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Lunedì 06 FEBBRAIO 2012
Diabete. A New York campagna “shock” contro lo zucchero

L’eccessivo uso di zucchero può avere gli stessi effetti della dipendenza da alcool o altre sostanze: problemi a cuore e fegato, disfunzioni metaboliche. Per combatterlo? Utili le misure pensate contro il tabacco. Ecco l’allarme dalle pagine di Nature e la campagna di Bloomberg.

Non è solo una molecola che fa ingrassare o venire le carie se assunta in quantità eccessive. Anzi, lo zucchero, secondo l’Oms può essere causa non solo di obesità e diabete, ma anche di disfunzioni della pressione sanguigna, alterazioni ormonali e problemi al fegato, esattamente come una dipendenza dall’alcool. Ed oggi una nuova ricerca arriva a sostegno di questa tesi: in un commento pubblicato su Nature, alcuni ricercatori dell’Università della California di San Francisco denunciano come l’uso eccessivo di zucchero per qualcuno sfiori l’abuso, tanto che bisognerebbe controllarne la diffusione come per l’alcool e il tabacco, per il bene della salute pubblica.

Sarebbe la causa di 35 milioni di morti l’anno, per via del suo contributo in malattie come diabete, cancro e patologie cardiache e il suo consumo sembra essere triplicato negli ultimi 50 anni. Ma secondo i ricercatori della UCSF questo non sarebbe che la punta dell’iceberg rispetto ai danni di cui lo zucchero è responsabile, se assunto in dosi eccessive. La tossicità di questa molecola per grandi quantità spiegherebbe circa il 40% delle sindromi metaboliche delle persone non obese. “Finché tratteremo questa sostanza come una semplice fonte calorica non abbiamo alcuna possibilità di risolvere il problema”, ha detto secco Robert Lustig, docente di pediatria al UCSF Children’s Hospital. “Esistono buone fonti caloriche e cattive fonti caloriche, proprio come ci sono grassi buoni e grassi cattivi. Ma lo zucchero è tossico a prescindere dal suo apporto calorico”.

Un allarme che potrebbe sembrare esagerato, ma che invece secondo i ricercatori riguarda un problema che nessuno ha ancora avuto il coraggio di affrontare. “C’è una distanza enorme tra quello che sappiamo e quello che facciamo nella nostra società”, ha spiegato Laura Schmidt, docente di politiche sulla salute alla UCSF ed esperta di dipendenza dall’alcool e da altre sostanze. “Nessuno dice che bisogna proibire lo zucchero, chiaramente, né chiediamo che i governi facciano imposizioni pesanti sui cittadini. Ma dobbiamo trovare un modo accettabile per far sì che il nostro consumo di questa sostanza diminuisca leggermente ma inesorabilmente, magari cercando di spingere i consumatori ad evitare alimenti e bevande in cui è particolarmente concentrato. In sostanza quello che chiediamo è che si trovi il modo di rendere cibi più salutari pratici ed economici quanto quelli pieni di zucchero”.
“Per spostare l’ago della bilancia, bisogna agire sull’opinione pubblica, far capire a tutti che l’eccezionale dose di zuccheri che consumiamo sono un problema per la nostra salute”, ha poi aggiunto la ricercatrice, che insieme agli altri scienziati del team propone già alcune soluzioni. Molte delle campagne mediatiche condotte per diminuire il consumo di alcool e tabacco potrebbero infatti essere utili, secondo gli esperti. Si potrebbero pensare tasse speciali, o anche aumentare i controlli sulle licenze dei bar e delle macchinette automatiche che vendono alimenti ricchi di zuccheri.

Un appello che potrebbe non cadere nel vuoto, visto che già alcune istituzioni avevano fatto della lotta alla cattiva alimentazione una priorità. Prima fra tutte sicuramente l’amministrazione Bloomberg, che da più di dieci anni gestisce il comune di New York City. Il sindaco ha infatti fatto partire proprio qualche giorno fa l’ennesima campagna shock contro cibi grassi e bevande gassate: alcuni dei cartelloni recitano “le porzioni nei fast food aumentano, e così pure il diabete di tipo 2 – che può portare all’amputazione degli arti”, il riferimento – macabro, c’è da dirlo – è al famoso piede diabetico, una delle complicazioni più gravi della patologia, che nelle forme peggiori può portare ad ulcere che non guariscono e dunque all’amputazione.
Ma questa non è sicuramente la prima delle iniziative di Michael Bloomberg in questo senso. Il sindaco statunitense ha infatti ingaggiato già dallo scorso anno una dura battaglia contro le bevande zuccherate, con tanto di campagna mediatica imponente: al grido di “don’t drink yourself fat” (“non bere fino a diventare ciccione”), l’amministrazione invitava i newyorkesi a bere acqua o latte a basso contenuto di grassi, piuttosto che le bevande gassate.
Campagne che hanno visto molti detrattori, soprattutto tra gli industriali che sostengono i fast food, ma anche tra chi pensa che si voglia andare verso un “proibizionismo dello zucchero” e per chi non condivide la scelta di campagne pubblicitarie che possono risultare anche molto aggressive su temi che invece sono delicati, come quello della salute pubblica. Nonostante questo, probabilmente progetti di questo tipo vanno nella stessa direzione delle richieste fatte dai ricercatori della UCSF.

Laura Berardi

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