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Giovedì 03 OTTOBRE 2019
Caso Cryo-Save. Il Ministero della Salute: “Chieste informazioni alle autorità svizzere”

Il viceministro Sileri ha risposto oggi ad un’interrogazione in commissione sul caso dei campioni di staminali scomparsi in seguito al fallimento dell’azienda di crioconservazione e per cui sarebbero coinvolte 15mila famiglie italiane. “Sì a donazioni volontarie ma occorre scoraggiare un sistema di raccolta individuale e privato”.

“Riguardo al caso specifico della Società “Cryo-save”, assicuro che il Ministero della salute, tenendo conto delle richieste provenienti dai genitori interessati, si è attivato al fine di acquisire direttamente dalle Autorità elvetiche, attraverso i canali diplomatici, ed è in attesa di acquisire notizie attendibili circa la situazione della Società in questione”. È quanto ha affermato oggi il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri rispondendo ad un’interrogazione in commissione Affari Sociali.
 
“Sono d’accordo – ha poi precisato Sileri - nel dare la possibilità a tutti di donare con maggiore semplicità ed avere una banca solidale molto più ampia. Ribadisco, però,  che si è sempre cercato di scoraggiare un sistema di raccolta individuale e privato per due motivi fondamentali: è improbabile che chi decide di conservare le cellule staminali ne abbia davvero bisogno personalmente in futuro e le evidenze scientifiche dimostrano che i risultati migliori provengono dalle cellule di un soggetto compatibile ma diverse dal paziente stesso. In secondo luogo, se una patologia insorge nel bambino a distanza di poco tempo dal taglio del cordone ombelicale il sangue potrebbe contenere già cellule malate. Ritengo, pertanto, che vada incentivata la raccolta di unità di sangue cordonale per aumentare la varietà genetica”.
 
La risposta integrale del Vice Ministro della Salute Pierpaolo Sileri:
Con riguardo alla questione sollevata, in via preliminare preciso che è necessario distinguere la conservazione del sangue del cordone ombelicale per uso privato-personale, per ipotetici utilizzi futuri, come nel caso in questione, dalla raccolta e conservazione del sangue cordonale donato a fini solidaristici, a beneficio della collettività, per fini di trapianto di cellule staminali emopoietiche (CSE).
 
In Italia il prelievo di cellule staminali emopoietiche (CSE) da sangue del cordone ombelicale è ricompreso tra le attività trasfusionali (legge 21 ottobre 2005, n 219) e si fonda sui principi della donazione volontaria, non remunerata, anonima e responsabile e della gratuità del sangue che non è fonte di profitto.
 
La conservazione del sangue cordonale è un interesse primario del Servizio Sanitario Nazionale ed è consentita presso strutture pubbliche (banche), in quanto finalizzata alla cura (trapianto) di pazienti affetti da patologie ematologiche ed onco-ematologiche.
 
Nel nostro Paese è anche possibile conservare in banche pubbliche, a spese del SSN, il sangue cordonale per un uso autologo-dedicato al bambino stesso o a un familiare, nel caso in famiglia ci siano patologie o malattie genetiche per le quali è consolidato l’uso delle cellule staminali emopoietiche.
 
Infatti, il d. m. 18 novembre 2009 regola la conservazione, sul territorio nazionale, a carico del SSN, presso strutture pubbliche, del sangue da cordone ombelicale donato o per fini solidaristici o per l’uso autologo-dedicato. Attualmente, sono operanti nel territorio nazionale 18 banche pubbliche, coordinate dal centro nazionale sangue in collaborazione con il centro nazionale trapianti in cui oggi sono conservate oltre 37mila unità di sangue cordonale messe a disposizione di tutti i pazienti bisognosi di un trapianto di cellule staminali. autorizzate e accreditate dalle Regioni e Province Autonome.
 
In coerenza con i principi fondanti del sistema nazionale (il sangue non è fonte di profitto) il d. m. 18 novembre 2009 sulla conservazione autologo dedicata (art. 3, comma 2) dispone che: “È vietata l’istituzione di banche per la conservazione di sangue da cordone ombelicale presso strutture sanitarie private, anche accreditate, ed ogni forma di pubblicità alle stesse connessa”.
 Al riguardo, è necessario ricordare che nei primi anni 2000, sulla base della diffusione di notizie riguardo alle potenzialità di impiego del sangue da cordone ombelicale, sorse un intenso dibattito sulla conservazione autologa per ipotetici utilizzi futuri. L’amplificazione mediatica del dibattito ha alimentato aspettative di cura, con prospettive ancora remote, contribuendo alla propaganda (da parte di Società private) della conservazione personale quale “assicurazione biologica” per il neonato e la famiglia.
 
Da allora le Autorità nazionali, europee e internazionali e le Società scientifiche hanno continuato a scoraggiare l’istituzione di banche private a scopo di lucro e sostengono la donazione solidaristica in strutture pubbliche. 
 
Tuttavia, nel contempo dalla società civile cresceva la domanda, in nome del principio di autodeterminazione e di libera scelta, di poter conservare comunque il sangue cordonale per eventuali utilizzi in futuro.
 
Nel rispetto della libera volontà dei genitori è stata consentita, attraverso reiterate Ordinanze ministeriali (2002-2009), l’esportazione dei campioni di sangue per la  conservazione personale presso banche operanti all’estero.
 
Con la emanazione dei due decreti entrambi in data 18 novembre 2009, uno sulla donazione autologo dedicata e l’altro sulla istituzione della Rete nazionale delle banche, si è consolidato il quadro normativo della conservazione del sangue cordonale nel territorio nazionale, e si è provveduto nel contempo a sostituire le Ordinanze ministeriali (misure contingibile e urgenti) con l’Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2010 sull’esportazione di campioni di sangue cordonale per uso autologo, con il quale sono state stabilite le modalità per la richiesta e il rilascio della autorizzazione all’esportazione da parte delle Regioni.
 
Nell’Accordo citato è previsto che i genitori interessati ottengano dalla Direzione Sanitaria della struttura sede del parto, le informazioni e la modulistica per la presentazione della domanda di esportazione dei campioni, nonché la sottoscrizione della avvenuta attività di counselling con la consegna di materiale informativo sull’uso appropriato del sangue cordonale, affinché vi sia la piena consapevolezza della scelta di esportare il campione presso banche estere.
Al termine della procedura la Direzione Sanitaria, verificata la conformità della domanda e del Kit di trasporto, rilascia l'autorizzazione all’esportazione.
 
Riguardo al DPCM 12 gennaio 2017 relativo ai LEA, l’articolo 47 prevede che ”Il Servizio sanitario nazionale garantisce altresì la ricerca ed il reperimento di cellule staminali emopoietiche presso registri e banche nazionali ed estere”, in quanto la ricerca e reperimento di CSE, quali Livelli essenziali di assistenza, avviene attraverso l’attività del Registro Nazionale dei Donatori di Midollo Osseo (IBMDR), istituito dalla legge n. 52/2001 presso l’Ospedale Galliera di Genova, che coordina la ricerca di cellule staminali emopoietiche da sangue midollare, periferico e cordonale, presso i Registri nazionali e internazionali. Quanto alle criticità legate alle banche estere, ribadisco che il sistema nazionale di donazione e trapianto di CSE è del tutto distinto dalla conservazione del sangue cordonale ad uso privato, svincolato dal circuito internazionale dei Registri di donatori di CSE per trapianto, mentre gli introiti delle banche private autorizzate all’estero derivano dalla libera scelta dei cittadini che stipulano contratti di natura privatistica con Società private con la sede di conservazione all’estero.
Da ultimo, riguardo al caso specifico della Società “Cryo-save”, assicuro che il Ministero della salute, tenendo conto delle richieste provenienti dai genitori interessati, si è attivato al fine di acquisire direttamente dalle Autorità elvetiche, attraverso i canali diplomatici, ed è in attesa di acquisire notizie attendibili circa la situazione della Società in questione.
 
Concludo con alcune valutazioni di natura tecnico-politica, sono d’accordo nel dare la possibilità a tutti di donare con maggiore semplicità ed avere una banca solidale molto più ampia. Ribadisco, però,  che si è sempre cercato di scoraggiare un sistema di raccolta individuale e privato per due motivi fondamentali: è improbabile che chi decide di conservare le cellule staminali ne abbia davvero bisogno personalmente in futuro e le evidenze scientifiche dimostrano che i risultati migliori provengono dalle cellule di un soggetto compatibile ma diverse dal paziente stesso. In secondo luogo, se una patologia insorge nel bambino a distanza di poco tempo dal taglio del cordone ombelicale il sangue potrebbe contenere già cellule malate. Ritengo, pertanto, che vada incentivata la raccolta di unità di sangue cordonale per aumentare la varietà genetica.
 
 
 

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