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Lunedì 01 LUGLIO 2019
Istituzione centri gestionali farmaco. Ecco perché diciamo no a questa proposta di legge

SIFO e FOFI intendono qui farsi portavoce di questa diffusa perplessità, in quanto i sei articoli che compongono la Proposta di Legge presentata dall'on Ianaro (M5S) sembrano disegnare una situazione da “anno zero”, come se le attività indicate, l'organizzazione e le responsabilità ad esse connesse non facessero già ampiamente parte del SSN e delle sue riconosciute professionalità

Nei giorni scorsi (come già segnalato in una precedente nota) è stata incardinata presso la Commissione Affari Sociali della Camera una Proposta di Legge che porta la data del 9 febbraio e che ha come prima firmataria la deputata Angela Ianaro (M5S). 
 
La Proposta - “Istituzione sperimentale dei centri operativi e gestionali del farmaco presso le strutture sanitarie pubbliche, per promuovere la sicurezza, l’efficacia e l’appropriatezza nell’uso dei farmaci” – dichiara di voler sviluppare dei nuovi "centri operativi e gestionali del farmaco", in via sperimentale per una durata di tre anni al fine di (tra gli altri obiettivi) “promuovere un uso più sicuro, efficace e appropriato dei farmaci; coniugare l'appropriatezza e l'aderenza terapeutica con un approccio di farmaco-economia che riduca i costi diretti e indiretti correlati a una gestione non appropriata del farmaco; migliorare l'assistenza al paziente fornendo alla pratica clinica un servizio permanente di informazioni sul meccanismo di azione, di farmacocinetica e di farmacodinamica dei farmaci”.
 
La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI) e la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi farmaceutici delle Aziende Sanitarie (SIFO) denunciano congiuntamente l’irrazionalità della Proposta Ianaro, ipotesi che porterebbe all’attivazione sperimentale di Centri che, inseriti in modo nebuloso all’interno delle Farmacie ospedaliere, si vedono attribuire gli stessi compiti dei Farmacisti Ospedalieri.
 
Nella proposta Ianaro si legge in particolare che questi centri operativi e gestionali del farmaco saranno "composti da un’équipe di farmacologi clinici operante presso le unità operative delle farmacie ospedaliere”.
 
La Proposta è stata accolta in ambito sanitario con una certa stupita perplessità perché riprende in modo decisamente statico elementi presenti in numerosi progetti interdisciplinari già attivi in questo ambito (uno per tutti: programma Ministero della Salute “Il Farmacista di Dipartimento quale strumento per la prevenzione degli errori in terapia e l’implementazione delle politiche di Governo Clinico in ambito oncologico).
 
SIFO e FOFI intendono qui farsi portavoce di questa diffusa perplessità, in quanto i sei articoli che compongono la Proposta di Legge sembrano disegnare una situazione da “anno zero”, come se le attività indicate, l'organizzazione e le responsabilità ad esse connesse non facessero già ampiamente parte del SSN e delle sue riconosciute professionalità.
 
Andando con ordine intendiamo precisare i motivi della precisa perplessità su questa Proposta: 
REPLICA DELL'ESISTENTE E CONFUSA SOVRAPPOSIZIONE - Nel titolo della Proposta di Legge viene utilizzato il termine “sperimentale” per definire l’istituzione di centri operativi e gestionali del farmaco presso le Unità Operative delle Farmacie ospedaliere, per promuovere la sicurezza, l’efficacia e l’appropriatezza nell’uso dei farmaci.
Vorremmo sottolineare che non c’è nulla di "sperimentale" in questa ipotesi, che sembra una replica in fotocopia dell'esistente, in quanto tali centri già esistono e sono le Farmacie ospedaliere. La Legge n.475 del 2 Aprile 1968 “Norme concernenti il servizio farmaceutico” con l’art. 10 stabilisce che il direttore delle Farmacie ospedaliere sia sempre e comunque un farmacista. E' ovviamente impensabile immaginare una équipe di farmacologi clinici operante come una sorta di “sottoequipe indipendente” diretta da un farmacologo clinico presso le unità operative delle Farmacie ospedaliere.
 
Si vuol qui ricordare (come già accennato in precedenza) che nel mese di marzo del 2010 è stato avviato da parte del Ministero della Salute il Programma “Il Farmacista di Dipartimento quale strumento per la prevenzione degli errori in terapia e l’implementazione delle politiche di Governo Clinico in ambito oncologico”. Il Programma ha generato un Manuale frutto della collaborazione multidisciplinare tra Ministero della Salute, Fofi, Sifo, Aiom ed Eahp. I risultati del Programma hanno indicato con chiarezza la qualità percepita da parte degli operatori sanitari e dei pazienti che hanno indicato con chiarezza quanto la presenza del Farmacista di dipartimento abbia influito sull’assistenza.

SCARSA CONOSCENZA DI CONTENUTI E RESPONSABILITA' - Forse è utile ricordare e portare nuovamente a conoscenza di tutti (anche dei legislatori) che il percorso formativo post-universitario dei Farmacisti Ospedalieri è altamente articolato e da tempo prevede anche la specializzazione in Farmacologia, perché la professione del farmacista è non solo valutazione del farmaco, appropriatezza d’uso, promozione dell’aderenza, valutazione e gestione del rischio clinico, ma anche conoscenza approfondita degli aspetti tecnico-farmaceutici, del farmaco e del dispositivo medico.
 
Quindi da sempre il Farmacista Ospedaliero, e sempre più con le trasformazioni che l'innovazione delle cure e l'avanzamento terapeutico chiedono con puntualità, è in collaborazione con il clinico ed a supporto dello stesso. Il Farmacista ha competenze complete e complessive per seguire il processo assistenziale che coinvolge il farmaco o il dispositivo medico, dall’intercettare il bisogno di salute alla somministrazione ed erogazione. Ciò è dimostrato dalla realtà di molti Paesi Anglosassoni, ed anche in Europa ed Oltreoceano, dove il Farmacista si vede sempre più ingaggiato in un importante ruolo a supporto del clinico.
 
Da questo punto di vista, la Proposta dimostra una certa mancata conoscenza delle norme, delle esperienze in atto (citiamo solo quelle virtuose nell’ambito Oncologico e dell’Antimicrobial Stewardship) e delle organizzazioni che sovrintendono alla gestione del farmaco e del dispositivo medico a livello assistenziale. Il Farmacista ospedaliero negli anni ha portato avanti un ruolo specifico in una sede accreditata (la Farmacia ospedaliera) e il SSN gli riconosce il ruolo di esperto del farmaco e del dispositivo, con competenze globali. La Proposta va quindi in netta controtendenza con lo sviluppo globale che sta delineando la figura del Farmacista Ospedaliero come soggetto professionale sempre più universalmente richiesto e necessario. Non a caso gli statement della Farmacia Europea realizzati dall’EAHP nel 2014 stanno avendo progressiva implementazione in tutte le nazioni del Continente. 
 
ATTUALE FORMAZIONE E OBBLIGHI PROFESSIONALI - la Proposta di Legge indica le attività da svolgere da parte di questo sedicente “team sperimentale”, che andrebbero ad interessare discorsi di interazioni farmacologiche e tossicologia dei farmaci. Sottolineiamo che queste attività istituzionalmente fanno parte della formazione attuale e degli obblighi professionali del Farmacista Ospedaliero. Su questo tipo di attività il farmacista ha sempre lavorato a partire da una formazione specifica, esprimendo il proprio plus professionale nelle attività di farmacia clinica a supporto delle attività del clinico. Non si vede alcuna utilità e necessità nella replica di ruoli e funzioni già esistenti.
 
SPRECO DI RISORSE – Per terminare, lascia francamente sconcertati la copertura economica inserita nella Proposta all’art.6: 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, più altre eventuali risorse ed oneri a carico delle Regioni. In una fase di contrazione di risorse, in un periodo in cui è tutt’altro che terminata la “battaglia” per il riconoscimento dei diritti degli specializzandi in farmacia ospedaliera (ancora oggi non perequati ai loro colleghi medici), in una fase in cui i processi di semplificazione all’interno delle organizzazioni dovrebbero produrre ricadute positive in termini di budget, assistiamo con questa proposta ad un arretramento di visione complessiva, di prospettiva, di sostenibilità.
 
Per concludere, SIFO e FOFI ritengono pertanto che la suddetta Proposta di Legge:
·  parta da una scarsa conoscenza concreta del settore specifico;
·  risponda più che altro alla necessità di parte del mondo della farmacologia di trovare nuove sbocchi professionali;
·  porti ad una grave confusione organizzativa in seno alle strutture ospedaliere, attribuendo evidentemente le stesse responsabilità a figure diverse;
·  non esprima assolutamente le effettive necessità dei cittadini e delle organizzazioni sanitarie di avere risposte chiare in termini di qualità e sicurezza delle cure;
 
 
Consideriamo pertanto la Proposta di Legge gravemente lesiva delle prerogative della professione del farmacista e, in particolare, della competenza e del ruolo dei Farmacisti ospedalieri e dei servizi territoriali. Sarebbe ora, invece, che le poche risorse economiche disponibili venissero utilmente destinate per superare l’assenza per i farmacisti specializzandi di un trattamento economico e contributivo, a differenza di quelli dell’area medica e a istituire la figura del Farmacista di Dipartimento, che certamente può concorrere al necessario ammodernamento del sistema di governance sanitaria.
 
Alla luce di quanto segnalato, SIFO e FOFI chiedono alla classe politica, alla Commissione Affari Sociali ed ai Ministeri competenti di giudicare con approfondita attenzione le Proposte di settore, e contemporaneamente di sviluppare effettive e consapevoli azioni legislative, con ricadute organizzative, professionali ed accademiche per continuare a rendere sicuro, efficace e appropriato l'uso dei farmaci a tutto vantaggio dei cittadini e dei pazienti, nello sviluppo delle professionalità reali già operanti nel SSN, evitando le confusioni di ruoli e gli sprechi economici in una fase storica di risorse limitate. 
 
Simona Serao Creazzola
Presidente Sifo
 
Andrea Mandelli
Presidente Fofi

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