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Lunedì 29 OTTOBRE 2018
Specializzazioni mediche e accreditamento. Una bocciatura non è sempre una cosa negativa...



Gentile Direttore,
chi le scrive è un Medico in formazione specialistica, che ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia presso un’Università della Toscana, e che fino a qualche giorno fa era iscritto ad una Università del sud del nostro Paese, dove frequentava una scuola di Specializzazione dell’area chirurgica non accreditata dall’Osservatorio Nazionale della formazione medica specialistica.
 
Quando il sottoscritto ed i colleghi di scuola abbiamo appreso del responso ufficiale dell’Osservatorio Nazionale, nonché della direttiva MIUR che invitava gli Atenei delle scuole non accreditate a consentire agli specializzandi in corso di chiedere l’immediato trasferimento presso altra scuola, ovvero ad assegnarli a strutture extra-rete formativa per il tempo necessario ad adeguare la scuola ai requisiti minimi richiesti, non potevamo credere ai nostri occhi!
 
Una siffatta iniziativa, infatti, sino a quel momento non era neanche ipotizzabile. Ed in effetti, i risultati non sono stati immediati. Nel corso dell’ultimo anno si è tenuta a Roma una audizione di una delegazione degli specializzandi della nostra scuola presso l’Osservatorio Nazionale, si sono succedute due site visits, realizzate congiuntamente dall’Osservatorio Nazionale e dall’Osservatorio regionale siciliano.
 
Tutto ciò ha creato una tensione positiva non soltanto all’interno della nostra scuola, ma anche nell’intero Ateneo. Alcune cose sono cambiate, in meglio, promuovendo la centralità del medico specializzando in un ambiente che, fino ad allora, purtroppo, di accademico aveva solo il nome, e sono state rimosse persone e cause ostative del rinnovamento culturale ed organizzativo della scuola.
 
La mia, ormai ex, scuola non rispecchia ancora i requisiti minimi richiesti, ma la nuova governance di Ateneo, invece di negare l’evidenza come fatto in passato, si è posta in maniera costruttiva nei confronti dell’operato dell’Osservatorio Nazionale, ritirando un ricorso intentato dal precedente Rettore contro il MIUR per il mancato accreditamento di numerose scuole, concedendo il nulla osta al trasferimento presso altra università agli specializzandi delle scuole non accreditate che ne facessero richiesta, e, soprattutto, avviando un progetto di ristrutturazione della scuola in questione.
 
Perché quello che è emerso, in tutto questo percorso travagliato, è che le criticità ci sono e sono diffuse, ma non si riferiscono soltanto alla componente universitaria della formazione, dove insistono ombre, ma anche luci, bensì interessano anche il livello assistenziale, laddove le aziende sanitarie che offrono le strutture componenti le reti formative delle scuole di specializzazione non sempre sono adeguatamente attrezzate o inclini ad integrare la presenza degli specializzandi nei percorsi assistenziali, salvo poi utilizzarli per svolgere compiti impropri necessari a colmare delle evidenti carenze organizzative ed assistenziali.
 
Occorre quindi dispiegare un’azione di sistema che investa non solo le università, ma anche il Ministero della Salute, il MIUR e, in particolare, le Regioni, che detengono le competenze in tema di sanità, per riorganizzare la sanità pubblica in tutte le sue articolazioni e declinazioni.
 
Come scrivevo prima, la mia esperienza personale mi ha portato a non avversare l’università quale fonte unica di tutti i mali. Infatti, in questi ultimi mesi ho avuto l’opportunità di frequentare un’altra scuola di specializzazione del centro Italia, dove ho potuto constatare la presenza di un disegno di percorso formativo esaustivo, come è giusto che sia, nonché l’erogazione di una formazione specialistica all’altezza delle mie aspettative: tanto nella sede universitaria quanto nelle strutture collegate non universitarie, viene garantita allo specializzando sia l’opportuna didattica frontale sia la pratica delle procedure chirurgiche previste come primo o secondo operatore, in numero e complessità adeguati.
 
Certamente, l’integrazione di differenti contesti assistenziali, ciascuno con diverse caratteristiche e complessità, rappresenta un valore aggiunto, se inserito in un percorso professionalizzante organico e razionale.
 
Oggi lascio la mia ex scuola di specializzazione con nuove e più stimolanti prospettive, tuttavia non posso fare a meno di testimoniare come sia stato avviato un percorso di accompagnamento virtuoso, da parte degli Osservatori, del quale sono certo potranno beneficiare  tutte le scuole di specializzazione del mio ex Ateneo, accreditate e non. Ma non bisogna abbassare la guardia ed, anzi, occorre che tutti i portatori di interesse si spendano per il comune obiettivo di garantire elevati standard formativi, per rendere i medici italiani competitivi in Europea ed all’estero.
 
Ho sentito di dover rendere pubblica questa mia esperienza per non incorrere nel rischio di andare avanti senza mai più voltarmi indietro. Ritengo che l’esito positivo della vicenda che riguarda me ed altri miei colleghi debba essere patrimonio di tutti gli specializzandi italiani, cui voglio far pervenire il messaggio positivo che le cose si possono cambiare in meglio! Ma che ciò dipende anche da noi!
 
Dopo tanto tempo, finalmente, le Istituzioni hanno dato un segnale della loro presenza, ci ascoltano ed intervengono in concreto, e questo, a mio avviso, è possibile grazie alla dotazione di strumenti innovativi (quelli previsti dal sistema di accreditamento), prima non disponibili. Pertanto, invito i colleghi a far emergere le criticità, sempre in maniera costruttiva e mai avversativa, e sono certo che troveranno nell’Osservatorio Nazionale e nel MIUR degli interlocutori seri e disponibili.
 
 
Dott. Gabriele Sorini

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