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Giovedì 09 MAGGIO 2019
I veri problemi dell’emergenza sanitaria in Italia



Gentile Direttore,
nel corso degli ultimi dieci anni si è parlato molto di sovraffollamento dei pronto soccorso, dapprima in alcune regioni e successivamente su tutto il territorio nazionale. Più di recente, anche come conseguenza dell’incontrollato fenomeno del sovraffollamento, è emerso il problema della carenza dei medici d’emergenza, particolarmente sentito nelle province e nei piccoli pronto soccorso. Su questo tema abbiamo assistito e assistiamo alle più fantasiose soluzioni nelle diverse regioni italiane, frutto necessariamente di una profonda distanza e incomprensione del sistema dell’emergenza sanitaria e delle trasformazioni socio-economiche della popolazione che a questo si rivolge.
 
La politica si è concentrata per anni sul falso problema degli accessi inappropriati, ma la domanda di salute non mai inappropriata, può esserlo solo la risposta, da parte di un sistema incapace di adeguarsi alle trasformazioni sociali in atto.
 
I veri problemi del pronto soccorso sono da individuare nell’aumento esponenziale, ancora oggi sottovalutato, dei pazienti anziani, che richiedono una risposta del sistema sanitario del tutto nuova rispetto al passato, a partire dall’emergenza, e la contemporanea drammatica carenza di medici formati e certificati per svolgere attività di pronto soccorso, dovuta alla miopia del numero chiuso al corso di laurea in medicina, alla riduzione delle assunzioni che ha bloccato il sistema per anni nell’ottica di un risparmio che ha prodotto invece un costo altissimo, e infine alla paradossale esiguità dei posti di specializzazione in medicina di emergenza–urgenza.
 
Nonostante tutto questo, al di là degli slogan e di proposte che sfiorano il surreale, la riorganizzazione del sistema sanitario continua a non essere un tema affrontato seriamente nell’agenda politica nazionale, né in quella delle diverse regioni, lasciando al buio i cittadini su come si farà ad uscire dalla profonda crisi attuale e su quale sarà il futuro della sanità nazionale di domani.
 
L’emergenza – urgenza ha bisogno di professionisti sanitari formati e certificati per garantire ai cittadini le migliori prestazioni, con la massima competenza professionale e tempestività di esecuzione dei percorsi di cura. Oggi la qualità dei servizi dell’emergenza sanitaria è affidata interamente allo spirito di sacrificio degli operatori: a chi sceglie la specialità oggi si chiede di essere pronti a turni pesantissimi, fino all’età della pensione, avere impegnati almeno due-tre week end al mese, non poter svolgere la libera professione, con stipendi molto meno appetibili rispetto a tutti gli altri specialisti. Tutto questo senza il riconoscimento di un’attività disagiata e con la speranza di non essere aggrediti durante lo svolgimento del proprio lavoro (gli operatori del pronto soccorso sono sicuramente i più a rischio).
 
Se non verranno risolti i problemi reali, dalla riorganizzazione del sistema di cure alla valorizzazione delle competenze, la maggior parte dei laureati in medicina sceglierà sicuramente altre strade rispetto all’emergenza – urgenza, con condizioni di lavoro più accettabili, un soddisfacente riconoscimento della professionalità e con una minore esposizione al rischio di aggressioni. Al momento non è stata proposta alcuna soluzione strutturale, ma solo rimedi improvvisati ed emotivi, che oltre a non permettere la soluzione vera dei problemi provocheranno un aumento esponenziale dei costi del sistema sanitario nazionale.
 
Con la speranza che il futuro della medicina di emergenza–urgenza sia migliore rispetto a come appare oggi la SIMEU, Società italiana di medicina di emergenza-urgenza, è disponibile a confrontarsi con le Istituzioni per trovare soluzioni praticabili e sostenibili.  
 
Francesco Rocco Pugliese
Presidente nazionale SIMEU

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