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Sabato 15 GIUGNO 2019
Per la Toscana un neo laureato vale quanto uno specializzando in emergenza-urgenza



Gentile direttore,
allo scopo di cercare di evitare la stravagante assunzione di medici neo-laureati nei Pronto Soccorso degli ospedali toscani, avevo posto all’Assessore alla Salute, ma anche ai Rettori dell’Università di Firenze, Pisa e Siena ed ai Direttori Generali e Sanitari delle AOU ed ASL ed ai Direttori di Dipartimento e di Struttura Complessa dell’Emergenza-Urgenza dieci domande pubblicate su Quotidiano Sanità. Come era prevedibile nessuno mi ha risposto. Ormai è prassi non rispondere più alle critiche, non le si prendono neppure in considerazione perché ogni decisione ormai nella Sanità Pubblica Toscana non è più presa nell’interesse del cittadino ammalato ,il paziente, nell’interesse della scienza medica, ma è presa nell’interesse esclusivo degli operatori sanitari e dei loro sindacati e nell’interesse di politici attenti solo ai consensi da guadagnare o da perdere, un triste circolo vizioso. 
 
Non c’è luogo più difficile, dal punto di vista diagnostico , terapeutico e prognostico del Pronto Soccorso, dell’Emergenza in generale, i medici e gli infermieri spesso operano nell’incertezza delle conoscenze e nella ristrettezza dei tempi. Per queste complessità, per queste difficoltà oggettive, come in tutto il mondo civile, si è sviluppata in Italia una specializzazione in Medicina dell’Emergenza Urgenza di ben cinque anni di studio. Oggi in Toscana si equipara questo corso di specializzazione ad una semplice laurea. Come dire uno vale uno. Allora se i Direttori di Dipartimento e di Struttura Complessa dell’Emergenza accettano tutto questo che senso avrà più specializzarsi?
 
Al Pronto Soccorso ci può stare chiunque purchè abbia una laurea in Medicina e Chirurgia. Perché non si dice la stessa cosa per l’Anestesiologia e Rianimazione? Perché la Regione Toscana ed il suo Assessore non mandano neolaureati in sala operatoria a fare anestesie? Anche in questa disciplina mancano specialisti. Anche in Ortopedia e Traumatologia mancano specialisti. Perché l’Assessore non decide di inviare neolaureati in sala operatoria a fare protesi d’anca o di ginocchio?
 
Mi meraviglio dei Rettori delle tre Università Toscane che non hanno alzato un dito di fronte a questa aggressione alle competenze mediche costruite con la fatica dello studio. Che cosa, con che cosa hanno barattato una discussione seria ed approfondita sulle borse di studio e sull’impegno degli specializzandi nei pronti soccorsi ospedalieri certificati?
 
Ancora più triste è la contraddizione espressa dai Direttori delle Strutture Complesse che invece di opporsi a questo grave insulto allo studio, al sapere competente espresso nella loro importante disciplina, hanno accettato questo basso compromesso non guardando l’interesse del paziente ma gli orari di servizio e le ferie da firmare perché l’estate si avvicina alla faccia del giuramento di Ippocrate e della legge Bianco-Gelli.
 
Una contraddizione espressa ancora più tristemente dalle loro dichiarazioni ai media dove ci si straccia le vesti per dire che questo temporaneo impegno non è certo la specializzazione a cui si crede e che i neolaureati avranno sempre un tutor dietro di loro e che non faranno mai la notte. Ma tutto questo tragico problema non è nato forse per l’alto carico di lavoro dei medici dell’Emergenza da molto tempo dichiarato, per lo stress intenso soprattutto la notte tanto da essere costretti a fuggire?
 
Dopo l’immissione dei neolaureati, i turni di notte rimangono ed in più c’è da lavorare a stare dietro a questi neo-laureati che per altro non sono tra i migliori, perché i migliori sono entrati nelle scuole di specializzazione, questi sono gli “scartati” ma si sa nel nostro paese l’ideologia mai sopita del l’uno vale uno e del vogliamoci bene permette di far parlare tutti e di tutto come al bar. In questo modo si è realizzata sulle spalle dei cittadini mantenuti debitamente all’oscuro del pericolo che corrono, una “entente cordiale” tra Direttori di Dipartimento e Primari dell’Emergenza per non avere sofferenze di organico almeno sui fogli degli orari di servizi, con i Direttori Generali e Sanitari così non c’è troppo da pensare e forse si fa anche un piacere a qualche politico a caccia di consensi e di visione mediatica, con le Università sempre a caccia di fondi e sempre orientate allo status quo ante, con i politici che vogliono consenso e non dissenso e quindi stanno lontani dai cambiamenti e non vogliono pensare perché pensare vorrebbe dire cambiare cioè avere idee e risorse da saggiamente amministrare anche nel quotidiano e non solo nelle grandi imprese con nastri da tagliare.
 
Questa situazione poteva essere una straordinaria occasione per poter cambiare definitivamente l’Organizzazione dei Pronti Soccorso, per mettere in atto la riforma del 118 chiusa nel cassetto per volontà di una chiassosa “lobbettina dell’incompetenza”, per riflettere sui cambiamenti da apportare alla Medicina Generalista ed alla sua organizzazione che ormai invia ai Pronti Soccorsi più del 50% di pazienti che potrebbero essere curati a casa ( i famosi codici bianchi), per riflette sull’efficienza e sui differenti carichi di lavoro dei Pronto Soccorso in particolar modo quelli dei piccoli ospedali spesso inutili e pericolosi, per riflettere sull’importanza della professione infermieristica e delle sue competenze da sviluppare ulteriormente, infine per riflette sulla risorsa umana dei professionisti sanitari, sul loro valore e sulla costruzione e mantenimento delle competenze con il progredire delle conoscenze e delle innovazioni tecnologiche. Siamo invece a fare patetici esamini a neo-laureati che pur di lavorare un po’ pagheranno un alto prezzo nel momento stesso in cui si accorgeranno che al Pronto Soccorso non ci si può improvvisare.

Giorgio Tulli
Medico-chirurgo
Anestesista-rianimatore
Già Direttore del Dipartimento delle Terapie Intensive e della Medicina Perioperatoria dell’Azienda Sanitaria Fiorentina

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