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Lunedì 10 SETTEMBRE 2018
Funghi. Al via la stagione ma ci sono i primi intossicati: i consigli di Sitox e Cnsas

Con settembre riprende l’attività dei raccoglitori di funghi, ma aumenta anche quella dei Pronto Soccorso che accolgono famiglie di intossicati dalle scorpacciate di specie commestibili e non e avventurieri infortunati durante le escursioni. La Società Italiana di Tossicologia, in collaborazione con il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico lanciano l’allerta e pubblicano il decalogo delle regole per andare a funghi in sicurezza

Particolarmente in questo periodo dell’anno la cronaca riporta numerose intossicazioni dovute all’ingestione di funghi commestibili e non. L’allarme è confermato dai Centri Antiveleni presenti sul territorio italiano, dove lavorano medici, farmacisti ed esperti della Società Italiana di Tossicologia (Sitox). Non pochi sono anche i raccoglitori che si smarriscono o che sono vittime di traumi durante le escursioni. È un bollettino ricorrente quello che si presenta ogni anno, a partire da settembre, durante la stagione della raccolta, che porta la Società Italiana di Tossicologia (Sitox) e il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas) a lanciare insieme l’allerta affinché l’entusiasmo non offuschi la necessaria prudenza. Importanti anche i consigli: non c’è bisogno di rinunciare a una passione, è sufficiente seguire le indicazioni degli esperti qui elencate.

Le intossicazioni
Ogni anno i medici dei Centri Antiveleni forniscono consulenza specialistica per migliaia di pazienti che accedono nei Pronto Soccorso di tutta Italia con sintomi di intossicazione dopo aver consumato funghi. Spesso si tratta di accessi di interi nuclei familiari o di intere tavolate di amici, tali da mettere in difficoltà l’organizzazione stessa degli ospedali. I funghi consumati comprendono sia specie commestibili che velenose. Nel primo caso si tratta di intossicazioni causate dall’ingestione di quantità eccessive (in particolare di porcini crudi), di funghi non adeguatamente cotti (chiodini) o preparati (laricini) oppure non in perfette condizioni.

Non deve stupire che i pazienti con sintomi conseguenti all’ingestione di funghi commestibili possano arrivare a rappresentare quasi la metà della casistica annuale di un centro antiveleni. A preoccupare maggiormente sono tuttavia le intossicazioni causate dalla raccolta e dal consumo di funghi velenosi (centinaia di specie), che sono in grado di causare patologie gravi e talvolta letali.

Ma il modo di consumare funghi in sicurezza esiste: raccogliere solo funghi di cui si è assolutamente certi della commestibilità e, nel dubbio, fare ispezionare il proprio raccolto presso gli ispettorati micologici presenti in ogni Asl; ricordare che non esistono metodi “casalinghi” per il riconoscimento di un fungo velenoso (una falsa credenza riguarda l’utilizzo di aglio, argento o prezzemolo che se anneriti o ingialliti dal contatto con il fungo rivelerebbero la sua tossicità); non fidarsi di un riconoscimento effettuato tramite un libro o addirittura una app (i funghi non sono fatti con lo stampino e specie commestibili e velenose possono essere molto simili); non consumare funghi in quantità abbondanti o in pasti ravvicinati. Inoltre donne in gravidanza, anziani e bambini piccoli dovrebbero astenersi dal consumo di funghi raccolti non controllati: lavanda gastrica e trattamenti invasivi in queste categorie possono risultare particolarmente rischiosi da effettuare.

Indipendentemente dall’intensità, dalla durata e da quando si manifestano i sintomi (subito o dopo alcune ore), se dopo aver mangiato funghi si sta male bisogna sempre recarsi al Pronto Soccorso, portando eventuali avanzi del pasto. Cercare di gestire la situazione a casa, assumendo farmaci per ridurre vomito e diarrea, può voler dire rischiare la vita.

Gli infortuni
Il Cnsas, risorsa tecnica del Sistema Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118, registra ogni anno diverse centinaia di interventi a favore di cercatori di funghi in difficoltà. Qualche decina risultano le vittime sull’intero territorio nazionale. Spesso gli interventi di ricerca e soccorso si dimostrano difficili a partire dall’individuazione precisa della zona dove il cercatore è disperso. La scivolata va considerata come il pericolo maggiore. Non di rado vengono soccorse anche persone colte da malore, presumibilmente dovuto a un eccessivo affaticamento. I consigli che si possono dare sono pochi, a volte banali ma comunque importanti. Va evitato l’uso di stivali di gomma, anche su terreni apparentemente poco impegnativi, a favore di un buon paio di scarponi da montagna. Sovente i cercatori di funghi si muovono da soli per mantenere segreti i luoghi di raccolta. Ma va ricordato che, in mancanza di compagni, anche un piccolo incidente può determinare situazioni difficili da controllare. Ad esempio, una banale frattura può irreparabilmente obbligare all’immobilità e alla conseguente impossibilità di chiamare soccorso.

Utile può essere quindi il cellulare, anche se sono ancora frequenti le aree “in ombra”, senza campo. Buona regola da non trascurare mai consiste nel comunicare a familiari o conoscenti il luogo e il percorso che s’intende seguire, non variarlo, e avvisare dell’avvenuto rientro. Solo così, in caso di mancato rientro ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme. E se mai ci si smarrisse? Mai farsi prendere dal panico: meglio tornare sui propri passi. In caso di necessità un piccolo zaino ben organizzato sarà utile per far fronte a qualche imprevisto. Utili anche un piccolo kit di pronto soccorso (cerotto, disinfettante, garza sterile e benda elastica), un coltello multiuso, un maglione, una giacca impermeabile e antivento, un telo termico (foglio leggero di materiale plastico alluminizzato), una pila frontale, cibo e soprattutto bevande di ristoro. Con poco peso sulle spalle si è in grado di risolvere molti problemi.

Sarah Vecchio
Sitox (Società Italiana di Tossicologia) e Centro Antiveleni di Pavia 
 
Elio Guastalli
Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; progetto Sicuri in Montagna)

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