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Martedì 02 APRILE 2019
Tumori. Aiom: “Oncologia italiana all’avanguardia, ma va supportata dalle Istituzioni”
Un motore di sviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale. Ma le cure domiciliari sono ancora carenti: eppure, assicurando assistenza domiciliare e palliativa, la degenza in ospedale si ridurrebbe da 20 a 4 giorni, facendo risparmiare circa 2mila euro a paziente. Assistenza psicologica presente nell’80% delle oncologie, attive 212 breast unit e Pdta deliberati nel 73% delle strutture. Al Senato il Convegno Nazionale sullo stato della cura del cancro in Italia
Uno scenario quello dell’oncologia in rapida evoluzione e con un trend sempre più in positivo, ma anche con alcuni chiaro scuri. Sono 332 le oncologie attive nel nostro Paese e quasi l’80% offre un servizio di supporto psicologico, ma solo il 65%, garantiscono l’assistenza domiciliare. E con una forbice che si allarga spostandosi lungo la Penisola: al Nord le cure domiciliari sono infatti assicurate dal 70% delle strutture rispetto al 52% del Sud.
Anche le reti oncologiche regionali, punto di snodo fondamentale per assicurare omogeneità, accessibilità e qualità dell’assistenza e delle cure sono attive solo in otto regioni e in una Provincia autonoma.Luci e ombre poi sulle Breast Unit per la cura del tumore della mammella, sono 212 e l’80% (170) tratta più di 150 nuovi casi ogni anno, rispettando quindi la soglia minima stabilita a livello europeo.
Ma anche in questo caso con un’alta variabilità regionale: al Nord il 72% delle oncologie (120) è dotato di un centro senologico, rispetto al 68% del Centro (57) e al 43% del Sud (35).
Significativi invece i passi in avanti compiuti nella definizione dei Pdta: sono stati deliberati dal 73% delle strutture, per un totale di 798 documenti (in particolare per i tumori della mammella, colon-retto, polmone e prostata).
Questi i dati sullo “Stato della cura del cancro” nel nostro Paese snocciolati nel corso del convegno nazionale organizzato, oggi al Senato, dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dal quale è stato lanciato un messaggio ben preciso: l’oncologia italiana è all’avanguardia e se adeguatamente supportata dalle istituzioni può affermarsi come un motore di sviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale. Il dibattito con le istituzioni non quindi più rinviabile.
Anche perché occorre superare le differenze territoriali nell’assistenza, che ancora oggi alimentano le liste di attesa, migrazioni regionali e accesso a programmi di diagnosi precoci, e migliorare il livello tecnologico dei Centri.
“La svolta – ha spiegato Stefania Gori, Presidente nazionale Aiom e Direttore dipartimento oncologico, Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar – è rappresentata dalla reale istituzione delle reti oncologiche regionali, attive solo in Lombardia, Piemonte e Valle D’Aosta, Veneto, Toscana, Umbria, Liguria, Puglia e nella Provincia autonoma di Trento. La concreta realizzazione di questi network consentirà di migliorare i livelli di appropriatezza e di risparmiare risorse da utilizzare per velocizzare l’accesso ai farmaci innovativi”.
Sul fronte dell’appropriatezza, Aiom ha messo in campo molti strumenti: dal Libro Bianco dell’Oncologia Italiana, alle raccomandazioni cliniche e metodologiche, alle 37 Linee Guida, ai controlli di qualità nazionali per i test bio-molecolari, alle Raccomandazioni sull’implementazione del test Brca nelle pazienti con carcinoma ovarico, fino al volume sui ‘Numeri del cancro in Italia’, che presenta ogni anno il quadro epidemiologico dei tumori. “In particolare – prosegue Gori – le Linee Guida, costantemente aggiornate, sono indispensabili per favorire l’appropriatezza prescrittiva sia dei trattamenti (farmacologici e non) che degli esami diagnostici e strumentali”.
Aumenta la sopravvivenza. Oggi, in Italia, il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi. Il nostro Paese, se valutato nel complesso, presenta un quadro di sopravvivenza pari o superiore alla media europea. “È necessario migliorare il livello tecnologico dei Centri, sia in ambito diagnostico (radiologia e biologia molecolare) che chirurgico e radioterapico – ha sottolineato Giordano Beretta, Presidente eletto Aiom – oggi, ad esempio, la radioterapia è impiegata nella cura del 60-70% dei pazienti oncologici e si stima che il suo fabbisogno in Europa aumenterà di oltre il 15% nei prossimi 10 anni. Un’analisi economica internazionale, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica ‘The Lancet Oncology’, ha evidenziato infatti che gli investimenti in apparecchiature radioterapiche non solo consentono il trattamento di un gran numero di pazienti, ma determinano anche vantaggi economici, tenendo conto delle risorse investite e delle vite salvate”.
Da sottolineare anche i benefici dell’assistenza domiciliare, in particolare quella palliativa, insufficiente però in molte realtà: “È stato infatti dimostrato – ha aggiunto Baretta – che se fosse assicurata un’adeguata assistenza domiciliare e palliativa, la degenza in ospedale si ridurrebbe da 20 a 4 giorni, con un risparmio di circa 2mila euro a paziente”.
Migliorano le terapie. Nel nostro Paese quasi 3 milioni e 400mila persone vivono dopo la diagnosi di cancro, con un incremento del 3% ogni 12 mesi. E la malattia sta diventando sempre più cronica grazie a armi efficaci come l’immuno-oncologia e le terapie a bersaglio molecolare che si aggiungono a chirurgia, chemioterapia, ormonoterapia e radioterapia. “Sonno evidenti i risultati ottenuti in alcune delle neoplasie più frequenti – ha spiegato Saverio Cinieri, Tesoriere nazionale Aiom – la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi raggiunge il 91% nel tumore della prostata e l’87% nella mammella. Scendendo nel dettaglio regionale, vi è una disomogeneità nell’accesso a programmi di diagnosi precoce e, soprattutto nelle Regioni del Sud, poca cura dedicata allo stile di vita (fumo, obesità anche infantile, cattiva alimentazione e poca attività fisica)”.
Con i biosimilari risparmi di circa il 20%. Un altro tema centrale è quello relativo alla sostenibilità del sistema sanitario. Le uscite per i farmaci anticancro sono passate da 3,3 miliardi di euro nel 2012 a più di 5 miliardi nel 2017: rappresentano la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica. Aiom, insieme alla Società italiana di farmacologia (Sif), alla Società italiana di farmacia ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle Aziende sanitarie (Sifo), al Collegio italiano dei Primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo) e a Fondazione Aiom, ha firmato il Position Paper sui farmaci biosimilari in oncologia. “Gli oncologi hanno da tempo sviluppato una particolare sensibilità verso le tematiche di governo della spesa – ha detto Roberto Bordonaro, Segretario nazionale Aiom – l’utilizzo dei farmaci biosimilari in oncologia può determinare risparmi di circa il 20%, permettendo di riallocare risorse a sostegno dell’accesso a terapie innovative”.
Ma la qualità e la sostenibilità del sistema si garantiscono anche e soprattutto attraverso politiche di sostegno alla ricerca e allo sviluppo. “L’Italia investe solo lo 0,5% del proprio Pil a questo scopo e nel nostro Paese è in preoccupante flessione il numero di professionisti dedicati alla ricerca biomedica, con addirittura una perdita del 20% dei dottori di ricerca”. Nonostante ciò, nel corso del 2017 i lavori scientifici italiani in ambito oncologico pubblicati su riviste mediche indexate, spiega Bordonaro, sono stati oggetto di 3.009 citazioni da parte di altri autori, ponendo il nostro Paese al primo posto in Europa in questa speciale classifica, davanti a Germania, Francia e Regno Unito, tutte nazioni con solidissime tradizioni di eccellenza nella ricerca biomedica; allo stesso tempo la qualità delle oncologie italiane è ancora in grado di attrarre finanziamenti finalizzati alla ricerca clinica da parte di sponsor industriali. “Tutto ciò dimostra come l’oncologia italiana, se adeguatamente supportata dalle Istituzioni – ha concluso – possa affermarsi come un motore di sviluppo in ambito non solo scientifico, ma anche economico e sociale. Offriamo questi temi alle Istituzioni, confidando nell’apertura di un dibattito non più rinviabile”.
Infine il tema degli anziani. Nel 2018, in Italia, sono stati stimati 373.300 nuovi casi di cancro, con un aumento, in termini assoluti, di 4.300 diagnosi rispetto al 2017. E ogni giorno, nel nostro Paese, più di 510 nuovi casi (oltre il 50%) riguardano gli over 70. Per questo Aiom e Fondazione Aiom, in collaborazione con Senior Italia FederAnziani, hanno lanciato il primo progetto nazionale “Cancro, la prevenzione non si ferma dopo i 65 anni” che prevede 50 incontri frontali con gli oncologi nei centri anziani, 50 corsi di ballo per favorire l’attività fisica e di cucina per insegnare le regole della corretta alimentazione”.
“Oggi un over 65 ha ancora davanti a sé più di un ventennio di vita – ha affermato Fabrizio Nicolis, Presidente Fondazione Aiom – ecco perché diventa fondamentale correggere il proprio stile di vita e sottoporsi a regolari controlli medici e agli screening anche in età avanzata: una diagnosi precoce può fare la differenza. Purtroppo il 57% degli over 65 è in sovrappeso o obeso, il 9,8% fuma, il 39,2% è sedentario e solo il 10,6% consuma 5 o più porzioni di frutta e verdura ogni giorno. Vogliamo migliorare queste percentuali con un progetto che è all’avanguardia anche in campo internazionale: gli oncologi entrano nei centri anziani per sensibilizzare un grande numero di cittadini non solo sugli screening, ma anche sugli stili di vita corretti e sulle regole da seguire per evitare eventuali recidive dopo la fine dei trattamenti. Coinvolgeremo oltre 50mila anziani, a cui distribuiremo anche opuscoli informativi”.
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