli di glucagone, elevati in maniera inappropriata, possono contribuire ad aumentare la produzione epatica di glucosio nei soggetti con diabete di tipo 2, esacerbando in questo modo l’iperglicemia. Livelli elevati notturni di glucagone potrebbero spiegare l’iperglicemia notturna ad esempio. In questo studio il nuovo farmaco è stato somministrato a diversi dosaggi (5, 10, 15 mg o placebo), a pazienti con diabete di tipo 2 già in terapia con metformina e con un’emoglobina glicata di partenza di 8,2%,  per 12 settimane. Al termine dello studio, i soggetti trattati con il nuovo antagonista dei recettori del glucagone presentavano una riduzione di circa un punto di glicata a tutti i dosaggi studiati; importanti anche le riduzioni della glicemia a digiuno (da – 30 a -39 mg/dl rispetto alla glicemia iniziale). Il nuovo farmaco ha prodotto anche un aumento del glucagone a digiuno (è un antagonista recettoriale) e del GLP-1 totale e attivo. Ben tollerato, anche se è stato registrato qualche episodio di ipoglicemia lieve e un lieve aumento delle transaminasi.
 
Il praliciguat, uno stimolatore della guanilato ciclasi solubile
Uno studio di fase 2A, in doppio cieco, controllato con placebo, ha valutato le performance del praliciguat, uno stimolatore della guanilato ciclasi solubile a somministrazione orale,  a diversi dosaggi, su 26 pazienti con diabete mellito di tipo 2 e ipertensione, già in terapia con farmaci anti-diabete e antipertensivi. Dopo due settimane di trattamento i soggetti trattati con il praliciguat, rispetto a quelli del gruppo placebo, hanno mostravato una significativa riduzione della pressione arteriosa media delle 24 ore ( - 4,7 mmHg), della frequenza cardiaca (-2,9 bpm) della glicemia a digiuno ( - 13 mg/dl), degli indici di resistenza insulinica, del colesterolo totale ( - 26 mg/dl), dell’LDL ( - 20 mg/dl). Uno dei pazienti trattati ha presentato un’emorragia gastrointestinale, anche se il praliciguat non sembra avere effetti sulla funzionalità delle piastrine.
 
Nuovo analogo dell’amilina in associazione fissa con l’insulina glargine
Gli amilinomimetici, farmaci utilizzati in aggiunta all’insulina nel trattamento del diabete di tipo 1, in Italia non sono mai stati commercializzati. Al congresso dell’ADA è stato presentato un nuovo analogo dell’amilina che potrebbe essere somministrato in associazione all’insulina glargine. Il nuovo farmaco, testato da solo e in associazione alla glargine in un modello murino di diabete di tipo 1 ha dato risultati interessanti (controllo a lungo termine della glicemia, senza ‘picchi’ di glicemia); gli autori concludono che il nuovo farmaco potrebbe dunque migliorare il controllo del diabete di tipo 1 anche nell’uomo.
 
Un nuovo triplice agonista GLP-1/GIP/Glucagone
E’ una novità che viene dalla Corea del Sud e consiste in una triplice associazione long-acting di agonisti  del GLP-1, del GIP e del glucagone, che negli animali da esperimento ha prodotto un notevole calo ponderale. Associato all’insulina basale, il nuovo prodotto potrebbe ottimizzare il compenso glicemico. Il farmaco è stato testato in associazione ad un’insulina basale a somministrazione settimanale su un modello murino di diabete di tipo 2 con risultati descritti come ‘interessanti’ dai ricercatori.
 
Un duplice agonista recettoriale GLP-1/glucagone efficace sul  ‘fegato grasso’
Questo nuovo farmaco iniettivo è stato testato su soggetti con diabete di tipo 2 in sovrappeso/obesi, per valutarne l’effetto sul contenuto di grasso del fegato. Il farmaco, somministrato per 41 giorni,  ha ridotto in maniera significativa il contenuto di grasso epatico (valutato con la RMN); parallelamente sono risultati ridotti il peso corporeo e il livello delle transaminasi. Gli autori concludono dunque che il nuovo farmaco è efficace nei pazienti con steatosi epatica e rappresenta dunque un potenziale trattamento per la NAFLD (nonalcoholic fatty liver disease), steatoepatite compresa.
 
Maria Rita Montebelli

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