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Giovedì 28 MARZO 2019
Farmacie rurali. Un progetto del Sunifar per potenziarne i servizi: dal pagamento del ticket alla consegna dei farmaci

Il progetto è stato messo a punto insieme a Cittadinanzattiva e Uncem. L'obiettivo è quello di ampliare la gamma di servizi che le farmacie dei piccoli centri del Paese possono offrire alle loro utenze. Individuate cinque aree dove intervenire: Prevenzione, Servizi di front-office, Diagnostica e tele-assistenza, Assistenza domiciliare, Emergenza-Urgenza. Per ognuna di queste aree indicati specifici servi dedicati all'utenza. Ecco il piano.

Qual è il contributo che la farmacia rurale può dare per migliorare la qualità della vita delle persone, rafforzare la comunità, superare le diseguaglianze territoriali e sociali, in particolare nelle Aree Interne del Paese? A questa domanda fornisce risposte concrete il progetto presentato dal Sunifar (farmacie rurali) in collaborazione con Cittadinanzattiva e Uncem (Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani), nel convegno organizzato oggi a Roma presso il Nobile Collegio farmaceutico.

“Le Aree Interne sono quelle lontane dai centri principali per cui i residenti hanno difficoltà ad accedere a servizi essenziali e, in particolare, a scuola, trasporti, sanità. Tali Aree coprono circa il 60% del territorio nazionale e in esse risiede quasi il 22% della popolazione italiana - spiega Silvia Pagliacci, presidente del Sunifar -. Nel 2012 il Ministero della coesione territoriale ha messo a punto la Strategia Nazionale per le Aree Interne volta a contrastare, nel medio periodo, il declino demografico di questi territori. Ma dal primo Rapporto Annuale sulla Farmacia, predisposto da Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma, risulta che solo in 12 delle 72 strategie locali elaborate dal Consiglio dei Ministri sia previsto un ruolo specifico per le farmacie, spesso con un riferimento generico alla Farmacia dei servizi, malgrado esse siano l’unico presidio sanitario facilmente accessibile. E non parlo solo di farmacie rurali, ma anche di farmacie urbane, perché nelle Aree Interne sono presenti anche centri con più di 5.000 abitanti”.

“A fronte di questa situazione, insieme a Cittadinanzattiva e con la collaborazione dell’Uncem, abbiamo deciso di elaborare un progetto per consentire ai farmacisti delle Aree Interne di poter partecipare ai lavori delle associazioni dei sindaci e facilitare così il coinvolgimento delle farmacie nelle attività previste. Il progetto è volto alla definizione di linee guida per l’erogazione di una serie di servizi, ritenuti particolarmente utili nelle Aree Interne” prosegue Pagliacci.

Le principali difficoltà della popolazione delle Aree Interne sono di ordine logistico, poiché tali zone, per definizione, sono quelle più lontane dai centri abitati principali, nei quali sono erogati i servizi pubblici essenziali e, in particolare, quelli sanitari. “In quest’ottica abbiamo individuato 5 macro-aree principali di intervento, nell’ambito delle quali le farmacie possono dare un contributo rilevante nel semplificare la vita delle persone e migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria ricevuta”.

Tali aree sono: Prevenzione, Servizi di front-office, Diagnostica e tele-assistenza, Assistenza domiciliare, Emergenza-Urgenza. All’interno di queste macro-aree sono stati individuati alcuni servizi di particolare utilità per le popolazioni locali: test diagnostici di prima istanza, screening di prevenzione di patologie di forte impatto sociale (per la Prevenzione); prenotazioni, pagamento ticket, ritiro referti (per i Servizi di front office); prestazioni di telemedicina, come ecg, holter cardiaco e pressorio, telespirometria (per la Diagnostica e la teleassistenza); consegna di farmaci, dispositivi, materiale per medicazioni e consulenza sanitaria su interazioni, alimentazione, ecc. (per l’Assistenza domiciliare); defibrillatori ed effettuazione di piccole medicazioni (per l’Emergenza-Urgenza).

“Se coinvolte in queste attività le farmacie rurali - e più di tutte quelle delle Aree Interne – disponibili per vocazione a farsi carico dei problemi dei cittadini nelle zone disagiate, possono svolgere pienamente il ruolo di centro di aggregazione socio-sanitaria e costituire un punto di riferimento pressoché esclusivo per l’intera comunità, diventando un problem solver, cioè una struttura polifunzionale che dà risposte a tutti i tipi di problematiche, uno sportello che indirizza il cittadino sul percorso più adatto per i suoi problemi” conclude Silvia Pagliacci. 

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