quotidianosanità.it

stampa | chiudi


Martedì 30 LUGLIO 2019
La crisi della medicina e del medico è reale. Lo conferma un sondaggio dell’Omceo di Brescia



Gentile Direttore
nello spirito di contribuire al dibattito in corso sugli Stati Generali della professione medica presentiamo una sintesi del sondaggio realizzato dal nostro Ordine: “Crisi della medicina e del ‘medico’ - l’opinione dei medici bresciani”. Nel numero attualmente in distribuzione della nostra rivista Brescia Medica vi è un ampio articolo del dr. Angelo Bianchetti, nostro consigliere e curatore del sondaggio, con tutti i dati dell’indagine.
 
Nello stesso numero vari contributi, a partire da quello del Presidente nazionale dr. Filippo Anelli. Contributi con cui abbiamo cercato di affrontare i molti temi che hanno caratterizzato il dibattito di questi mesi: medicina e filosofia della scienza, epistemologia, formazione ed analisi sugli aspetti organizzativi (la rivista è scaricabile on-line a questo link).

La crisi della medicina e della figura del medico sono reali. E’ una condizione vissuta dalla quasi totalità degli intervistati (92.2%). I giovani medici bresciani, tra i 25 ai 44 anni, avvertono la crisi con maggiore gravità (percezione condivisa dal 97,1%).

La nostra indagine, senza pretendere di analizzare esaustivamente la complessità della crisi, ha individuato alcune ragioni come elementi chiave alla sua origine. Le seguenti ragioni sono ritenute di massimo rilievo da più del 60% del campione:
• Inadeguatezza del sistema organizzativo (66%)
• Crisi del rapporto medico-paziente (65%)
• Crisi dei valori sociali (62%)
• Eccessivo peso delle ragioni economiche sulle decisioni cliniche (60%)

E’ utile dar conto anche delle ragioni ritenute di moderata o minore importanza che nel dibattito in corso vengono spesso considerate di rilievo maggiore rispetto a quello che emerge dalla realtà della comunità medica, se pur con i limiti dell’indagine sondaggistica.
 
Le ragioni considerate di moderata importanza (dal 30 al 60% del campione) sono:
- Complessità dei bisogni del paziente (56%)
- Crisi della deontologia (40%)
- Inadeguatezza del sistema formativo (38%)
- Crisi della fiducia nella scienza (39%).
 
Mentre quelle di minore importanza (meno del 30% del campione) sono:
- Ingerenza e difficoltà di interazione con le altre professioni sanitarie (30%)
- Inadeguatezza del modello di medicina basato sulle evidenze, sulle linee guida e protocolli (21%)
- Eccessiva ingerenza della tecnologia ed eccesso di innovazioni (20%).

Negli incontri finora realizzati dalla Federazione molto si è discusso del ruolo della deontologia medica con varie prospettive: da una necessaria ed aggiornata revisione ad un completo e radicale ripensamento indispensabile per il nuovo paradigma di medico che alcuni propongono.

I medici bresciani individuano due elementi fondamentali della deontologia: da un lato difendere l’agire del medico dall’eccessiva ingerenza dell’economia, della politica e dell’organizzazione dei servizi, dall’altro continuare a definire il campo del lecito di fronte allo sviluppo della tecnica che rende possibile ciò che in passato non era (entrambi aspetti quindi molto importanti per oltre l’82%% del campione).



 
Complessità è una delle parole chiave del dibattito in corso; abbiamo cercato di indagare gli elementi che, secondo i medici bresciani, caratterizzano la complessità del malato. Riportiamo solo i fattori che vengono ritenuti di media o elevata importanza da più del 90% del campione:

Il concetto di malattia e l’approccio clinico tradizionale (segni, sintomi, causa, diagnosi, cura…) sono ritenuti ancora validi, pur con i necessari adattamenti dovuti alla complessità dei pazienti di oggi, per il 77% dei medici.

Correlato al tema dell’approccio clinico è quello del modello di relazione fra il medico e il paziente, che si è evoluto nel tempo e che tenderà ancora ad evolvere. Abbiamo proposto ai colleghi vari “modelli” di relazione: il 98,5% dei medici bresciani indica come valido il modello della alleanza terapeutica, nella quale al centro vi è il malato con i suoi bisogni, a conferma che, da tempo, la comunità medica ha ripensato ed abbandonato modelli del passato avviandosi decisamente verso un approccio moderno.

La crisi è uno stimolo al cambiamento ed al superamento delle difficoltà. In questa direzione si è volta la ricerca della opinione dei medici bresciani, chiedendo un giudizio sugli elementi ritenuti di maggiore importanza per un cambiamento in positivo della medicina e per il superamento della crisi del ruolo del medico che per altro sono, in pratica, speculari alla ragioni della crisi.

Dove dobbiamo intervenire? Quali i fattori che si ritengono abbastanza e molto importanti?

Pur avendo raggiunto l’attendibilità statistica per percentuale di responders (12,6% degli iscritti, bilanciati per età, sesso e area professionale) i risultati sono puramente indicativi. Emergono però alcune sensibilità di cui forse il dibattito in corso dovrebbe tener conto.

Il 97% dei giovani medici “sentono” la crisi come severa, forse perché formati alla centralità della tecnologia ed al primo impatto con l’uomo o la donna che a loro si affida si rendono drammaticamente conto che la nostre evolute possibilità biotecnologiche non sono sufficienti e che il fondamento del nostro lavoro è, e sarà, la “relazione di cura “. Ed allora è fondamentale, nel senso etimologico di sostegno, il ruolo dei veri mentori, quelli che traggono il meglio dal passato, valorizzano con buon senso le possibilità del presente e sono aperti al futuro.

Il dibattito finora è stato alto e centrato sulla necessità di un “cambiamento” che si basi sull’analisi critica epistemologica, sul ritrovato ruolo di autore del medico e quindi di una nuova autorevolezza che lo liberi da un presunto eccesso di positivismo. Le indicazioni dei medici bresciani su come affrontare questa crisi sono pragmatiche (Diffusione della medicina difensiva. Eccessiva burocrazia. Aspettative, richieste o pretese del paziente sulla base di informazioni acquisite sui social o in rete. Inadeguatezza del sistema organizzativo: aziendalizzazione, ospedale vs territorio, medico generalista versus specialista, ecc..Turni e orari di lavoro sempre più impegnativi. Deterioramento del rapporto medico-paziente.) ma vere, sentite e non ignorabili.

Noi crediamo che le due visioni siano, quantomeno, paritarie e debbano quindi integrarsi e non confliggere.
 
Ottavio Di Stefano
Presidente Ordine Medici e Odontoiatri della Provincia di Brescia

Angelo Bianchetti
Coordinatore Commissione di Bioetica Ordine Medici e Odontoiatri della Provincia di Brescia

© RIPRODUZIONE RISERVATA