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Martedì 12 MARZO 2019
Tubercolosi. Due casi in una scuola primaria del distretto di Treviso

Colpiti un bimbo e una insegnante. Dai controlli con test Mantoux sulla classe è emersa una condizione di positività per 20 bambini su 21, ma “è solo un indicatore di contatto, avvenuto tra l’organismo e il bacillo di Koch”, precisa la Ulss. I bimbi sarano sottoposti ad accertamenti. Intanto si proseguirà con il test su un’altra ottantina di persone tra insegnanti e alunni.

La tubercolosi torna a colpire nel distretto di Treviso. Nei giorni scorsi è stato infatti notificato un caso di tubercolosi relativo a un bambino frequentante una scuola primaria. Subito scattate le azioni di controllo sui familiari e sui contatti, che hanno permesso di scoprire che anche un’insegnante era stata colpita da Tb.

Dai controlli con test Mantoux sui compagni di classe del bambino è emersa una condizione di positività per 20 bambini su 21. Questi bambini saranno ora sottoposti a indagini radiologiche e a più sofisticati test laboratoristici e l’Ulss 2 evidenzia che “il test Mantoux positivo è solo un indicatore di contatto, avvenuto tra l’organismo e il bacillo di Koch, agente infettivo responsabile della tubercolosi. Solo in rari casi, di regola in soggetti con situazioni cliniche predisponenti, questo contatto può essere seguito da malattia”. Negativi, invece, gli accertamenti sui familiari dell’insegnante.
 
Nel 2018 i casi di tubercolosi nell’Ulss 2 sono stati 65:  28 nel Distretto Treviso, 21 in quello di Pieve e 16 ad Asolo.

Oggi pomeriggio saranno sottoposti a test Mantoux altri 24 bambini che sono venuti a contatto stretto con la maestra ricoverata da ieri nell’unità operativa di malattia infettive del Ca’ Foncello, e una sessantina di dipendenti della primaria.

Migliorano, intanto, le condizioni del bambino cui per primo la malattia è stata diagnostica, che ieri ha potuto lasciare l’ospedale per proseguire le cure a casa. Di quanto accaduto nella scuola sono stati informati anche i Pediatri del territorio.

La Ulss 2 fa sapere che gli esperti del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica e del Servizio di Epidemiologia inquadrano questo “focolaio epidemico” in una casistica caratterizzata da circa 60-70 casi l’anno, “con annate più o meno significative ma con un trend tendenzialmente stabile”.

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