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Venerdì 04 OTTOBRE 2019
Protezione minori. A Torino un pool di esperti firma il Protocollo di intesa sulla Consulenza Tecnica d’Ufficio

Il Tribunale Ordinario, il Tribunale per Minorenni, la Procura, gli avvocati, gli psicologi, gli assistenti sociali, i neuropsichiatri infantile, gli psichiatri tutti uniti per dotarsi di regole comuni. “La Consulenza Tecnica - spiegano gli esperti - presenta specifici profili di complessità” che si realizza su “contesti famigliari i cui contenuti emotivi possono condizionare, anche inconsapevolmente, i soggetti coinvolti (giudici, avvocati ed esperti)”. Dunque regole comuni e condivise per “ridurre la discrezionalità e l’eventuale possibile condizionamento”.

Firmato, a Torino, da magistrati, avvocati, psicologi, psichiatri, neuropsichiatri infantili e assistenti sociali piemontesi, un “Protocollo di intesa sulle buone prassi per la consulenza d’ufficio in materia di conflitto familiare e protezione dei minori” per “fornire buone prassi per la Consulenza Tecnica in materia di affidamento e collocazione dei figli nei procedimenti di separazione e/o divorzio e a tutela dei minori”.
 
Nello specifico, il documento è l’esito del confronto avviato e consolidato attraverso un Tavolo di lavoro che ha  visto, per oltre un anno, il coinvolgimento attivo da parte del Tribunale Ordinario di Torino e del Tribunale per i Minorenni del Piemonte e della Valle D’Aosta, della Procura della Repubblica T.O. e della Procura della Repubblica T.M. di Torino, dell’Ordine degli Avvocati di Torino, dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Piemonte e dell’Ordine Provinciale dei Medici e degli Odontoiatri di Torino. Ha coordinato i lavori l’avvocato Sara Commodo.
 
Il Protocollo nasce dalla necessità di elaborare linee guida in grado di garantire omogeneità e uniformità di approccio e di valutazione. “La Consulenza Tecnica - sottolineano i professionisti del Tavolo in una nota - presenta specifici profili di complessità. In una cornice strettamente giuridica, essa si realizza con strumenti clinici e valutativi, intervenendo in materie come i diritti inviolabili delle persone e i diritti relazionali nei contesti famigliari i cui contenuti emotivi possono condizionare, anche inconsapevolmente, i soggetti coinvolti (giudici, avvocati ed esperti). Pertanto, occorre dotarsi di regole comuni e condivise per ridurre la discrezionalità e l’eventuale possibile condizionamento”.
 
Il Protocollo, i cui contenuti saranno illustrati in un Convegno, l’11 novembre prossimo, presso l’Aula Magna del Tribunale di Torino, afferma la centralità del “giusto processo” (Facchini, consigliera e componente della Commissione Famiglia presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati), sottolinea l ‘importanza di “distinguere il conflitto dalla violenza” (Lorenzino, componente della Commissione Famiglia presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati), definisce più chiaramente la CTU in ambito familiare come “atto processuale di protezione del minore” (Castellani, Presidente VII sezione del Tribunale di Torino), che tuttavia “non cura e non modifica il contesto” di appartenenza del minore, nel corso del processo di valutazione (Baldelli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per Minorenni di Torino), e “mantiene le sue peculiarità nell’ambito delle procedure di volontaria giurisdizione e adottabilità” (Aragno, Giudice presso il Tribunale per i Minorenni).

Il Protocollo ribadisce l’importanza di tenere in considerazione entrambi i versanti processuali, “civile e penale”, durante l’espletamento della CTU, quando essi “coesistono” (Tibone, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Torino); pone l’accento sulla metodologia peritale,  in particolare “sulla trasparenza e il rispetto del contraddittorio” per la tutela del minore (Palaziol, Ordine Psicologi Piemonte), richiama il valore dell’ “integrazione dei saperi” (Villari, Ordine provinciale Medici Torino) e riafferma l’importanza della “collaborazione tra il perito incaricato per la CTU ed i Servizi Sociali”, individuando l’assistente sociale come figura di esperto  anche nel ruolo di CTU (Rosina, Ordine Assistenti sociali Piemonte).
 
Sulle prospettive e il futuro immaginato, “il Tavolo - spiega Sara Commodo, coordinatrice dei lavori - auspica un’ampia diffusione sul territorio regionale e nazionale di questa modalità di lavoro integrata e sinergica tra professionisti per due motivi essenziali. In primis si confida nella riduzione del livello di conflittualità delle CTU perché regole certe e condivise rappresentano senz’altro una garanzia per tutti. In secondo luogo si crede che la CTU, gestita nella massima trasparenza e nel rispetto del contraddittorio e delle regole del giusto processo così come declinato nel Protocollo, possa più chiaramente diventare atto di vera protezione del minore, un serio percorso di valutazione (e non di terapia) a disposizione dell’Autorità giudiziaria”.

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