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Mercoledì 18 SETTEMBRE 2019
EASD/ E’ allarme diabete di tipo 2 tra i giovani. Forma aggressiva e a rapida evoluzione

I casi diabete di tipo 2, la forma tipica dell’adulto, compaiono sempre più di frequente in età giovanile. Questa condizione negli adolescenti e nei giovani adulti assume una particolare aggressività e condiziona la comparsa di complicanze micro e macrovascolari in età più precoce. Non esistono terapie specifiche ma si può fare molto sul versante della prevenzione. Gi esperti della Società Italiana di Diabetologia, insieme alla comunità scientifica internazionale, dal congresso EASD di Barcellona lanciano una call to action alle famiglie, alla scuola, all’industria alimentare, oltre che ai medici, per lavorare tutti insieme al fine di contrastare questo fenomeno.

La prevalenza del diabete di tipo 2 negli adolescenti e nei giovani sotto i 40 anni aumenta di anno in anno notevolmente. Negli Usa le stime parlano di un aumento annuale del 2,3% di diabete di tipo 2 negli under 30, dal 2010 ad oggi e si prevede che il numero di giovani con diabete di tipo 2 sia destinato a quadruplicare entro il 2050. 
“Mancano dati italiani ufficiali – riflette il professo Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetolgoia - ma estrapolando il dato americano al nostro Paese, è possibile stimare che negli ultimi 10 anni la popolazione dei giovani con diabete di tipo 2 (una forma tipica dei loro padri o addirittura dei loro nonni) è raddoppiata, arrivando a interessare circa 150.000 soggetti.
 
A predisporre i ragazzi al ‘diabete dei nonni’ sono i ‘soliti noti’: obesità, storia familiare e stile di vita sedentario. Al congresso dell’EASD (European Association for the Study of Diabetes, in corso a Barcellona da 16 al 20 settembre) un’intera sessione è dedicata a questo problema emergente.
 
 
“I dati scientifici finora prodotti – afferma il professor Purrello - dimostrano che in questa fascia di età il diabete è più aggressivo. L'insorgenza di questa condizione in giovane età si associa inoltre ad un aumentato rischio di complicanze croniche, sia macro che micro-vascolari, legate ad un periodo maggiore di esposizione agli elevati livelli di glicemia.
Il diabete di tipo 2 a esordio giovanile ha inoltre un fenotipo patologico più aggressivo, che porta allo sviluppo prematuro di complicanze, con effetti negativi sulla qualità della vita e effetti sfavorevoli sugli esiti a lungo termine”.
 
 
Il diabete di tipo 2 nei giovani è associato a grave resistenza all'insulina, e ad un rapido deterioramento della funzionalità delle cellule beta pancreatiche che è da tre a quattro volte più veloce rispetto a quanto osservato nell’adulto; anche i tassi di fallimento terapeutico sono significativamente più alti nei giovani che negli adulti.
 
 
Le opzioni terapeutiche per questa condizione sono fortemente ridotte, e gli studi disponibili ancora pochi. Oltre alle modifiche dello stile di vita, di importanza fondamentale, la metformina rimane la terapia di prima linea per gli adolescenti con diabete di tipo 2; ma la maggior parte di questi ragazzi progredisce rapidamente verso il fallimento terapeutico e approda dunque alla terapia insulinica.
 
 
Anche uno studio presentato al 55° congresso dell’EASD (Professor Sanjoy Ketan Paul, Università di Melbourne), conferma l’aumento di casi di diabete di tipo 2 a comparsa precoce, dall’inizio di questo secolo. Analizzando l’enorme database delle cure primarie inglesi, sono stati individuate 370.854 persone alle quali è stato diagnosticato il diabete di tipo 2 a partire dall’inizio di questo secolo. L’età media dei soggetti con nuova diagnosi di diabete da inizio secolo è 53 anni, ma l’11%  appartiene alla fascia 18-40 anni e il 16% a quella 41-50. La percentuale dei giovani (fascia d’età 18-40) con diabete di tipo 2, nei 17 anni di osservazione dello studio è passata dal 9,5 al 12,5%. In altre parole, in Gran Bretagna oggi un nuovo caso di diabete di tipo 2 su 8 compare nella fascia d’età 18-40 anni (all’inizio del secolo i ‘tipo 2’ in questa fascia d’età erano 1 su 10).
 
Gli autori hanno estratto i dati relativi a misure antropometriche, cliniche e di laboratorio e alle comorbilità al momento della diagnosi di diabete di tipo 2; sono andati quindi a valutare nell’arco di un follow up di 7 anni, la comparsa di eventi cardiovascolari (CVD) e di mortalità per tutte le cause. I ‘tipo 2’ più giovani presentano un indice di massa corporea (BMI) significativamente più elevato degli altri (in media 35 Kg/m2) e il 71% di loro è obeso, presentano delle glicemie più elevate (l’emoglobina glicata media è 8,6%) e più elevati livelli di LDL (il 71% ≥ 100 mg/dL) rispetto ai diabetici più anziani. Nel gruppo dei giovani inoltre uno su tre è risultato iperteso, il 2% presenta CVD e il 4% malattia renale cronica. Ben uno su 4 è risultato d aumentato rischio cardiovascolare.
 
Per proteggere questi giovani dalle complicanze dalla mortalità cardiovascolare a lungo termine è dunque necessario adottare strategie di intervento più aggressive.
 
“L'onere della prevenzione – conclude il professor Purrello - non ricade solo sui medici, ma inizia dalla famiglia, dalla scuola, dai responsabili delle politiche sanitarie,  e coinvolge varie componenti della società, inclusa l’industria alimentare”.

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