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Venerdì 04 OTTOBRE 2019
Social in sanità. Sandroni (Federsanità): “Il diritto alla conoscenza, il dovere della consapevolezza”

"I social network danno solo l’impressione di uno spazio personale. Sono, invece, delle piazze virtuali, strumenti di comunicazione sistematica e diffusa e, solo l’attenta lettura delle licenze e delle policy, può garantire una piena coscienza delle scelte che adottiamo. E' dovere delle Pubbliche amministrazioni, comprese le Aziende sanitarie, lavorare per sanare questo gap conoscitivo favorendo nei professionisti e nei cittadini l’utilizzo consapevole", così la Coordinatrice comunicatori Aziende associate Federsanità.

"In Italia siamo 60 milioni, 43 milioni utilizzano internet, 34 milioni sono iscritti a piattaforme social. Gli Italiani trascorrono, soprattutto su Facebook, Youtube e Whatsapp 6 ore al giorno: il doppio del tempo passato davanti alla tv (Global Digital 2018). I cittadini hanno, quindi, scelto come informarsi, dialogare e scambiarsi immagini. Il gradimento nell’utilizzo del digitale spicca anche in sanità. Infatti, secondo l’indice DESI (The Digital Economy and Society Index, 2018), se l’Italia è solo 18° tra i Paesi europei, è all’8° posizione, con il 24% di cittadini che hanno usufruito di servizi sanitari e assistenza erogata online, a fronte di una media europea del 17%. Il 30% dei medici scambia dati digitalmente (media europea 43%). Il 32% dei medici di base usa ricette digitali (media europea 50%)". Così Marzia Sandroni, Coordinatrice Comunicatori Aziende associate Federsanità, intervenento oggi alla seconda giornata di "Big Data In Health 2019" in corso a Roma presso il CNR.
 

"Una miriade di documenti, foto, filmati, numeri, nomi, passano attraverso questi canali. Con quanta consapevolezza per “utenti” e operatori? E' innegabile - ha proseguito - la necessità di affrontare se, e quali social, possono essere utilizzati anche in Sanità per migliorare la cooperazione tra professionisti, l’informazione, la trasparenza, la partecipazione dei cittadini ma anche per favorire una miglior fruizione del servizio. Tutto questo, affiancando i nuovi mezzi a quelli più tradizionali. Ad oggi, d’altra parte, non esistono ancora normative che obblighino la Pubblica Amministrazione ad essere presente ed attiva sulle piattaforme social, anche se in numerosi documenti è stata sottolineata l’importanza di una presenza costante su questi nuovi mezzi di comunicazione. In questo senso si citano la Direttiva n. 8 del 26 novembre 2009 del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione e la più recente Circolare n. 2 /2017 “Attuazione delle norme sull’accesso civico generalizzato”. Tantomeno esiste in Italia uno strumento, come si sta facendo con il fascicolo sanitario elettronico, che sia previsto e normato".

"Con un percorso di progressivo ampliamento - ha aggiunto Sandroni - abbiamo scelto il cittadino come “partner” nel Sistema di cura; abbiamo manifestato la ferma volontà di essere, sempre di più, anche per il contrasto alla corruzione (190/2012, Dlgs 33/2013) “casa di vetro” (F. Turati, 1908) e con la legge sull’accesso totale abbiamo garantito a chiunque il diritto di accedere ai dati e ai documenti posseduti dalle pubbliche amministrazioni (d.lgs. 97/2016). Ora, occorre andare incontro ai nuovi mezzi di comunicazione, non con diffidenza, ma con grande consapevolezza. Sono, infatti, noti a tutti i benefici offerti da questi nuovi strumenti, ma non a tutti sono altrettanto noti i rischi che possono nascondere, ad esempio, in termini di rispetto della riservatezza o le speculazioni che potrebbero essere realizzate con i dati che immettiamo".
 
"E' necessario ribadire che online e offline non fa differenza in termine di diritti e doveri da rispettare. I social network danno solo l’impressione di uno spazio personale, o di piccola comunità. Sono, invece, delle piazze virtuali, strumenti di comunicazione sistematica e diffusa e, solo l’attenta lettura delle licenze e delle policy, può garantire una piena coscienza delle scelte che adottiamo. E' dovere, quindi, delle Pubbliche amministrazioni, comprese le Aziende sanitarie, lavorare non per escludere questi strumenti, ma per crearne di nuovi o perlomeno, per sanare questo gap conoscitivo favorendo nei professionisti e nei cittadini l’utilizzo, purché consapevole, dei nuovi social network", ha concluso Sandroni.
 

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