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Martedì 06 AGOSTO 2019
Sperimentazione animale. Società scientifiche contro decreto tariffe: “È un ulteriore aggravio per la ricerca”

Sif, Sitox, Sin, Sins, Siica, Sif e Irccs Mario Negri si scagliano contro il Dm riguardante la determinazione delle tariffe spettanti al Ministero della salute, ai fini del rilascio delle autorizzazioni relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici. “Chiediamo una moratoria nell’applicazione del Decreto fino a che non siano stati identificati percorsi amministrativo-contabili che assicurino di non incorrere in errori”

“In data 25 luglio 2019 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto Ministeriale (Ministero della Salute) n. 173 del 27/03/2019 riguardante la determinazione delle tariffe spettanti al Ministero della salute, ai fini del rilascio delle autorizzazioni relative alla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici. In un contesto di riduzione progressiva dei finanziamenti pubblici alla ricerca che ha portato il nostro Paese ad uno degli ultimi posti a livello Europeo, la richiesta di provvedere ad un pagamento anticipato per una prestazione Ministeriale in ottemperamento ad un obbligo di Legge, ancorché legittimata dall’ordinamento Italiano, viene percepita dai Ricercatori come un ulteriore aggravio economico e amministrativo allo svolgimento delle loro ricerche indipendenti”. È quanto denunciano in una lettera aperta firmata dai presidenti di Società Italiana di Farmacologia (Sif), Società Italiana di Tossicologia (Sitox), Società Italiana di Neurologia (Sin), Società Italiana di Neuroscienze (Sins), Società Italiana di Fisiologia (Sif), Società Italiana di Immunologia Clinica e Allergologia (Siica), con il Presidente dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs Silvio Garattini.
 
Nella missiva, indirizzata al Ministero della Salute, dell'Istruzione e dell'Economia si precisa come sia “noto dal 2014 che una tariffazione sulla sperimentazione animale sarebbe stata imposta. Tuttavia pare che il decreto sia stato pubblicato sulla G.U. senza una preventiva e adeguata attività di trasmissione/diffusione, cogliendo quindi impreparate alla sua ricezione le amministrazioni pubbliche preposte alla sua attuazione. Anche non abbandonandosi a rimostranze improduttive viene naturale chiedersi come sia stato possibile che, nella prefigurazione dell’entità delle tariffe e delle procedure amministrative per il loro pagamento, non sia stato possibile da parte del Ministero della Ricerca (MIUR) concertare con il Ministero della Salute una differenziazione delle tariffe stesse sulla base della tipologia di ricerca considerando separatamente le ricerche indipendenti finanziate con fondi Europei, Ministeriali, Regionali e di Fondazioni no profit e quelle legate alla ricerca profit effettuate da Compagnie Farmaceutiche a fini regolatori e/o commissionate ad Atenei ed Enti di ricerca tramite convenzioni”.
 
“A questo – proseguono le società scientifiche - si accompagna la riflessione che le modalità amministrative proposte per il pagamento delle tariffe da parte di Università ed Enti di Ricerca pubblici confliggono sensibilmente con le regole di Contabilità imposte dallo Stato Italiano. Infatti, deve essere considerato che tutti i fondi pubblici di ricerca devono essere rendicontati su capitoli predefiniti dall’ente erogatore e che comunque le amministrazioni degli Atenei e degli Enti di Ricerca non potranno anticipare i pagamenti rispetto all’erogazione dei fondi stessi. Infatti per il pagamento delle tariffe richieste sarà necessario che queste siano previste in un capitolo di spesa relativo al progetto di ricerca per cui si richiede l’autorizzazione. Poiché questo sarà disponibile solo dopo l’erogazione del finanziamento, le Amministrazioni pubbliche saranno poste di fronte a difficoltà potenzialmente insuperabili”.
 
“La prevedibile conseguenza – si precisa - sarà non solo quella di immobilizzare o ritardare lo svolgimento delle ricerche finanziate ma anche di mettere a rischio l’ottenimento di finanziamenti da parte di organismi erogatori. Va considerato infatti che sia la Comunità Europea, Fondazioni no profit, ma anche gli stessi Ministeri della Salute e MIUR, solitamente richiedono l’autorizzazione ministeriale alla ricerca proposta, o almeno la sottomissione della richiesta di autorizzazione al Ministero della Salute, contestualmente alla domanda di finanziamento. In caso di non finanziamento si prefigurerebbe quindi una inammissibile distrazione di fondi pubblici”.
 
“Queste riflessioni – concludono - ci spingono a chiedere una moratoria nell’applicazione del Decreto fino a che non siano stati identificati percorsi amministrativo-contabili che assicurino di non incorrere in errori sanzionabili nell’ottemperare il pagamento delle tariffe determinate per il rilascio delle autorizzazioni, ma anche per le altre voci. Una moratoria potrebbe anche permettere un confronto sereno sulla possibilità di differenziare l’onere tariffario in funzione della finalità della ricerca”.
 
 
 

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