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Giovedì 25 LUGLIO 2019
Contratto medici e dirigenti. Il punto di vista dei dirigenti delle professioni sanitarie



Gentile Direttore,
anche l’Associazione Nazionale Dirigenti Professioni Sanitarie (Andrprosan) ha fatto parte parte della delegazione Cosmed al tavolo del negoziato per il contratto della dirigenza medica e sanitaria. Una importante esperienza e una percezione positiva, in linea con il pensiero delle sigle firmatarie il contratto. 
 
Di particolare interesse per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie, per gli indispensabili adeguamenti legislativi:
- la dichiarazione congiunta n. 7 - con riferimento all’art. 89 (Indennità di esclusività), le parti auspicano che si concluda il percorso normativo atto a garantire la possibilità di opzione tra rapporto esclusivo o non esclusivo per la dirigenza delle professioni sanitarie di cui all’art.6 della Legge 251 del 10/8/2000;
- la dichiarazione congiunta n. 13 - le parti ritengono opportuno effettuare un approfondimento sulla possibilità di includere la retribuzione di posizione parte variabile nella base di calcolo utile ai fini dell’indennità premio di servizio;
- l’adeguamento normativo per l’accesso alle posizioni di SC per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie (in maniera identica alle altre Dirigenze Mediche, Veterinarie e Sanitarie).
 
Parallelamente ai tanti aspetti positivi Andropasan prende atto che alcune proposte di modifica non hanno trovato riscontro favorevole, in particolare l’art. 14 (caratteristiche del rapporto di lavoro dei dirigenti – mantenendo delle separazioni che oggi non hanno ragione di esistere), l’art. 18 (tipologia di incarico – con la “dimenticanza” della previsione della SC  anche per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie, al pari delle Direzioni di Distretto e di Presidio Ospedaliero … come peraltro già esistente in molti casi).
 
Le istanze presentate avevano lo scopo di evidenziare che un sistema complicato e complesso come il SSN, multi-professionale e multi-disciplinare, ha bisogno del più alto livello possibile di integrazione, anche (soprattutto) attraverso una diversa considerazione rispetto al passato e, soprattutto, pari diritti e pari dignità tra i professionisti che operano per il raggiungimento degli stessi obiettivi.
 
L’impianto contrattuale non ha superato alcune rilevanti differenze (pur nella consapevolezza che non è nella potestà di un contratto modificare una norma di legge e prevedere finanziamenti specifici), con il forte rischio di aumentare le tensioni e le distanze tra famiglie professionali diverse che, con molta fatica, si stanno cercando di attenuare.
 
A titolo esemplificativo: alla Dirigenza Medica e veterinaria è riconosciuta l’indennità di esclusività e l’indennità di specificità medica; alla Dirigenza Sanitaria è riconosciuta l’indennità di esclusività; alla Dirigenza delle Professioni Sanitarie … nulla!
 
Probabilmente se ci fosse stata più solidarietà, una maggiore consapevolezza da parte del Comitato di Settore e un maggiore coraggio da parte di ARAN, alcuni punti avrebbero potuto trovare una attenzione e un riscontro diverso, con il giusto riconoscimento di pari diritti e pari dignità alla Dirigenza delle Professioni Sanitarie, cui afferiscono circa i 4/5 del totale dei dipendenti di un’Azienda.
 
Lavorare sui punti sopra citati richiederà sicuramente un grande sforzo e una maggiore adesione e compattezza tra i Dirigenti delle Professioni Sanitarie, tenendo conto che il contratto firmato è già scaduto il 31/12/2018, con la necessità di lavorare da subito alle rivisitazioni necessarie, anche legislative, con il coinvolgimento diretto degli attori del sistema.
 
Relativamente alla affermazione nella dichiarazione a verbale della Cimo, che sostanzialmente dice che l’arrivo della Dirigenza degli Infermieri ha sottratto una componente economica ai medici, vale la penna di ricordare che:
- I Dirigenti delle Professioni Sanitarie non arrivano “a mani nude” ma portano  rilevanti risorse, anche economiche.
 
- La numerosità e la tipologia di professionisti necessitanti per il funzionamento del sistema non deve fare riferimento alla “storicità” dei dati, ma alle modifiche che hanno riguardato il sistema (evoluzioni scientifiche, tecnologiche, metodologiche), i bisogni della popolazione (cambiamenti demografici, epidemiologici e socio-economici, aumento di cronicità / fragilità / disabilità), gli indirizzi normativi (es. decreto 70/2015, con precisi riferimenti agli standard min e max riguardanti le discipline attivabili in ogni ambito regionale e le casistiche di riferimento, a tutela e garanzia di utenti, professionisti ed aziende), le evoluzioni normative che hanno riguardato il sistema (es. Decreto 24/2017, accreditamento delle strutture, etc.) e la formazione dei professionisti.  Guardare all’innovazione senza interventi paralleli sull’organizzazione, anche con ripensamenti condivisi dei modelli organizzativi e dei sistemi di cura e assistenza, oltre che non rispondere ai principi del management moderno, non consente né il miglioramento dei servizi all’utenza, né l’utilizzo corretto e razionale delle risorse.
 
- E’ indispensabile trovare superamento delle criticità esistenti, a livello culturale e professionale, coniugando al meglio i saperi caratterizzanti di ognuno con la prevalenza delle condizioni clinico / assistenziali / riabilitative dei malati, dall’operatività quotidiana alla responsabilità apicale, con chiara definizione di ruoli e responsabilità per ogni livello delle articolazioni organizzative, con il più alto livello possibile di integrazione  (nessuno può farcela da solo!).
 
Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN
 

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