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Giovedì 08 DICEMBRE 2011
Alzheimer, scoperto dai ricercatori dell’Iss nuovo meccanismo di degenerazione neuronale

La scoperta potrebbe essere utile anche per dignosticare la malattia nelle sue forme precoci. Evidenziate le modalità alla base della disfunzione nella riparazione del Dna che provoca la morte neuronale nelle malattie neurodegenerative.

E’ stato individuato un nuovo meccanismo attraverso cui la beta-amiloide, la principale responsabile della neurotossicità nella Malattia di Alzheimer (Ad), determina la morte delle cellule neuronali. La scoperta, pubblicata sul Journal of Biological Chemistry, è stata svolta nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità.

Ne dà notizia una nota dell’Iss, dove si sottolinea come l’accumulo di danno al Dna e i deficit nella sua riparazione possono contribuire alla progressiva morte neuronale che si verifica nelle malattie neurodegenerative.
Fatti noti, ma non era invece mai stato individuato il meccanismo molecolare alla base della disfunzione nella riparazione del Dna. Nelle cellule eucariotiche, le forme più letali di danno al Dna, ovvero le rotture del doppio filamento, sono riparate principalmente dall’attività del complesso della Dna-dependent protein kinase (Dna-Pk).
Grazie allo dell’Iss è stato dimostrato per la prima volta che dosi subletali di beta-amiloide inibiscono l’attività della Dna-Pk. E che questa inibizione impedisce la riparazione del danno del Dna e il conseguente accumulo di questo danno contribuirebbe alla morte neuronale.

“La nostra ricerca è di straordinario interesse per due motivi – spiegano il presidente Enrico Garaci e Daniela Merlo, ricercatrice presso il Dipartimento di biologia cellulare e neuroscienze dell’Istituto, che hanno coordinato il lavoro - il primo attiene all’individuazione del meccanismo molecolare che comporta la morte dei neuroni nella Malattia di Alzheimer. Infatti la ricerca mette in evidenza come la beta-amiloide sia in grado di inibire l’attività dell’enzima Dna-Pk che ha la funzione di riparazione del danno del Dna. Il secondo motivo di interesse è legato al fatto che questo enzima Dna-Pk potrebbe essere utilizzato come strumento diagnostico nella malattia di Alzheimer anche nelle sue forme precoci”.

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