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07 OTTOBRE 2018
Ostetricia. Congresso Fnopo: “Ampliare il percorso di laurea portandolo da 3 a 5 anni”

Alla luce di nuovi scenari assistenziali, inoltre, è richiesto un ulteriore impegno formativo post laurea (master di I livello) in campi specifici quali la Procreazione medicalmente assistita, la salute pelviperineale e l’ostetricia di famiglia e di comunità. Queste alcune delle richieste avanzate nel corso del 35° Congresso della Fnopo svoltosi in questi giorni a Modena. La presidente Maria Vicario: "Professione è pilastro per il futuro del Ssn". LA MOZIONE

Si è concluso il 35° Congresso nazionale delle ostetriche italiane dal titolo: “L’Ostetrica nel percorso a basso rischio ostetrico: ambiti, esperienze e nuove frontiere della professione”. Organizzato dalla Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica (Fnopo) in stretta collaborazione con il Coordinamento Ordini della Professione di Ostetrica della Regione Emilia Romagna e svoltosi a Modena il 5 e 6 ottobre, presso la sede di Palazzo Ducale dell’Accademia Militare, l’evento ha riproposto la formula vincente delle tavole rotonde presentate, in ogni sessione di lavoro, dalle componenti del Comitato centrale Fnopo: Marialisa Coluzzi, Cinzia Di Matteo, Caterina Masé, Iolanda Rinaldi, Silvia Vaccari, Maria Vicario e Martha Traupe.
 
Il presidente della Federazione nazionale Medici chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, e il segretario generale nazionale della Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), Silvestro Scotti, impegnati nel loro 75° Congresso a Cagliari, hanno colto l’occasione d’intervenire, in collegamento, per portare i saluti in rappresentanza delle loro istituzioni e soprattutto per ribadire e promuovere la piena collaborazione con le ostetriche italiane al fine di adottare strategie comuni e raggiungere obiettivi condivisi, nel pieno riconoscimento delle peculiarità professionali. In particolare, tra gli obiettivi attuali, sono stato evidenziati il lavoro comune per l’Osservatorio contro la violenza sugli operatori sanitari e il relativo disegno di legge, e l’adozione di strategie assistenziali condivise, a partire dal territorio, che vedono la sinergia tra il medico di famiglia e l’ostetrica di famiglia e comunità, per efficientare un sistema sanitario che deve restare gratuito e universale e per questo sostenibile ed equo nell’accesso a cure sicure e di qualità. Come da sperimentazione, attualmente in atto a Roma a piazza Istria, tra ostetriche del progetto Fnopo e medici di medicina generale presso l’ambulatorio di cure primarie.
 
Non sono mancati anche i confronti con le esperienze professionali internazionali grazie al punto di vista privilegiato portato dal Midwifery Unit Network (MUnet) che rappresenta la rete dei centri nascita europei, e attraverso i quali si è sottolineato, ancora una volta, come sia importante avere Standard condivisi, per: le procedure di assistenza, tipologia dei luoghi, caratteristiche del personale ostetrico e criteri d’inclusione delle gestanti nell’accesso ai centri nascita in caso di gravidanza fisiologica. Tali Standard, discussi e condivisi a livello europeo nel luglio scorso, son stati adottati e tradotti dal MUNet e dalla Federazione nazionale che li presenterà presso i decisori ministeriali.
 
Dal confronto delle tavole rotonde, sono emerse anche le criticità attuali del sistema di cura nell’area materno infantile e, in generale, nella promozione della salute della donna e famiglia; le diseguaglianze nell’erogazione delle cure per mancata o inadeguata garanzia dei livelli essenziali di assistenza, causati dai tagli lineari e da paradigmi assistenziali ormai obsoletic he non tengono conto dei cambiamenti del contesto sociale,dei bisogni sempre nuovi e della mutevole domanda di salute; le invasioni di campo di altri professionisti che limitano la piena applicazione dell’attività e della responsabilità propriedell’Ostetrica/o e non garantiscono l’appropriatezza nella presa in carico della donna, della coppia e della collettività in tutti i contesti assistenziali. Infine, la mancata implementazione dei modelli assistenziali a basso rischio ostetrico delineati, in applicazione dell’ASR 2010, dal Ministero della salute nel documento prodotto dal Comitato Percorso Nascita Nazionale nel 2017.
 
Accanto a queste, e altre criticità, la Mozione finale del 35° Congresso Nazionale Fnopo contiene soprattutto gli impegni e le richieste della Federazione, che sono stati approvati all’unanimità dei presenti.
 
“Quello appena concluso è stato un Congresso di Categoria che ha riscontrato una fortissima adesione e soprattutto è stato caratterizzato da un notevole contenuto scientifico per il quale ritengo siano doverosi i ringraziamenti a tutti i relatori e all’organizzazione – ha commentato la presidente della Fnopo, Maria Vicario -. Uno dei punti focali di questa 35esima edizione è stato sicuramente aver voluti puntare su una tematica cardine per l’intera Categoria, ovvero la Professione. Condivido infatti le parole della dottoressa Serena Battilomo, dirigente del Ministero della Sanità, e tra i nostri autorevoli ospiti che l’ha definita un pilastro per il futuro. Non a caso la Fnopo chiede da anni ormai che si ampli il percorso di laurea in Ostetricia a 5 anni. Se da una parte l’attuale cornice legislativa attribuisce, infatti, all’ostetrica/o piena autonomia e responsabilità, anche legale, in particolare nell’accertamento e assistenza alla gravidanza, parto e puerperio, dall’altra si è avuta una contrazione del corso di studi: da 5 a 3 anni. Alla luce di nuovi scenari assistenziali, è richiesto un ulteriore impegno formativo post laurea (master di I livello) in campi specifici quali la Procreazione medicalmente assistita, la salute pelviperineale e l’ostetricia di famiglia e di comunità. Su questa tematica, già dal 2015, la Federazione si è attivata con l’elaborazione di un documento specifico, a cura di un gruppo di lavoro interdisciplinare, presentato in vari consessi tecnico istituzionali. Così come facciamo nostro l’invito a una maggior presenza delle ostetriche nella ricerca, portato dalla dottoressa Serena Donati, ricercatrice dell’Iss, assieme all’esortazione a iniziare a fare nella propria realtà, anche piccola, quanto possibile per dare risposte e alternative di scelta alle donne”.
 
“Dietro questo Congresso c’è stato un grande lavoro di sinergia, di confronto e di collaborazione costante del Coordinamento Ordini della Regione Emilia Romagna, del quale sono presidente, oltre che componente in quanto presidente dell’Ordine di Modena – ha commentato la vicepresidente Fnopo, Silvia Vaccari -. Un successo soprattutto perché, come Federazione, siamo riusciti a confrontarci anche con i rappresentanti di altre professioni sanitarie, Fnomceo e Fimm con i quali, per la prima volta, siamo riuscita non solo ad avere un canale di interlocuzione ma anche a condividere obiettivi e strategie comuni per la tutela e la promozione della salute delle donne”.  

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