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Giovedì 01 AGOSTO 2019
Cancro prostata. Per diagnosi meglio MRI che biopsie sistematiche

Una revisione degli studi mette in evidenza come la risonanza magnetica (MRI) sia migliore delle biopsie sistematiche per diagnosticare il cancro alla prostata. “I risultati di questa metanalisi cambieranno la pratica clinica”, dice Ivo Schoots coautore della metanalisi. “Sulla base di questi dati, l’Associazione europea di urologia ha deciso di cambiare le sue raccomandazioni sul cancro alla prostata a marzo 2019”


(Reuters Health) Ivo Schoots e collegh, dell’Erasmus University Medical Center Rotterdam  hanno ricercato in letteratura studi su uno o più test confrontati con lo standard di riferimento (biopsia guidata) per poi valutarli tramite MRI e la biopsia sistematica. Complessivamente sono stati considerati 43 studi.
 
Usando una prevalenza di cancro pari, al basale, al 30%, il team dello studio ha riscontrato che con la MRI (sulla base di otto studi sensibilità 0,72; specificità 0,96) potrebbero emergere 216 veri positivi, 28 falsi positivi, 672 veri negativi e 84 falsi negativi ogni 1.000 uomini.
Al contrario, la biopsia sistematica (sulla base di quattro studi sensibilità 0,63; specificità 1,00) potrebbe produrre 189 vero positivi, zero falsi positivi, 700 veri negativi e 111 falsi negativi ogni 1.000 uomini.

I confronti tra MRI e biopsia sistematica per il rilevamento di una patologia significativa hanno prodotto tassi di rilevamento aggregati di 1,05 (20 studi) in uomini naive alla biopsia e di 1,44 (10 studi) in soggetti con una precedente biopsia negativa.

“Raccomandare una MRI anticipata in tutti gli uomini in cui si sospetta un cancro alla prostata è giustificato”, conclude Schots “Tuttavia, la MRI non è inconfutabile e laddove esista un’elevata probabilità di un cancro alla prostata clinicamente significativo, le biopsie sistematiche dovrebbero rimanere un’opzione molto concreta anche in uomini con MRI negative”.

Marilynn Larkin
 

(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

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